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L'anno scorso, più o meno in questo periodo, stavo per partire per Tokyo e Kyoto con il desiderio di realizzare un sogno, quello di vedere con i miei occhi la fioritura dei ciliegi.
Il sogno è stato subito esaudito, ma non è che fossi stupita: il Giappone mi ha sempre regalato tutto quello che cercavo.
Per questa ragione, quanto sta succedendo ora è per me assolutamente inconcepibile. Trovo insopportabile questa prova insensata che i miei amici e tutti quanti sono coinvolti devono affrontare e vorrei che una forza sovrumana arrivasse ad alleviare il loro dolore e la loro preoccupazione.
La situazione è già abbastanza insostenibile così, senza dover stare a sentire gli inevitabili luoghi comuni sui giapponesi di cui i media italiani hanno fatto abbondante uso in questi giorni: dignità non significa indifferenza, compostezza non significa mancanza di emozioni, gentilezza non significa stupidità. Mi rendo conto che per qualcuno questo sia difficile da capire, ma non è certo un problema dei giapponesi. Il giorno in cui si smetterà di accontentarsi dei soliti sentito dire e di fermarsi alla superficie della cose, forse, finalmente, si capirà quanto potremmo imparare (e molto), da un popolo così.
Se qualcuno ha davvero voglia di sentire come si vive in questi giorni a Tokyo, vi suggerisco di leggere il blog del mio amico Flavio, che vive lì da diversi anni:
http://pesceriso.wordpress.com/
A lui, agli altri amici italiani in Giappone, ai miei amici giapponesi e ai giapponesi tutti, vorrei far sapere quanto li stia pensando e quanto infinitamente li ammiri.
Oggi è uno di quei rarissimi giorni in cui persino l'idea di vedere un film non riesce a tirarmi su il morale. Ho però pensato ad un bellissimo film di Takeshi Kitano, A scene at the sea (Il Silenzio sul mare), una storia d'amore tra un ragazzo e una ragazza sordomuti, un film poetico ed essenziale come solo Kitano ne sa fare, e mi sono ricordata di un'immagine.Quella che ho messo all'inizio del mio post.
Dal mare non viene solo distruzione, è vero, ma adesso è difficile ricordarsene.
Adesso c'è spazio solo per il silenzio.
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