Sono tante le vicende che mi sono rimaste impresse.
Dagli altoparlanti perennemente accesi, anche nelle case private, alle capre allevate sopra i tetti; dai prelievi coatti di sangue ai prigionieri alla paura di due anziani genitori verso il figlio addetto agli interrogatori di stato.
Ma qui accenno solo ai pescatori.
Che vanno per mare senza scialuppe di salvataggio sui pescherecci perché potrebbero usarle per scappare.
E che devono essere sposati, perché se disertassero il governo potrebbe prendersela con le loro famiglie.
E che devono portare sul petto un tatuaggio che ritrae il viso della moglie: il motivo non è certo, forse per facilitare il riconoscimento del cadavere in caso di annegamento.
Il lavaggio del cervello cui sono sottoposti i nordcoreani è totale e continuo: è un paese in cui da sessant’anni non esistono né librerie né biblioteche, dove la gente muore di fame ma non si può dirlo. Dove si può/deve dire che negli altri paesi la gente muore per atti di violenza, carestia, ignoranza.
Adam Johnson è riuscito ad entrare nella Corea del Nord con dei sotterfugi ma il suo soggiorno era controllato, relegato in un albergo i cui inservienti non erano coreani e dove nessuno parlava inglese per paura di… contaminazioni. E tuttavia è riuscito a scoprire molto più di quello che si sapeva su questo paese.
Pulitzer 2013 ultra meritato.