Magazine Cultura
Salani Editore, 533 pagine, € 22,00
Genere: narrativa, fiction
Voto: 5/5
Leggendo i commenti a questo libro, la frase più frequente che si trova, declinata in diverse varianti, è: "Non si tratta di Harry Potter, non ha nulla a che fare con Harry Potter".
Da una parte è vero; non c'è magia, solo ordinaria umanità.
Eppure mi sento di dire che con questo romanzo la Rowling completa un percorso che, secondo me, aveva già intrapreso quando ha ucciso Cedric Diggory alla fine de "Il Calice di Fuoco": ossia scrivere un romanzo per adulti. Perchè è innegabile che la presenza di bacchette magiche non bastava a rendere gli ultimi Harry Potter, via via sempre più cupi, libri per bambini.
Venendo a "Il seggio vacante", è la dimostrazione che un bravo autore può scrivere qualunque cosa.
Il seggio di cui sopra è quello lasciato libero dall'improvvisa morte di Barry Fairbrother, consigliere della cittadina di Pagford.
Nella campagna elettorale per prendere il suo posto si delinieranno le due anime di Pagford: da una parte i cittadini conservatori, decisi a liberarsi degli scomodi quartieri popolari e del centro per la tossicodipendenza; dall'altra coloro che si battono per la salvezza di queste cose.
A dirla così può sembrare un romanzo politico, sull'eterna guera tra la destra e la sinistra, tra i borghesi e i proletari. Invece tutto questo è solo un pretesto per dare vita a una narrazione corale, che mette in luce difetti (pregi ce ne sono pochissimi) di una carrellata di personaggi splendidamente delineati.
Questo aspetto corale per altro fa saltellare il punto di vista da un personaggio all'altro, cosa che io detesto, ma chiuderò un occhio perché si tratta della Rowling.
E'un romanzo non facile da leggere, triste, scioccante, ma molto coinvolgente grazie alla splendida capacità di J.K. di cogliere tutte le sfumature caratteriali. Se vogliamo, è uno sguardo della scrittrice sul mondo dei Babbani, dopo aver messo da parte i maghi.
Sono molto contenta di aver iniziato l'anno con questo libro.
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