“In persecutione extrema sacrae romanae ecclesiae sedebit Petrus romanus, qui pascet oves in multis tribulationibus; quibi transactis, civitas septis collis diruetur, ed Judex tremendus judicabit populum suum. Amen.”
Fuori si era scatenato l’inferno, la pioggia che da giorni cadeva su Roma aveva trasformato le strade in tremendi fiumi in piena. Il Tevere aveva esondato travolgendo tutto e tutti al suo passare; il fango come lava infernale stava cancellando le tracce che gli esseri umani nel corso degli anni a fatica avevano impresso nella loro storia, il rombo dei tuoni squassava con rabbia le statue che per secoli avevano resistito alle guerre del tempo e degli uomini. La potenza degli elementi si abbatteva con ferocia inaudita su una città senza più difese, crollano i muri, i ponti e le antiche vestigia di un impero millenario che ora si genuflette alla potenza della natura.
Mentre tutto questo accadeva, nelle immacolate stanze del Vaticano e in particolare nello studio privato del papa, due uomini stavano seduti uno di fronte all’altro, in silenzio.
Il primo ha un coltello tra le mani, la sua lama saetta nel buio più che i fulmini che illuminano a giorno Roma. Costui veste di nero, i lunghi capelli li nascondono il volto, ma gli occhi fissano incessantemente chi gli sta di fronte. Il rivale invece veste di bianco, ha paura ma ha anche la consapevolezza del fato che sta per compiersi.
Il tempo sembra ora scorrere lento, incurante di ciò che succede di fuori dalle grandi balconate. La pioggia che cade, sembra invece portata da una miriade di corvi neri che invadono una piazza San Pietro, vuota e fredda e con il loro feroce gracchiare sembra fare tacere persino il fragore dei tuoni.
Una goccia di sudore scende dalla fronte dell’uomo vestito di banco, un attimo di silenzio che sfiora l’eternità e il candido abito dell’uomo si tinge di rosso che nulla ha che vedere con le porpore cardinalizie. La sua testa si reclina su un fianco e un rivolo di sangue zampilla dalla sua gola recisa.
L’uomo in nero, prima di porre il coltello del sacrificio vicino a corpo esangue dell’uomo vestito di banco, intinge la punta della lama in quello stesso sangue che ora sgorga copioso da quel corpo inanimato, comincia a scrivere su un foglio trovato sulla scrivania, in un idioma sconosciuto.
Fatto questo l’uomo dal vestito nero si dilegua tra le stanze fredde e vuote di una San Pietro giunta all’apice della sua esistenza terrena.
L’ultimo capitolo dell’umanità, così com’era stata concepita giungeva dunque al termine. La millenaria storia dell’uomo stava scrivendo fine al suo ultimo capitolo, quello che i profeti, avevano anticipato, si era dunque puntualmente avverato. D’ora in poi, la storia sarà scritta giorno dopo giorno, perché nulla vi sarà più di certo, l’uomo o qualunque cosa ne rimanga, d’ora in avanti, avrà un altro futuro, che nessuno neppure i profeti potevano neanche lontanamente immaginare. Un futuro senza più, religione, senza più dei, senza più fede, senza più una speranza, perché l’ultimo barlume d’illusione si era da poco spento con la morte di un uomo.
Con Pietro II il romano, il 112° papa della storia della cristianità, l’ultimo papa che le antiche profezie avevano predetto alla guida della chiesa cristiana, si chiudeva anche l’ultimo capitolo di una storia millenaria che iniziò agli albori dell’umanità con l’invenzione della fede. Con il suo assassinio non solo si decretava la fine del cristianesimo in una società allo sbando, ma si sentenziava la fine di tutte le religioni e sette esistenti al mondo. Con la morte di papa Pietro II, la terra voltò pagina e cominciò una nuova era, iniziando a scrivere laddove le sacre scritture si erano fermate.
Era l’anno 2012 nel giorno del 21 Dicembre, ed effettivamente da quel momento, il mondo non fu più lo stesso.
Vigilia di Natale 2011.
La crisi economica e sociale che già da qualche tempo attanagliava il pianeta, si era d’improvviso riacutizzata, gli stati già da tempo erano stati portati sull’orlo del fallimento, i governi oberati di debiti erano controllati dalle banche, la pressione fiscale sugli abitanti del pianeta, aveva raggiunto livelli mai toccati prima d’ora, i paesi cosiddetti deboli, e cioè quelle nazioni che non erano state in grado di saldare i loro debiti con la Banca Centrale Europea (B.C.E.), erano sull’orlo della crisi, la gente esasperata dal mal governo, dalle troppe tasse da pagare e dalla politica ridotto solo a una mera maschera per nascondere le truffe e gli inganni delle banche, si era da tempo prostituita per la salvaguardia di un potere che giorno dopo giorno si dimostrava incapace di qualsiasi decisione.
I politici da tempo avevano bruciato sull’altare dell’amor di patria il loro onore e adesso in un brutale gioco al massacro, stavano rubando il più possibile al sangue del proprio sangue.
Guerre, rivoluzioni, carneficine, eccidi, omicidi, si stavano perpetuando alla cieca, in nome di questo e quello, ogni scusa era una validissima ragione per muovere guerra contro chiunque, e le religioni volenti o nolenti stavano facendo il gioco di una politica corrotta, che mirava solo al profitto personale.
A peggiorare le cose, la minaccia di una guerra mondiale sempre più vicina, i paesi mediorientali si stavano preparando a un’offensiva che se sarebbe esplosa non avrebbe guardato in faccia nulla e nessuno. In Europa le cose non andavano sicuramente meglio, i paesi forti stavano facendo pressione su quelli più deboli, la gente esasperata era scesa in piazza, memori di una primavera araba che aveva acceso le rivolte in tutti i paesi del magherb e che avrebbero di conseguenza data vita a un movimento di liberazione, per rivendicare i loro diritti.
Repressione era stata invece la risposta dei governi, soppressione con la violenza di tutto ciò poteva destabilizzare l’ordine pubblico, migliaia di giovani senza una prospettiva di lavoro, uomini e donne che da un giorno all’altro si erano trovati in mezzo a una strada, senza più un lavoro e con un mutuo e una famiglia da mantenere, persone anziane, senza più un aiuto sociale, milioni di poveri sempre più poveri, e di ricchi sempre più ricchi che facevano il bello e il cattivo tempo e che si arricchivano sempre di più e una classe religiosa, che nel dubbio non diceva e faceva nulla.
Tutto ciò fu la miccia che accese il grande fuoco di una rivoluzione a livello mondiale, che portò all’annullamento di migliaia di anni di storia, che provocò lo tsunami socio-politico a sradicare dal suo piedistallo non solo una gerarchia politica asfittica e sterile, ma che riportò a riscrivere la storia dell’uomo.
Un grido che in tutte le lingue del mondo riecheggiava con una sola voce “mai più”. Mai più politica, mai più religione, mai più schiavitù, né dei né sacerdoti, né padroni né servi.
Un anno di battaglie, avevano, di fatto, quasi portato il mondo sull’orlo dell’autodistruzione, sino a che si giunse la notte del 21 dicembre 2012, quando per mano di uno sconosciuto Papa Pietro II fu assassinato.