La settimana scorsa abbiamo imparato insieme le basi del mondo gay, come ci vedono gli altri e come, almeno in parte, siamo realmente. Ringrazio tutti quelli che hanno espresso simpatia per il post, mi fa piacere credere di strappare sempre qualche sorriso. Ma basta parlare di me, parliamo di noi. Premetto che questo sarà un post con diverse sfumature di volgarità, mi scuso con il pubblico e con il Signor Ponza, ma gli argomenti richiedono una certa dose di colore. Andiamo con ordine partendo dalla domanda di oggi che a proposito, per chi non lo sapesse questa è una rubrica dove la gente mi fa le domande e io parlo di quello che mi pare:
Come funziona il sesso tra i gay?
Ci tengo a sottolineare che non parlerò oggi delle lesbiche, perché le amiche del clito meritano un post dedicato che arriverà a breve in questo nostro viaggio nel mondo LGBT. Tornando a noi, il sesso gay funziona esattamente come ve lo immaginate: ci sono persone che riempiono i buchi della vita di altre persone e tutti trovano grande giovamento da questa pratica, quello che non sapete è che nel sesso esistono ruoli abbastanza definiti. Sostanzialmente c’è una logica semplice nel sesso gay, ci sono quelli che preferiscono ricevere tanto amore e quelli che invece l’amore preferiscono darlo, e poi qualcuno che va in giro a dire che non fa differenza dare o avere. Il tutto si può ridurre miseramente a tre definizioni, che molti di noi gay non apprezzano ma che tutti utilizzano: attivo, passivo e versatile. Detto così sembra una cosa semplice, ma non lo è perché tra un attivo e un passivo ci sono mille sfumature, mille possibilità che la persona si esprima in un senso o in un altro. Vi allego un supporto grafico per meglio comprendere la situazione:
Si scherza, perché se c’è una cosa che a noi gay non manca mai è proprio il sesso. Ovunque e sempre ma soprattutto con chiunque. Gli amici della baguette non vengano a dirmi che non sono sincero, siamo sostanzialmente un po’ mignotte. Per fare sesso ci basta aprire qualche app sul cellulare, scrivere quattro porcherie e mandare un paio di foto hard. Il gioco è fatto, anche la più cessa di noi ha rimediato un “appuntamento”. Ma perché c’è questa profonda differenza tra etero e gay quando si tratta di sesso? Perché gli omosessuali vengono universalmente riconosciuti come libertini? Per evitare di dire castronerie ho interpellato diversi miei amici e la risposta è stata unanime: perché siamo zoccole. Certo, tra di noi ci sono anche delle miracolate che si fidanzano, rimangono fedeli al loro ragazzo e vissero per sempre felici e contenti, ma sono casi sporadici. Voglio entrare nel dettaglio e farvi capire come funziona una conversazione tipo tra due ragazzi alla ricerca di conoscenze, dove per conoscenze intendo cazzo. Facciamo quindi un esempio pratico:
Lo so, state provando invidia per questo tipo di approccio. Bastano pochi caratteri ed io e il mio interlocutore siamo già con le mutande ai piedi, e per io intendo un amico perché il sottoscritto non fa uso di questi social network. A me piacciono ancora gli uomini romantici, quelli che ti regalano qualcosa per conquistarti. Ma vuoi mettere tutte le menate che si fanno le mie amiche del tipo “vorrei fargli capire che mi piacerebbe molto dargliela ma senza essere esplicita, non voglio sembrare una troia perché magari non mi vuole più, vorrei che fosse lui a capire che sono disponibile anche se leggo i suoi messaggi su WhatsApp ma non rispondo, anzi mi sembra chiaro che questo sia un chiaro segno che sono pronta a concedermi, magari non gli piaccio o forse è già fidanzato, magari vuole solo fidanzarsi e non è interessato solo al sesso perché non vuole usarmi”. Ecco, forse noi gay abbiamo oltrepassato il limite del dubbio e abbiamo esagerato nel senso opposto riducendo tutto il complesso rituale del corteggiamento ad un “ciao sei attivo o passivo?”
Cosa abbiamo guadagnato da questa semplificazione?
Niente, tranne che chiaviamo come dei ricci perché è facile trovare qualcuno di disponibile eliminando tutto quel complesso mondo di schermaglie psicologiche in cui molte persone si perdono d’animo abbandonando l’idea di riuscire a cavare un ragno dal buco. Ognuno è libero, a mio avviso, di scegliere quale strada seguire. Non è necessariamente giusto il mio modo di pensare, è solo più semplice e come tutte le cose semplici riscuote grande successo tra il pubblico. Sarebbe come scegliere di sottoporsi ad una rigida dieta e rigorosa attività fisica per dimagrire avendo la possibilità di ottenere lo stesso risultato senza alcuna fatica. Ma è veramente così indegnamente facile fare sesso per un omosessuale? Cosa ci perdiamo veramente ostinandoci a considerare il sesso come un bene materiale? Sempre generalizzando, ci perdiamo un po’ quelle esperienze che solo chi considera il sesso come il coronamento di tutto il piacere del corteggiamento. Vale la pena di investire energie nello scoprire qualcosa di più dell’altra persona, capire se si può fare un pezzo di strada insieme, imparare ad apprezzarne la compagnia? Molte mie amiche senza questa impalcatura mentale non riescono nemmeno a divaricare le gambe, devono avere la sensazione che sia qualcosa di più di una mera scopata. Ma io sembro forse Freud? No, a me non interessa niente di tutto questo, io vado dritto per la mia strada perché quello che molti cercano prima del sesso io lo trovo dopo.
Nel prossimo post raccontiamo nel dettaglio come si organizza un incontro, cosa succede dopo e soprattutto emotivamente cosa ne guadagniamo. Un’inchiesta che Le Iene si devono levare.
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Il post Il sesso per i gay: un’introduzione – #AskFabry, scritto da Fabry, appartiene al blog Così è (se vi pare).