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Il sesquipedale Riotta

Creato il 05 ottobre 2010 da Lucas
Avevo letto anch'io quel piccolo intervento a firma Polaris sulla Domenica del Sole 24 Ore. Ma non avevo ritenuto la pena di commentare, perché non avevo voglia, non mi sentivo in forma di riportare simili parole, ritrascriverle soprattutto, dacché non erano linkate. Mantellini provvede con garbo, inserendo delle sue note che paiono medicare un po' la bile espulsa contro i bloggers dallo pseudonimo dietro il quale pare si nasconda Gianni Riotta.Aggiungo solo, che per mia parte, e non certo a mia difesa, per come intendo modo e metodo di comunicazione del blogger, comincio a capire le ragioni della astiosità riottiana. Egli è preoccupato perché teme che i bloggers sottraggano terreno con la gratuità dei loro pensieri ai suoi dei pensieri; egli teme l'abbandono del lettore che non capisce bene più perché debba stare a leggersi il Riotta quando ha a disposizione un mondo di intellettuali (dilettanti o meno) più in gamba. Egli, non avendo più una mazza da dire per far contenta la Confindustria e i Sindacati, oppure Marchionne e il semplice operaio Fiat, o ancora il Vaticano e la laicità dello stato, riproponendo le solite frittate di uno che prima era totalmente esposto verso le ragione dei secondi termini dei binomi proposti - mentre ora invece si trova in toto dalla parte del potere, epperò non ha il coraggio di ammetterlo pienamente per non passare come anima venduta.
Io non so bene quanto siano i miei lettori. Posso vedere le statistiche capire più o meno quanti siano, vedere persino con meraviglia che qualcuno mi legge anche da Singapore.Ma però se qualcuno passa di qui non è perché io dico merda merda o cazzo cazzo; non dico stronzo stronzo o culo culo così a caso come fossi uno Sgarbi qualsiasi. (Perché conoscete ancora qualcuno che si prenda la briga di ascoltarlo uno così che sbava rabbia e spavento? Boh, forse un pubblico lo avrà, non ci sono limiti alla perversione). Ma ciò che Riotta teme non sono tanto coloro i quali pensa di rivolgersi offendendo. No, lui teme quelli come me, quelli come tanti amici linkati qui, come tanti bloggers che ho nel reader ai quali Riotta oramai non saprebbe nemmen legar le scarpe. E vedo ancora e constato con fatica che anche le nuove firme, anche autorevoli, che hanno il privilegio di scrivere per l'inserto culturale più prestigioso tra i quotidiani italiani, soffrono la pena di non esser più  presi in considerazione. Penso a un Gianluigi Ricuperati, a un Christian Raimo, a un Sergio Luzzato i quali oramai traggono vantaggio solo da fatto di ricevere un piccolo compenso dallo scrivere lì ma non certo perché i loro interventi lì aprano significhino l'apertura di un dibbatito: lo spazio pubblico è qui sulla rete, qui si può «cominciare a pensare a come ricostruire un piccola civiltà culturale» (Raimo).È Riotta il rancoroso, lui che si cela dietro uno pseudonimo per dire simili stronzate. Niente di male per carità nell'uso di uno pseudonimo. Ognuno sceglie il nome che vuole per rappresentare le proprie ubbie intellettuali. Ma Polaris mi sembra davvero un nome inappropriato, perché simili sciocchezze non guidano alcun viandante nella notte né della rete né dei lettori dei quotidiani.

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