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Il senso vero della celebrazione del 4 novembre

Creato il 07 novembre 2011 da Laperonza

 

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Ieri ho partecipato alle celebrazioni della festa dell’Unità Nazionale a Montegranaro in quanto i miei figli erano entrambi impegnati nelle stesse. La cerimonia religiosa si è svolta nella splendida cornice della chiesa di S.Serafino che custodisce l’Altare dei Caduti. Ho apprezzato molto l’omelia chiara, diretta e coraggiosa di Don Umberto Eleonori che ha bene illustrato quella che è o dovrebbe essere la posizione della Chiesa circa l’utilizzo delle Forze Armate. Molto interessante anche il punto di vista sulle responsabilità oggettive di ogni singola parte della nostra società.

 

Toccante il momento della lettura degli oltre cento nomi dei Caduti Montegranaresi, un lungo interminabile elenco di nomi lontani di giovani che hanno dato la vita per la Patria a prescindere dal fatto che le cause fossero giuste o sbagliate. Il soldato purtroppo non decide se la guerra sia giusta, posto che una guerra possa mai essere giusta. Il soldato esegue e rischia e a volte perde la vita. E per questo va onorato.

 

Ascoltavo i nomi e i cognomi, cognomi a volte noti, omonimi di discendenti odierni e conosciuti, e immaginavo i volti di questi ragazzi, la maggior parte intorno ai vent’anni, strappati alle proprie famiglie e alla loro vita normale, alla loro rassicurante quotidianità, per essere mandati chissà dove a morire, in una trincea come tra il ghiaccio della Russia. Immaginavo l’attesa ansiosa delle famiglie e la loro composta disperazione nell’apprendere la morte dei loro cari, dei loro figli, mariti, padri. La guerra non può essere mai giusta e non è mai la soluzione. Sono anche le parole di don Umberto e le sento vere, ci credo, come credo che la violenza in genere non sia mai la soluzione ma solo un’aggravante, il retaggio bestiale dell’uomo animale.

 

Uscendo dalla chiesa, dopo il rituale omaggio delle corone di alloro presso l’Altare dei Caduti, mi sono fermato un istante davanti a quella fila di piccole lapidi verdi ognuna delle quali recante la scritta in bronzo ormai ossidata di un nome, nomi a volte difficili da leggere. E ho notato che ci sono molte caselle vuote, molte piccole lapidi verdi dove non vi è mai stato scritto alcun nome. Era stato previsto evidentemente, quando fu progettato l’altare, che si sarebbero dovuti aggiungere altri nomi, altri ragazzi morti al già lungo elenco. Per fortuna o per grazia questo non è accaduto. Credo che l’impegno primario che dovremmo assumere quando celebriamo la Giornata delle Forze Armate e dell’Unità Nazionale sia proprio questo: evitare di aggiungere altri nomi, evitare di scrivere nomi sulle lapidi vuote. Che quelle lapidi rimangano vuote per sempre.

 

Luca Craia

 


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