
Possibile che una sola pianta possa mettere in serio pericolo la sopravvivenza di ogni animale della savana africana? Ebbene si, stando a quanto è stato dichiarato da Arne Witt, coordinatore del Centre for Agricultural Bioscience International Africa per quanto riguarda lo studio delle piante infestanti.
La pianta incriminata è la cicutilla (Parthenium hysterophorus), una specie proveniente dal Nord America e nota per la sua aggressività. Possiamo pure definire questa pianta come l'equivalente vegetale di Attila l'Unno: in alcune regioni del mondo, la diffusione ha raggiunto proporzioni epidemiche, avendo effetto sulla produzione agricola, sul bestiame, e sulla salute umana.
Toccare questa pianta può causare, sia nell'animale che nell'uomo, dermatiti e problemi respiratori. Oltre al fatto che la Parthenium hysterophorus inibisce la crescita di altre piante, dominando il terreno che ha invaso.
Ma questa sarebbe un'altra pianta infestante, se solo non trovasse la sua massima espansione nel continente africano proprio sulla rotta delle migrazioni annuali del Serengeti: zebre, gazzelle e gnu potrebbero nutrirsi di questa pianta, con conseguenze imprevedibili.
La prima invasione africana di Parthenium hysterophorus risale agli anni '60, quando in Kenya venne registrata la sua presenza probabilmente dovuta a navi cisterna contaminate. Da allora, la pianta ha continuato a crescere e distruggere porzioni sempre maggiori di savana.
Le cose sono poi peggiorate nell'ultimo decennio dopo l'introduzione di una variante ancora più aggressiva, il cui veicolo di introduzione è ancora sconosciuto.
Questa pianta sembra essere stata progettata per la sopravvivenza e il dominio dell'habitat in cui risiede. Può infatti sopravvivere in diverse condizioni climatiche, tanto che la si può trovare dall'Africa all'Australia. "Sotto condizioni ideali" spiega Witt, "può maturare in 4-6 settimane e produrre da 10.000 a 25.000 semi pr pianta". Come se non bastasse, ogni seme è in grado di sopravvivere nel terreno per anni, attendendo le condizioni ideali per germinare.
Gli animali non sembrano avere la minima intenzione di avvicinarsi alla pianta, ma dato che si tratta di un organismo estremamente competitivo, e che distrugge la flora circostante, la fauna potrebbe essere costretta a nutrirsene. "Di solito il bestiame non mangia la pianta, ma se lo facesse in quantità sufficiente per via della mancanza di mangime, morirebbe. Se mangiato in piccole quantità con i mangimi, renderebbe il loro latte e la loro carne disgustosi" spiega Witt.
In altri Paesi, la pianta ha già compromesso il bestiame e alcuni erbivori selvatici. In Africa, stando a quanto raccontano i Maasai nei pressi del Nairobi National Park, l'erba ha già contribuito a rendere imbevibile il latte delle capre.
E gli effetti sugli esseri umani non sono trascurabili. Il polline della Parthenium hysterophorus può causare problemi respiratori come asma, mentre un contatto prolungato con la pianta può sviluppare allergie. "Dato che causa allergie severe, alcune attività di pulizia manuale dei campi non potranno più essere svolte a meno che non si abbia un abito protettivo e degli erbicidi. Il polline che si sposta sui campi può inoltre ridurre i raccolti" dice Witt.
Come fermare l'invasione? Fortunatamente, questa invasione così aggressiva è circoscritta al Kenya, e non ha ancora raggiunto il resto dell'Africa con la stessa potenza. Sarebbe ancora possibile arginare l'avanzata devastante della pianta e preservare le specie locali, animali o vegetali che siano, attraverso una campagna di informazione volta a rendere attiva la popolazione locale nella lotta contro questa specie invasiva.
Killer Alien Weed May Threaten Biggest Animal Migration






