Io sono un potteriano convinto (quanto sono juventino… e a questo proposito vorrei testé ricordare che stiamo ormai navigando serenamente verso il nostro 78° scudetto…) e quindi, dopo numerosi tentennamenti, qualche mese fa mi sono lasciato tentare dall’ultimo libro della Rowling.
Ora, se è vero che scrivere un romando di 550 pagine non è cosa di tutti i giorni, occorre dire che nemmeno leggerlo è una passeggiata, e infatti la mia è stata piuttosto una scalata, una maratona.
Indubbiamente il libro è scritto molto bene (malignamente, mi veniva da pensare: ma quanti editor ci avranno lavorato su?) e presenta una struttura narrativa singolare: non c’è un vero protagonista e i piani narrativi sono tanti e diversi, così come i personaggi, che si fatica a ricordarseli tutti e in ogni pagina. Ovviamente, non essendoci un protagonista, non c’è nemmeno l’avversario del protagonista, colui che, secondo i teorici della letteratura, è indispensabile per rendergli la vita difficile e la lettura più interessante.
Forse il vero protagonista è Barry Fairbrother, il consigliere della piccola cittadina di Pagford che, morendo improvvisamente, scatena tra alcune delle famiglie del paese una guerra per la sua sostituzione, nella quale vengono a galla tutte le ipocrisie, i rancori e le bassezze dei loro componenti.
E poi i piani narrativi sono – se così possiamo dire – suddivisi in due macro categorie: quelli degli adulti e quelli degli adolescenti, che si ignorano a vicenda e che si incontrano soltanto alla fine, allo scoppio del dramma.
Ammetto che il libro in alcune parti è un po’ pesantuccio e che mi è venuto da pensare che l’autrice avrebbe potuto renderlo un po’ più snello, ma si sa, chi ha venduto milioni di copie in tutto il mondo non ha certo bisogno dei miei consigli. Il ritmo accelera nelle ultime 100 pagine, prendendo decisamente la rincorsa nel finale (pare la Juve, insomma…), quando si consuma il dramma conclusivo che segna la fine della storia.
Ho letto giudizi contrastanti su questo libro, che sono la prova che alla fine il giudizio si traduce in un mipiace/nonmipiace dei lettori.
Diciamo che, a botta calda, non merita di stare a fianco dei sette volumi di Harry Potter.
Ipse dixit…