Il senso degli alieni per il pelo
Creato il 25 giugno 2012 da Tnepd
Un gioco di carte che mi hanno insegnano nell’infanzia consiste nel distribuire cinque carte a due o più giocatori, mettendone altre cinque sul tavolo. Ogni giocatore a turno prende e incamera la carta che abbia lo stesso seme e la tiene davanti a sé con le figure in alto, così da renderle visibili a tutti. Ciascuno, oltre a quelle sul tavolo, può prendere anche le carte già acquisite dagli altri giocatori ed è per questo che il gioco si chiama “rubamazzetto”. Vince chi, alla fine, ad esaurimento di tutte le carte, riesce a conservare il mazzo più consistente.
E’ un gioco che, visto in negativo, insegna ad affidarsi alla fortuna per fregare il prossimo, ma visto in positivo insegna la sopportazione delle avversità della vita.
Questo gioco secondo me è un paradigma cosmico, giacché sul nostro pianeta cominciarono gli Anunnaki nella notte dei tempi a “rubare” alcuni esemplari di Homo habilis, che non devono essere stati contenti di finire sotto i ferri degli scienziati nibirensi. Il cui obiettivo era ottenere un ibrido, poi chiamato Lulu Amelu, capace di lavorare nelle miniere e per far ciò devono giocoforza aver trafficato sugli apparati genitali delle loro vittime.
Fatto il lavoro e ottenuto l’Homo sapiens, si fecero avanti altri alieni, che la Bibbia chiama figli di Dio e che si avvidero di quanto belle fossero le figlie degli uomini. Così dice il Genesi, al capitolo 6 e ai versetti 1-6:
“Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini
erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero. Allora il Signore disse: «Il mio spirito non resterà sempre nell’uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni». C’erano sulla terra i Giganti a quei tempi – e anche dopo – quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell’antichità, uomini famosi. Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male. E il Signore si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo”.
Anche in quel caso, le figlie degli uomini, al pari dei loro antenati ominidi, non devono essere state contente di finire sotto il “ferro” degli alieni-angeli. La progenie che ne derivò non portò nulla di buono all’umanità perché divennero grandi, grossi e cattivi e furono chiamati Nephilim.
Ormai l’idea era stata lanciata e il metodo collaudato, tanto che i discendenti lo applicarono ovunque le circostanze glielo consentissero. Ovviamente, non tutti potevano permetterselo ma solo quelli che avevano il potere di farlo.
Prima dei signorotti medioevali che, con lo ius primae noctis, si arrogavano il diritto di cogliere le primizie matrimoniali dei loro sudditi terrorizzati, c’erano stati screzi tra Neanderthal e Cro-Magnon.
I primi, più massicci e sbrigativi, si accaparravano le femmine Cro-Magnon, più mingherline e delicate, ma il Fato volle punire i Neanderthal con l’estinzione, esattamente come Geova volle punire i Nephilim con il diluvio.
C’è una scena interessante nel film “La guerra del fuoco”, di Jean-Jacques Annaud, in cui tre cacciatori Neanderthal incontrano tre fanciulle Cro-Magnon e ne rapiscono una. Le altre due si mettono a strillare invano, giacché i maschi della tribù erano troppo lontano per sentirle. A quel punto però, succede un fatto inaspettato. Uno dei cacciatori Neanderthal, mentre ancora le tre ragazze gridavano, quella rapita e le altre due rimaste indietro, si ferma e, ritornato sui suoi passi, getta ai piedi delle due piagnucolanti ragazze una lepre uccisa poco prima, forse interpretando i loro strilli come una protesta per il danno economico costituito dalla perdita della compagna, senza arrivare a capire che invece provavano sentimenti di tutt’altro genere.
Il regista sembra volerci indicare il fatto che è stato grazie alla superiorità morale e allo spirito di corpo dei Cro-Magnon che la razza – noi – è sopravvissuta, a differenza dei trogloditi Neanderthaliani.
Facendo un balzo di qualche millennio, ecco che nel Lazio abbiamo il famoso ratto delle Sabine; nelle culture precolombiane i
rapimenti di popolazioni nemiche, prevalentemente per scopi di cannibalismo rituale; e in Cina la vendita o la cessione coatta di fanciulle per i mandarini e l’imperatore. In Arabia per i sultani e i pascià e, in maniera dilettantesca e fuori da ogni legge, il furto d’infanti da parte dei Rom.
Nell’Antica Roma, i guerrieri nemici catturati prendevano la strada del circo e le fanciulle avvenenti del triclinio.
In anni a noi più vicini, tralasciando i succubi e gli incubi di medievalesca memoria, abbiamo numerosi casi di addotti costretti a sottoporsi a inseminazione artificiale a scopo d’ibridazione. Famoso è il caso di Giovanna Podda, ma prima ancora di lei quello di Antonio Villas Boas, un contadino brasiliano di 23 anni rapito ancora nel 1957 e costretto a fare sesso con un’aliena.
Più numerosi sono comunque i rapimenti di femmine umane inseminate e costrette a cedere il feto prima della nascita. Voglio, a tal proposito, riportare il seguente brano, tratto da “Civiltà degli alieni”, di Richard Thompson [1]:
«Jenny Randles, in Inghilterra, ha parlato di “una ragazza che afferma di avere ricordi ripetuti, e almeno parzialmente coscienti, di essere stata portata in una stanza da piccoli esseri che l’hanno fecondata. In seguito il feto è stato prelevato”.
La Randles cita almeno altri sette casi in cui sono presenti dei forti elementi sessuali e ginecologici. In uno di essi, la signora “Verona” ricordò, senza ricorso all’ipnosi, di essere stata violentata in un incontro con UFO avvenuto in Inghilterra nel 1973.
In un altro caso, nel 1965 in Venezuela sette esseri alti circa due metri (tra essi non poteva esserci Roberto Giacobbo che all’epoca aveva quattro anni. N.d.A.), con i capelli biondi e gli occhi grandi, avrebbero detto ad alcune persone che stavano “studiando la possibilità di incrociarci con voi per creare una nuova specie”.
In un caso brasiliano del 1979, la famosa pianista Luli Oswald fu sottoposta a un esame ginecologico completo da esseri Grigi che affermavano di provenire da una “piccola galassia vicino Nettuno”.
E in un caso esaminato dal dottor Hans Holzer, nel 1968 dei piccoli esseri senza capelli avevano usato un lungo ago per prelevare campioni di ovuli da una donna, e le avevano detto che era stata scelta per dare loro un bambino. »
La conclusione che si può trarre è che la sopravvivenza della stirpe o della specie è prioritaria per tutti gli esseri viventi, dalle
formiche schiaviste, ai leoni che uccidono i cuccioli nati dal maschio perdente, dopo averlo vinto, per far ripartire i calori alle femmine; dall’Homo sapiens, ai Grigi con gli organi sessuali atrofizzati.
Io non so dove i piccoletti testagrossa stiano di casa, ma se vivono in dimensioni parallele alla nostra, c’è da rimanere ammirati dei rischi e dell’energia che impiegano per venire di qua a scoparsi le nostre donne. Se hanno paura che la loro stirpe si estingua e hanno bisogno di uteri umani per riprodursi posso capirlo, ma non accettarlo. In fondo, se l’evoluzione è una legge universale ed essa prevede l’estinzione del più debole, è giusto che i Grigi vadano fuori dalla scatole senza romperle a noi, così come noi accetteremmo di scomparire dalla faccia dell’universo se dovesse scoccare la nostra ora. I Neanderthal non si sono lamentati e noi dovremmo prendere esempio da loro. Buoni, buoni e navigare! Passi lunghi e ben distesi!
Se i Grigi sono arrivati a questo punto, con un cervellone troppo grosso e un pistolino piccolo piccolo o assente del tutto, è perché hanno letto troppi libri e sono stati collegati a Facebook troppo a lungo, invece di andare fuori a sgranchirsi le gambine e a farsi una sana scopata, come insegna San Zucchero Fornanciari, nostra guida spirituale.
Ecco perché dovremmo far nostro lo stesso suggerimento, senza aspettare che qualcuno ce lo dica, perché non è da escludere che i Grigi siano nostri discendenti, che pur di sopravvivere prendono le loro saettanti macchinette del tempo, piene di lumini colorati, e tornano indietro di qualche millennio. Se fossero solo un poco onesti, oltre a rapire le nostre donne senza chiederci il permesso, dovrebbero non solo ringraziarci, ma almeno darci qualche dritta affinché non diventiamo come loro, troppo cervelluti, con occhioni da gufo malinconico e decisamente sfigati.
In quest’ottica, l’opposizione che i militari attuano nei confronti degli ufologi indica che tra i loro vertici si nascondono i discendenti ibridi di antiche illecite fornicazioni. Pur di tenere nascosta la verità sugli incesti interrazziali antichi e presenti, gli Arconti oscuri, i Baroni rampanti e i Visconti dimezzati sono capaci di tutto, di mandare fuori strada la macchina di Chiumiento e di mandare a morire suicidato in pieno deserto James McDonald
Ho qualche dubbio che sia solo il Vaticano, che vedrebbe calare iscritti e gratifiche nel caso si sapesse la verità, la causa di tanta acredine verso gli ufologi e mi viene il sospetto che ci sia una spiegazione più prosaica.
Ed è questa.
Come l’evoluzione è legge universale, così deve esserlo anche la regola in base alla quale tira più un pelo d’avvenente Cro-Magnona, che una pariglia di mansueti triceratopi dall’occhio bovino. Indi per cui, parafrasando il Carducci del Comune Rustico, se l’Unno o se l’Alieno invade, eccovi, o figli, l’aste protoniche, ecco le spade laser. Morrete per la nostra libertà.
Note:
[1] Gruppo Editoriale Futura, 1995 – pagg. 155, 156
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