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Il silenzioso massacro dei Rohingya

Creato il 14 luglio 2012 da Ilnazionale @ilNazionale

Il silenzioso massacro dei Rohingya14 LUGLIO – La situazione in Birmania è sempre più preoccupante. Durante la scorsa primavera vi era stata l’illusione per la nascita di una ormai insperata democrazia; ma dopo tre mesi dall’ elezione del Premio Nobel Daw Aung San Suu Kyi,la situazione sembra essere ritornata a quella precedente. Nei villaggi vicino al confine con il Bangladesh  si sta verificando una terrificante pulizia etnica verso la popolazione mussulmana.

I Rohingya, popolo mussulmano che risiede in Birmania, hanno affrontato varie volte i maltrattamenti e le persecuzioni da parte del governo birmano, visto che da questi non vengono neanche riconosciuti come cittadini del Paese asiatico. Vi era l’illusione che con le prime elezioni democratiche la situazione potesse cambiare, ma così non è stato. La violenza attuale può essere fatta risalire allo stupro e all’uccisione di una donna buddista a maggio, che ha comportato l’arresto di tre mussulmani da parte della polizia. È, a differenza di un vero paese democratico, iniziata però una lunga faida tra le forze governative birmane e i Rohingya.  Amnesty International e Human Rights Watch hanno confermato le notizie allarmanti. Così si esprime la prima delle due:

“La violenza inter etnica e inter religiosa è iniziata il 28 maggio, con lo stupro e l’uccisione di una donna di 27 anni di religione buddista nella città di Maungdaw. Il 3 giugno a Toungup, 300 persone hanno assaltato un autobus diretto a Yangon, uccidendo 10 musulmani, dopo che si era sparsa la voce che fossero a bordo, in corso di trasferimento dopo l’arresto, i presunti responsabili, tre uomini di religione musulmana.

Da allora, gli scontri tra le comunità sono aumentati, colpendo in particolar modo la minoranza rohingya: migliaia di abitazioni distrutte, almeno 50 morti, un numero imprecisato di arresti e oltre 30.000 sfollati. Le autorità del Bangladesh, dopo aver respinto 1500 profughi, ne hanno arrestati almeno 150 che avevano cercato di entrare attraversando il fiume Naf.”

Nonostante la condanna dell’organizzazione, nulla si sta facendo per  bloccare il massacro. Si parla della Siria ma non della Birmania e questo dovrebbe porre una domanda: perché questo silenzio? Il Myanmar è diventato una destinazione per gli investimenti di capitali da parte dei paesi occidentali. Le sanzioni economiche applicate nel 1988 sono state ormai tolte  e il paese asiatico è un ottima destinazione dove poter, a basso costo, investire capitali.  Indubbiamente il processo democratico è avvenuto,  ma il Mondo deve ancora tenere i riflettori sul Myanmar.  Non si può accogliere con entusiasmo la nascita di una democrazia in un paese dove la cittadinanza viene data in base alla fede religiosa.

Michele Soliani


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