Il sindacalista rivoluzionario made in Usa

Da Brunougolini

Non ci sono stati solo Sacco e Vanzetti, i due anarchici immigrati italiani, condannati negli Usa alla sedia elettrica nel 1927 sotto l’accusa di omicidio e poi riabilitati. Ora, per merito della Fondazione Di Vittorio e della Cgil del Molise, con lo stimolo di Andrea Gianfagna, torna alla ribalta il caso di un sindacalista italo americano, Arturo Giovannitti, leader dell'IWW (Industrial Workers of the World), il sindacato rivoluzionario dei lavoratori dell'industria fondato nel 1905. Costui, nativo di Ripabottoni, in provincia di Campobasso, agli albori del 900 era stato processato. C’erano stati, durante lo sciopero di Lawrence nel Massachusetts (1912) scontri violenti tra operai e forze dell’ordine. E un'operaia tessile, la sedicenne Anna Lo Pizzo, era rimasta uccisa. L’accusa era stata addebitata ai capi del sindacato, Giovannitti e altri due (Joseph Ettor e Joseph Caruso). Il processo aveva registrato un’appassionata autodifesa pronunciata in perfetto inglese da Giovannitti e alla fine era stata evitata la condanna. La vicenda, che ebbe un’eco mondiale, è stata riprodotta in una piece teatrale: "L'autodafè del camminante". È andata in scena la scorsa settimana al teatro Spazio di Roma per la regia di Stefano Sabelli, interprete Diego Florio e si pensa di replicarla negli Usa.
L’opera si basa su testi scritti dallo stesso Arturo Giovannitti, figura singolare di sindacalista, che oltre a organizzare i primi scioperi del secolo scorso, componeva poesie. La sua non banale vena letteraria si riscontra anche nella lunga autodifesa pronunciata al processo. Qui egli dipinge, con una passione romantica tipica dell’epoca, i sentimenti che animavano i primi sindacalisti. Un’oratoria emozionante che alla fine convince i giudici americani. Pronuncia tra l'altro queste parole: ”Si dice che in questo paese grande e meraviglioso siete liberi. Politicamente lo siete, bisogna ammetterlo. Me ne compiaccio e congratulo. Ma debbo aggiungere che lo siete solo in parte [politicamente, appunto], mentre in parte siete ancora schiavi. Economicamente la classe lavoratrice degli Stati Uniti rimane tanto schiava quanto lo erano i negri sino a quaranta-cinquant'anni addietro. Perché l'uomo che possiede gli utensili di cui si serve un altro per lavorare, l'uomo che è proprietario della casa nella quale vive un altro, l'uomo che è padrone della fabbrica in cui altri vanno a lavorare, quest'uomo domina e controlla il pane che l'altro mangia; di conseguenza ne domina e controlla la mente, il corpo, il cuore, l'anima”.
Un esempio di socialismo libertario. Oggi fuori dal tempo? Fatto sta che la Fondazione di Vittorio lo ripropone. Un modo per ricordare ai giovani quali sono le origini del movimento sindacale. Un movimento del quale oggi si vorrebbe teorizzare l’inessenzialità. Come se fossero state superate tutte le ingiustizie, le diseguaglianze che l’hanno fatto nascere e crescere.

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