Mi è venuto in mente mentre scrivevo un articolo sulle prossime elezioni: a Renzi non manca niente.
Ho letto il suo programma e l'ho trovato: serio, interessante, chiaro, concreto. Anche nei passi in cui non sono d'accordo. Ma non ho letto niente di nuovo.
Ho sentito i suoi discorsi e letto le sue interviste. Ho letto anche l'opinione di chi gliene dice anche troppe. Per esempio, la rottamazione è un concetto che funziona. Che rende l'idea. Che ha un suo momento per essere espressa. Inutile stare lì a dire che non si dice e non si fa.
Però è roba che serve al Pd: troppo poco per fare il Presidente del Consiglio.
Il suo (certo non nuovo) format (copyright Giorgio Gori) è efficace. Le sue piazze sono stracolme. Partecipate. Energiche. Non ha senso attribuirgli per questo il culto per il personalismo, o rinfacciargli i tanti soldi ricevuti dai suoi sostenitori. Se Renzi è popolare, e Bersani probabilmente non potrà nulla contro la sua visione un po' più attuale e un po' meno distante dalla base, sarà anche un segno dei tempi.
Eppure tutto questo ha una matrice che in tutto risolve e che tutto consuma: lui stesso, che prima non c'era. Il suo programma è quello di un sindaco d'Italia che farà bene l'amministratore d'Italia, che governerà perché si è preparato bene per le elezioni. Non è il programma di uno che ha delle idee, visione del mondo, impronta politica. Bersani ce l'ha, ma è vecchia e non regge più. Ce l'ha anche Vendola, ma con lui proprio non si riesce a uscire dal recinto della predicazione.
Renzi Matteo propone Matteo Renzi, tutto qui.
Certo che è un passo avanti. Rispetto ai D'Alema e ai Veltroni, certo, ci mancherebbe.
Ma per andare dove?
Io questa volta ci penserei due volte prima di scegliere il nuovismo per il nuovo.