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Il segno giallo (Pt.2)

Creato il 26 ottobre 2014 da Theobsidianmirror

Il segno giallo (Pt.2)

Quando vidi per la prima volta il guardiano egli mi voltava le spalle. [...] Non gli prestai più attenzione di quanta ne diedi a qualunque altro passante che si trovava in Washington Square, così quando chiusi la finestra e ritornai nel mio studio, me ne dimenticai. Più tardi quel pomeriggio, quando i raggi del sole si fecero più caldi, aprii di nuovo la finestra e mi affacciai per prendere un po' d'aria. L'uomo era ancora lì, immobile [...] Era voltato dalla mia parte ora. Con un movimento perfettamente involontario mi sporsi per guardarlo meglio. Fu in quel momento che egli sollevò la testa e diresse il suo sguardo verso di me.

Un terzo personaggio si affaccia, in questo ennesimo racconto di Robert W. Chambers, oltre ai due citati qualche giorno fa nella prima parte dell'articolo. L'autore lo chiama " Watchman " e il sottoscritto, senza pensarci troppo sopra, lo ha tradotto con il termine "guardiano", che tanto ricorda il "guardiano della soglia" citato da innumerevoli culture. Il guardiano della soglia, colui che si alimenta delle paure di chi lo affronta, ma che è necessario riuscire a superare per poter poi accedere ai regni oscuri dell'oltretomba o ai livelli più alti della comprensione esoterica.

Il termine, in questo contesto, non è affatto casuale. Il guardiano appare infatti in sogno, in momenti diversi, ad entrambi i protagonisti, e lo fa nelle vesti del conducente di un carro funebre.

La prima ad incontrarlo è Tessie, la quale, in una notte d'inverno, si sveglia (o crede di svegliarsi), si infila la vestaglia bianca, si alza dal letto e si dirige verso la finestra, aprendola. La strada buia di fronte a lei non promette nulla di buono e infatti, di lì a poco, un rumore in lontananza raggiunge le sue orecchie, un rumore che si fa sempre più vicino, quello di un carro funebre trainato da dei cavalli. Alla guida la stessa persona descritta in apertura, colui che chiamiamo "guardiano" e che, raggiunta la finestra alla quale è affacciata Tessie, si volta e la guarda dritto negli occhi. Tessie è terrorizzata da quello sguardo. Ancor più terrorizzata è però dalla sensazione che, all'interno di quel carro funebre, vi sia il suo amato pittore, vivo e vegeto ma prigioniero dello spazio angusto di una bara.

Il secondo ad incontrarlo è Mr. Scott, il nostro pittore, che una notte si sveglia (o crede di svegliarsi) e si ritrova sdraiato all'interno di una "scatola" con la copertura di vetro. Capisce di trovarsi all'interno di un carro in movimento, ode il calpestio dei cavalli, percepisce una pavimentazione di pietra sotto le ruote, vede le luci dei lampioni scorrere all'indietro al suo passaggio. Non riesce a muoversi, prova a chiamare aiuto ma la voce è sparita. Gira la testa e, attraverso il vetro della "scatola" e il vetro laterale del veicolo coperto, vede una fila di case vuote e silenziose, senza luce né vita. Tranne una. In una casa una finestra è aperta al primo piano e una figura di donna, vestita di bianco, sta guardando giù in strada.

Oggi noi non sappiamo chi sia esattamente il "guardiano" e perché Robert W. Chambers abbia voluto dargli una rilevanza così importante all'interno del racconto. Percepiamo però che la sua figura incrocerà ancora il nostro cammino, forse prima di quanto immaginiamo.

Ma torniamo al punto in cui ci eravamo interrotti la volta scorsa. Uno strano glifo, dicevamo, entra per la prima volta in scena oggi, all'alba dell'undicesimo capitolo dedicato alla mitologia "in giallo". Un glifo la cui importanza, ai fini della comprensione dei vasti scenari che lentamente si stanno svelando, è a dir poco fondamentale. Un simbolo che appare inciso sopra un piccolo gioiello che Mr. Scott dona alla sua modella, Tessie Reardon, all'interno del racconto " The Yellow Sign". Esso viene così descritto: " Un fermaglio di onice nera, su cui era intarsiato un curioso simbolo, forse una lettera, in oro. Non era né arabo né cinese, né, come avrei scoperto in seguito, apparteneva a qualsivoglia lingua umana."

Del cosiddetto "segno giallo" per ora non sappiamo ancora nulla, se non che il suo arrivo fu già in precedenza annunciato da uno strano individuo dalla carnagione pallida che, seduto sui gradini di pietra di Washington Square, borbottò al passaggio del protagonista delle parole in quel momento per lui incomprensibili: " Hai trovato il segno giallo? Hai trovato il segno giallo? Hai trovato il segno giallo? "

La memoria ritorna inevitabilmente ad alcuni passaggi de " Il riparatore di reputazioni", racconto dello stesso autore di cui abbiamo parlato qui e qui. In quel racconto il segno giallo era stato nominato più volte dal protagonista Hildred Castaigne ma, considerata la situazione contingente, ne avevamo attribuito il significato semplicemente ai suoi deliri di follia: " Gli diedi dieci minuti di vantaggio e poi gli andai dietro, portando con me la corona ingioiellata e la tunica di seta con sopra ricamato il Segno Giallo". E ancora: " Gli mostrai un elenco di migliaia di nomi redatto da Wilde; ognuno degli uomini nell'elenco aveva ricevuto il Segno Giallo, che nessun essere vivente osa ignorare". E anche: " Avevo in tasca un pezzo di carta su cui era tracciato il Segno Giallo: glielo porsi." Oppure: " Poi spiegai una pergamena su cui era tracciato il Segno Giallo. Louis vide il segno ma sembrò non riconoscerlo: richiamai la sua attenzione in modo deciso. Sì, disse, lo vedo. Che cos'è? È il Segno Giallo, dissi con rabbia". E infine " Indossai la veste di seta bianca con il ricamo del Segno Giallo e mi posi la corona sul capo. Alfine ero Re. Re in Hastur a pieno diritto, Re perché conoscevo il mistero delle Iadi e la mia mente aveva sondato le profondità del lago di Hali. Ero Re! "

Vi sono evidentemente due facce distinte dell'elemento che oggi conosciamo come "segno giallo": da una parte esso si direbbe essere il simbolo che identifica la dinastia reale a cui la nostra mitologia fa riferimento, dall'altra parte sembra essere l'ennesima porta che mette in comunicazione questo mondo con un mondo alternativo di terrore e di follia. Si direbbe che chiunque venga in contatto, anche per caso, con il segno giallo sia suscettibile di una qualche forma di controllo mentale, probabilmente da parte di un'entità che, semplificando, potremmo identificare come il Re in Giallo. Il racconto di Chambers, come abbiamo visto, suggerisce che il creatore originale del segno non fosse umano e che forse provenisse da una strana dimensione alternativa, una dimensione sulla cui geografia abbiamo già raccolto qualche indizio negli articoli precedenti. Sappiamo dell'esistenza del lago di Hali, sulle cui acque si specchia un'antica città dai contorni inquietanti conosciuta come Carcosa. Il paesaggio circostante è anch'esso quantomeno bizzarro: illuminato di giorno da due soli gemelli che la notte lasciano il posto a stelle nere e a strane lune che ruotano nel cielo.

Un paesaggio extraterrestre? No. Almeno di questo siamo abbastanza sicuri, visto che avevamo chiarito in passato che Carcosa non può che trovarsi sulla Terra, anche se evidentemente non sulla stessa Terra che oggi noi conosciamo. Per ora non sappiamo altro, ma indubbiamente ci rimangono molte altre strade da percorrere per chiarire la questione, altre strade e nuovi indizi. Sì, perché adesso conosciamo il segno giallo e sono certo che ci ritroveremo molto spesso al suo cospetto da ora in avanti. È forse un caso che il simbolo che gli appassionati del celebre gioco di ruolo "Call of Cthulhu" chiamano "segno giallo" ricordi molto da vicino il " triscele", vale a dire quella singolare raffigurazione di un essere con tre gambe che troviamo presente in culture anche estremamente diverse tra loro (dalla Sicilia all'isola di Man)? È forse un caso che quelle tre gambe ci facciano venire in mente, per contrapposizione, le tre teste del mostruoso cane guardiano dell'Ade, il regno di Plutone? È forse un caso che Plutone ci faccia venire in mente il pianeta Yuggoth, citato da H.P. Lovecraft, un pianeta posto ai confini del sistema solare, solcato da fiumi neri e illuminato da lune gemelle?


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