Titolo: Il Sentiero di Legno e di Sangue
Autore: Luca Tarenzi
Genere: Fantasy
Sottogenere: New Weird, Dark fantasy
Editore italiano: Asengard
Pagine: 142
Anno: 2010
Trama:
“Apre gli occhi nel cuore di un’immensa conchiglia. Ha un corpo di legno articolato e ingranaggi, e il cadavere del suo costruttore giace accanto a lui. Non ha un nome, non ha memoria, ma appena nato ha già mostruosi nemici che lo braccano e una missione che non ha chiesto né desiderato: diventare umano. Attorno a lui c’è un mondo che un’antica catastrofe ha trasformato nel sogno delirante di un folle, alle sue calcagna due Incubi, la Maschera e la Bestia, e davanti a lui un sentiero costellato di mutazioni, tribù selvagge, divinità del caos e giganti marini che lo condurrà verso un destino molto più incerto di quanto i suoi creatori avessero mai potuto prevedere.”
Recensione:
“Il Sentiero di legno e Sangue” è una rivisitazione di Pinocchio in chiave dark e new weird. Fino ad ora, questo è uno dei pochi esempi di new weird italiano; e se il buongiorno si vede dal mattino, aspettiamoci una luminosa e bizzarra giornata! L’ambientazione è piena di scenari e creature davvero strane e originali. L’atmosfera è surreale, a metà tra il sogno e l’incubo. E non a caso il romanzo è fortemente ispirato alle teorie di fisica quantistica del “paradigma olografico” e dei “campi morfici”, nonché alle varie teorie sui sogni lucidi. In questo senso, il viaggio di Pinocchio assume delle sfumature fortemente iniziatiche e simboliche, in cui i nemici non sono Tizio e Caio, ma la Bestia, la Maschera e il Corifeo. Archetipi, per l’appunto. Lo spessore intellettuale e filosofico de “Il sentiero di legno e Sangue” è incredibile, specie considerando le appena 142 pagine di lunghezza. Vengono sfiorate moltissime tematiche con una delicatezza invidiabile. L’unica pecca è rappresentata dal Tarlo Parlante, che spesso dà vita a dialoghi farlocchi e infodump fastidiosi. Vero è che lui è l’archetipo del Mentore, ma la cosa risulta comunque molto forzata. In questi casi, la brevità del romanzo non aiuta.
Per quanto riguarda il protagonista nonché narratore in prima persona, risulta ben costruito e decisamente autonomo rispetto al Pinocchio di Collodi. Ciò nonostante, non è affatto un personaggio memorabile, si dimentica facilmente. Ma poco male: è evidente che Pinocchio è solo un pretesto, nulla di più. Non pensate però che questo sia un romanzo tutto fumo e niente arrosto: la trama c’è ed è consistente e ben strutturata, con pure qualche colpo di scena. Il lettore, nonostante i lunghi e noiosi monologhi del Tarlo Parlante, rimane sempre attento e interessato. Questo anche grazie a uno stile scorrevole, leggero ed elegante. Tarenzi è davvero bravo nello scegliere e gestire il lessico, tanto da evocare molte immagini mozzafiato. Purtroppo, però, ci sono varie sviste stilistiche che, insieme al finale piuttosto scontato, rovinano il quadro generale dell’opera.
In conclusione, “Il sentiero di Legno e Sangue” è un romanzo molto originale e interessante, pieno di creature e scenari che farebbero invidia ai pilastri del new weird. Lo spessore dei contenuti rappresenta un altro punto a favore, e anche lo stile non è affatto da buttare. Ma questo è un diamante grezzo con fin troppe imperfezioni per ambire al titolo di capolavoro. Il titolo di romanzo molto buono, però, se lo aggiudica sicuramente.
L’autore:

Michele Greco