Ma c'è anche un silenzio tragico che è quello del Venerdì Santo, il silenzio della morte, dell'assenza di vita. Il Venerdì Santo è il silenzio tragico di Dio. Tante volte m'immagino i discepoli che vedono morire Gesù abbandonato da tutti, soprattutto da coloro che ne avevano ricevuto il bene. Il Venerdì Santo è squarciato dal grido che viene dal più profondo dell'uomo: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" I discepoli, costernati, vedono morire Colui che si era proclamato la Vita. Noi che sappiamo il seguito della storia, pregustiamo già la gioia della Resurrezione e ci vantiamo di credere in Gesù morto e risorto. Finché viviamo, camminiamo, non fatichiamo a credere nella Resurrezione, ma quando ci troviamo di fronte ad un corpo senza vita, il silenzio tragico del Venerdì Santo, pesa nei nostri cuori come un macigno e la storia della resurrezione diventa un fatto riguardante Gesù e basta. Per questo bisogna vivere intensamente, sotto tutti gli aspetti il Venerdì Santo, per poi credere veramente al fatto concreto della resurrezione. La costernazione... l'incredulità... la vile fuga dei discepoli... il rinnegamento... perché la resurrezione non sia una semplice favola a lieto fine di fronte all'orrore della morte, dobbiamo vivere, sperimentare con intensità il Venerdì santo.Quindi il silenzio tragico del Venerdì Santo, delle miserie dell'uomo, per poi passare al Sabato Santo, al silenzio pregno di attesa screziato di gioia...Ma il Sabato Santo è per noi, perché i contemporanei di Gesù lo hanno vissuto in modo sicuramente diverso. Il loro Sabato Santo, forse, era intriso più di delusione che di speranza...
Ma c'è anche un silenzio tragico che è quello del Venerdì Santo, il silenzio della morte, dell'assenza di vita. Il Venerdì Santo è il silenzio tragico di Dio. Tante volte m'immagino i discepoli che vedono morire Gesù abbandonato da tutti, soprattutto da coloro che ne avevano ricevuto il bene. Il Venerdì Santo è squarciato dal grido che viene dal più profondo dell'uomo: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" I discepoli, costernati, vedono morire Colui che si era proclamato la Vita. Noi che sappiamo il seguito della storia, pregustiamo già la gioia della Resurrezione e ci vantiamo di credere in Gesù morto e risorto. Finché viviamo, camminiamo, non fatichiamo a credere nella Resurrezione, ma quando ci troviamo di fronte ad un corpo senza vita, il silenzio tragico del Venerdì Santo, pesa nei nostri cuori come un macigno e la storia della resurrezione diventa un fatto riguardante Gesù e basta. Per questo bisogna vivere intensamente, sotto tutti gli aspetti il Venerdì Santo, per poi credere veramente al fatto concreto della resurrezione. La costernazione... l'incredulità... la vile fuga dei discepoli... il rinnegamento... perché la resurrezione non sia una semplice favola a lieto fine di fronte all'orrore della morte, dobbiamo vivere, sperimentare con intensità il Venerdì santo.Quindi il silenzio tragico del Venerdì Santo, delle miserie dell'uomo, per poi passare al Sabato Santo, al silenzio pregno di attesa screziato di gioia...Ma il Sabato Santo è per noi, perché i contemporanei di Gesù lo hanno vissuto in modo sicuramente diverso. Il loro Sabato Santo, forse, era intriso più di delusione che di speranza...
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