divenga ufficialmente il nuovo head coach dell'Inghilterra e la conduca fino ai
prossimi Mondiali che si disputeranno proprio Oltremanica. Un progetto quadriennale cominciato con il 6 Nations, dove la nazionale inglese si è classificata seconda con quattro vittorie ed una sconfitta, nel match contro il Galles che ha deciso le sorti del torneo: lo stesso bilancio di fatto dell'edizione 2011 con Martin Johnson in panchina, solo che in quell'occasione arrivò anche la vittoria finale.
Il punto a favore di Lancaster è stato che le aspettative di tutti dopo il Mondiale erano mai così basse. L'altro è l'intuizione, o la caratteristica, di lavorare innanzitutto sulla stabilità emotiva del team, escludendo, emarginando o catechizzando i caratteri meno adatti. Giocoforza, sì sarà detto, se elimino le ferite auto inflitte, emergerà alla fine il vero livello cui pertiene l'insieme dle movimento inglese. E così fu.
Chi non può che mangiarsi le mani è Nick Mallett: era il candidato perfetto in pectore, per la stima di cui gode nel saper selezionare, eventualmente correggere e poi nel mettere personaggi di livello nella miglior condizione psicologica per dar ottime prove - stima rimasta immmutata anche dopo il tentativo italiano, probabilmente grazie alle prestazioni dei Barbarians da lui guidati.
La strategia che scelse, Mao avrebbe detto, quella di farsi cadere il frutto maturo in mano, fu di chiamarsi fuori fino a giugno, in previsione di un difficile Sei Nazioni, unendo l'utile al dilettevole familiare in Sudafrica. Pareva la scelta perfetta e invece chi non risica non rosica, lasciare il timone in mano a Lancaster, divenuto così artefice del destino di entrambi, s'è rivelato un autogol. Col senno di poi, ricorda quello che consente alla nuova fiamma di uscire con l'ex per un ultimo ... saluto. Adesso al Nick non rimane che congratularsi per la scelta e fare i migliori auguri al nuovo coach, confermando di essere arrivato secondo. Oltre che iniziare a cercarsi un nuovo posto da qualche parte.
L'alta dirigenza federale inglese, dal canto suo ha assicurato che il processo di valutazione dei candidati è stato ferreo, intransigente, professionale e che Lancaster ha tutte le carte in regola per proseguire nel suo operato. Lo ha esplicitamente riconosciuto lo stesso Mallett. Il nuovo coach è inglese, alla RFU non dovrebbe dispiacere, anche se alla fine al tanto conclamato "rigore" s'è accoppiata una bella spinta mediatica e dai giocatori. Alla Rfu non rimanevano gran spazi di manovra e questo non è mai molto gradito ai politici. Tant'è, hanno scelto l'uomo che ha provato il suo valore sul campo, che è gradito alle masse e all'ambiente: tutto procede nel verso apparentemente giusto in vista della RWC 2015.
Dei progressi mostrati dall'Inghilterra sotto la conduzione di Lancaster si era già argomentato dopo che la truppa scelta di questo sergente maggiore che odia i fronzoli, bada alla sostanza, e ha portato gli inglesi a un risultato mai visto da decenni, la vittoria in tutte le trasferte, inclusa la Francia a Parigi. Adesso ha il via libera per proseguire sulla strada tracciata e lo farà assicurandosi le collaborazioni di Graham Rowntree per gli avanti, di Andy Farrell per i trequarti e come skill coach, ruolo che aveva ricoperto ai London Saracens, prima di essere promosso a first team coach. E a quanto pare Farrell lascerà definitivamente il suo incarico presso i Sarries per dedicarsi appieno alla nazionale.
Andy e Owen Farrell, padre e figlio. Il ragazzo ha mostrato tutte le sue qualità nel basic game plan voluto da Lancaster, arricchendolo con la sua notevole freddezza e precisione; soprattutto ha fregato il posto a Toby Flood (a proposito di aperture, il prossimo rientrante dall'Australia Danny Cipriani lancia inequivocabili segnali al nuovo manager). E' figlio della scuola Saracens, tutto in famiglia insomma (foto). Papà Andy è cresciuto rugbisticamente nella Rugby League passando allo Union a fine carriera: da Five-eight con il Wigan a Inside / Outside centre con i Saracens, dove è stato schierato pure come flanker.
Se uno guarda all'esperienza recente coi Sarries, nota l'attenzione quasi maniacale tanto ai particolari (Charlie Hogdson che va a stoppare il calcio prima di Dan Parks e poi di Andrea Masi per andare in meta e determinare esiti positivi nelle due trasferte insidiose a Edimburgo e Roma) quanto l'inventiva nell'approccio d'immagine del club. Invece quello di Lancaster all'inizio addirittura pareva "no rugby". Ha però messo in riga i soldati, dettando ordini precisi (niente scorrazzate per il campo di Chris Ashton e Ben Foden, solo pedine sulla scacchiera come gli altri), ha creato il gruppo e posto le fondamenta.C'è un sergente maggiore in circolazione e dove prima certuni facevano quello che gli pareva anche in campo (Tindall che manda Easter a parlar con l'arbitro), adesso sono tutti uguali: nessuno conta un biiip. A-ttenti!