Il Sindaco, i cittadini e il futuro della città

Creato il 18 novembre 2014 da Carteinregola @carteinregola

Ieri, 18 novembre, il Sindaco ha tenuto  il suo discorso  in Aula Giulio Cesare (1), fornendo dettagliate spiegazioni sull’ “affaire multe”,  assicurando che  non intende dare le dimissioni e difendendo  i suoi assessori: “I cambiamenti che la mia giunta sta attivando sono profondi. Ma come tutti i cambiamenti profondi,  per vedere i risultati occorre tempo”.  Sembrerebbe  quindi  che non intenda azzerare la  squadra, nonostante le pressioni che gli sono state fatte  da eminenti rappresentanti del suo partito che chiedevano un totale rimpasto subito (2). Noi staremo a vedere cosa accadrà nei prossimi giorni: se Marino deciderà di sostituire alcuni assessori, come titolano oggi i giornali, sarà facile capire  cosa ci aspetta dalla direzione della scelta: se sarà quella di  una riorganizzazione per dare maggiore  efficacia  alla sua azione di governo, o quella di un compromesso strategico per accontentare quei pezzi di politica che da tempo si agitano e mettono i bastoni tra le ruote rivendicando più “peso” e più posti che “contano”. Da questo dipenderà il futuro della città.

Mettiamo deliberatamente in apertura una foto di sostenitori di Marino presenti a decine in aula Giulio Cesare, ignorati dalla maggior parte della stampa, che ha preferito enfatizzare la protesta di una ventina di persone con il naso da clown (non sappiamo se perchè più coreografici o perchè nei resconti giornalistici paga di più essere “contro”)

Quello che è certo è  che a Roma l’informazione -  nei  molti casi  che  abbiamo potuto constatare  direttamente – ha sempre meno a che fare con la realtà dei fatti (3). Basta vedere i resoconti di molti giornali e TV  sull’Assemblea di ieri,  in cui sono state spudoratamente enfatizzate le  contestazioni al Sindaco,   in realtà  avanzate da  una ventina di persone (molti appartenenti dei  comitati  che hanno sfilato sabato insieme ad Alemanno e a vari pezzi della destra)  strategicamente piazzate davanti alle telecamere, mentre è stata citata a malapena (o liquidata come “claque” o omessa totalmente),  la  presenza in aula di decine di sostenitori del Sindaco -  consiglieri municipali, ma soprattutto comitati e  semplici cittadini – che, pur molto meno organizzati, hanno seguito con entusiasmo il discorso di Marino,  interrompendolo  più volte con applausi  in corrispondenza di quei passaggi  “sulle regole e sulle ambizioni per cambiare Roma”  e sulla “sfida collettiva di questa classe dirigente…per far uscire Roma  dalle macerie economiche e morali in cui è precipitata dopo anni di incuria e di disinteresse per il bene pubblico” .

Da oggi, noi continueremo come prima  a criticare il Sindaco per tutto  quello che non viene  fatto o per quello su  cui non siamo d’accordo. Ma ci confronteremo con  un Sindaco che, almeno fino a oggi,  ha dimostrato di sapere il fatto suo.  E speriamo che continui sulla strada intrapresa,   “ la più difficile, ma  quella giusta”, intensificando gli sforzi per la soluzione dei molti problemi sul tavolo, correggendo il tiro su tante cose, comunicando di più con i cittadini, ma continuando sulla linea delle regole e del primato  dell’interesse pubblico, senza lasciarsi condizionare dalle pressioni, da chiunque e da qualunque parte provengano.   Mantenendo fede  alla promessa che ha fatto ai cittadini durante la  sua campagna elettorale: lavorare per Roma, non per la politica.

Leggi anche:

Il Manifesto  del 18 novembre 2014 Roma, la questione urbanistica e il capro espiatorio di Enzo Scandurra Piero Bevilacqua Antonio Castronovi Roberto Sardelli Paolo Berdini  18 Novembre 2014«Paghiamo il prezzo di anni di assue­fa­zione al pen­siero unico che esalta la com­pe­ti­ti­vità, il con­su­mi­smo, la cre­scita ad ogni costo, l’individualismo pro­prie­ta­rio. Ideo­lo­gie che hanno len­ta­mente avve­le­nato la nostra vita quo­ti­diana riu­scendo a far brec­cia in cia­scuno di noi» (> vai all’articolo du Eddyburg)

17 nov L’ESPRESSO, Finemondo di Marco Damilano.Il coraggio di un partito…. Era da anni che non si vedeva uno spettacolo del genere. Un sindaco scelto con le primarie e poi eletto dai cittadini viene sbugiardato da una segreteria di partito che vorrebbe imporgli i nomi degli assessori. Dettano legge ras e capetti di corrente che non sono stati votati da nessuno (anzi, molti di loro hanno perso le primarie per cui hanno gareggiato) o hanno conquistato un posto con la riffa delle preferenze. Non per cambiare la città, sia chiaro, o per rovesciare il sindaco ma ammettendo le loro responsabilità. No, si chiede il commissariamento, togliere potere al sindaco incontrollabile e restituirli al partito, anzi, al Partito, cone se esistesse ancora quello con la maiuscola…(> leggi).

18 novembre Blog ROMAFASCHIFO (con una premessa: noi non amiamo Romafaschifo, non ne apprezziamo i toni, il linguaggio e l’eccessiva aggressività. Ma in questo caso le riflessioni proposte ci sembrano interessanti, anche se ci chiediamo perchè non dire le stesse cose in un modo più ragionevole e meno offensivo)Le 10 grandi discontinuità che fanno rischiare il posto al sindaco

IL NOSTRO COMMENTO IN DIRETTA DALL’AULA 18 novembre, ore 17. Siamo in aula Giulio Cesare. La sala è affollatissima. Molta gente è rimasta fuori per problemi di capienza. Ma va detto che il Presidente Coratti, forse anche dopo le nostre sollecitazioni, oggi ha fatto entrare tutti. Nel centro della platea, davanti alle telecamere,  c’è un nutrito gruppetto di area centrodestra (abbiamo riconosciuto alcuni membri di comitati che partecipavano alla manifestazione di sabato scorso) con naso da clown, non si sa se per dare del “pagliaccio” al Sindaco o a se stessi. Agitano cartelli sulle multe e con giochi di parole sul “daje”. Ma  numericamente si rivelano assai più consistenti i sostenitori di Marino, alle due ali della sala: un paio – organizzati – hanno portato le bandiere della lista civica, la maggior  parte invece si mette a cercare fogli di carta su cui scrivere alla bella meglio la solidarietà al Sindaco.

Marino inizia il suo discorso, interrotto spesso dai fischi dei “centristi” organizzati e dagli applausi delle ali sostenitrici, in cui ci sono  molti consiglieri  municipali. Vicino a noi  c’è un consistente gruppo del II Municipio.

Marino risponde puntigliosamente sulla questione delle multe (1); Pomarici, perso l’aplomb del Presidente del Consiglio dell’era Alemanno, prova a interromperlo sventolando un cartello che non si legge, ma nessuno dei suoi colleghi lo segue, il pubblico lo apostrofa, rinuncia.

Il Sindaco finisce il discorso: annuncia che si impegnerà per migliorare il lavoro su molte criticità della città,ma difende l’operato della sua giunta e dice che non si sogna nemmeno di dare le dimissioni. E questa ci sembra  una buona notizia,  soprattutto per la democrazia, e per quei cittadini che  hanno  scelto questo  Sindaco  con le primarie e  che l’hanno eletto con il 63% dei voti,  cittadini/elettori per i quali sarebbe stato un vero schiaffo che Marino dovesse obbedire alle   incredibili interferenze di eminenti esponenti del Partito Democratico Nazionale come il senatore Zanda e il vicesegretario Guerini (2). Interventi a nostro avviso fuori luogo, che rivelano quanto una certa classe politica tenga in considerazione la volontà degli elettori e quanto ritenga normale calare  simili  diktat  sul primo cittadino di Roma Capitale. Il tam tam solidale che si è scatenato sul web tra militanti, consiglieri, comitati  e normali cittadini e la presenza in aula di una  “resistenza” alquanto spontanea, dimostra che questa politica imposta  dall’alto a Roma ha fatto il suo tempo.

Cominciano gli interventi di maggioranza e opposizione. De Vito  (Movimento Cinquestelle) e Onorato (Lista Marchini) attaccano il Sindaco su questioni concrete: secondo noi, forse Marino dovrebbe essere più presente in Aula e più disponibile al confronto sulle questioni circostanziate anche con l’opposizione che avanza istanze reali della città. Invece gli interventi degli oppositori del centrodestra continuano con il tormentone sulle multe, invocando trasparenza  e regole. A noi ,che abbiamo fatto 4 mesi di Presidio durante l’era Alemanno, viene da ridere. E in ogni caso , dopo oggi, questa storia delle multe è già diventata  stantia, come i giornali dle giorno prima.

Resta aperto l’interrogativo sui rapporti tra Sindaco e  maggioranza del Consiglio, che nonostante alcuni  accorati interventi a sostegno del sindaco, come quello di Athos De Luca, ci sembra ancora  decisamente difficile.

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(1) Il discorso del Sindaco Ignazio Marino

Ringrazio il Presidente e tutte voi e tutti voi consigliere e consiglieri per avermi dato l’opportunità di comunicare in relazione alla nota vicenda delle multe al Sindaco che ha interessato politica, commentatori e media.

Potersi muovere in tutta la città, anche con mezzo proprio, è un diritto riconosciuto agli eletti dalla vigente normativa di Roma Capitale – come chiarito dalla nota dell’Avvocatura
resa pubblica negli scorsi giorni. Un diritto che credo sia facile da comprendere e condividere.
In particolare la delibera di giunta 183 del 16 gennaio 1996 (integrata dalle successive modifiche) stabilisce che per esercitare questo diritto al Sindaco vengano rilasciati 4
permessi Ztl per quattro differenti automobili.
Per il rilascio di questi quattro permessi non è necessario che il Sindaco faccia diretta richiesta. È prassi che siano gli uffici dell’amministrazione ad occuparsene e a dover
garantire che le automobili siano fornite di regolare contrassegno durante l’intera durata del mandato. L’errore da cui nasce tutta questa vicenda è un ritardo nel rinnovo del permesso.

Ma cosa è successo in dettaglio? Quando il permesso annuale richiesto all’inizio della
consiliatura scade, gli uffici competenti non procedono al rinnovo per tempo, lasciando così l’auto senza contrassegno valido, ma non facendo certo venir meno il diritto a
circolare. Gli stessi uffici, una volta riscontrato il ritardo, attivano l’iter per il rinnovo e avvisano l’Agenzia per la mobilità, che emette fisicamente i contrassegni – ci tengo a precisare che, essendo un’Agenzia di Roma Capitale, è naturale che i rispettivi uffici lavorino in collaborazione. L’Agenzia della mobilità, in attesa del rinnovo, produce un’autorizzazione temporanea elettronica – quindi senza contrassegno da esporre – con effetto retroattivo, a valere dalla scadenza del precedente permesso.
È dunque chiaro che l’automobile, come è facile desumere dalla documentazione
disponibile, è sempre stata autorizzata a circolare ed è per questo che le famose multe
di cui da giorni si parla sono state automaticamente annullate.

Ho finora sempre parlato di Sindaco, e non della persona: perché qui stiamo parlando della carica istituzionale e dei diritti che Roma Capitale gli riserva.
Sono diritti che riserva anche ad altre cariche amministrative ed elettive, ma questo lo sapete bene visto che molti di voi usufruiscono dello stesso diritto ed hanno in questo momento in uso un contrassegno Ztl pagato dall’amministrazione capitolina.
Sapete quindi anche bene che i contrassegni Ztl sono assegnati all’auto, senza limiti di uso della stessa e senza vincolo su chi è presente o meno a bordo – la delibera 1779
del 28 maggio 1996 dice testualmente che l’avente diritto al permesso “non deve necessariamente risultare a bordo dell’autovettura che transita all’interno della Ztl”.

Ora vengo a me. Come è ormai noto, avendo una sola auto, la famosa Panda rossa, ho usufruito di un solo permesso sui quattro disponibili, permesso che è stato richiesto dagli uffici al momento del mio insediamento. Avendo rifiutato la protezione che mi era stata indicata dalla Prefettura (con nota dell’ottobre 2013), oltre alla bici non ho altri mezzi per muovermi privatamente in città. Come spiegavo in precedenza, e come ho detto negli scorsi giorni, per l’uso della mia Panda non ho alcuna multa pendente.
Le multe scaturite dai passaggi ai varchi nella fase di ritardo del rinnovo del contrassegno sono state annullate, e nulla sono tenuto a pagare, come certificato anche questo dalla documentazione disponibile.

Ci è voluto un po’ di tempo a ricostruire i diversi passaggi della vicenda, è vero. Anche per effetto di una normativa chiara nei principi ma disordinata nelle regole applicative, che adesso andremo a modificare. Questo ha causato l’impossibilità di fornire per tempo tutta
la documentazione – che finalmente è disponibile per Consiglio, media e cittadini – e quindi di dare le informazioni e la ricostruzione completa dei fatti per gli amanti della materia.
In questo percorso di ricostruzione, sabato 8 novembre mi sono stati sottoposti documenti che gli uffici ritenevano prova di una manomissione informatica, e ho ritenuto mio dovere presentarli agli organi inquirenti per una loro valutazione. Si è gridato allo scandalo, ma intanto le autorità competenti stanno indagando e attendo, come dovremmo fare tutti prima di giungere a frettolose conclusioni, che facciano il proprio lavoro.

Dalla ricostruzione che ho fatto, è evidente che siano stati commesse delle disattenzioni da parte degli uffici competenti nel seguire correttamente tutta la procedura.
Errori che non hanno prodotto danni a nessuno, se non a me stesso. Ritengo siano errori di gravità assai limitata, errori cui si è rimediato, errori che non giustificano il clamore che si è costruito intorno a questa vicenda. Ho sentito e letto ipotesi e parole del tutto ingiustificate.

Ho letto di mie dimissioni e vi dico la verità ho sorriso. Chi parla, pensa o scrive di mie dimissioni davvero non vuole comprendere la dimensione della nostra sfida.
Non è una sfida personale. È l’ambizione di cambiare Roma. Di farla uscire dalle macerie economiche e morali in cui è precipitata dopo anni di incuria e di disinteresse per il bene pubblico. Non ho mai pensato di riuscirci da solo, è la sfida collettiva di questa classe dirigente. Ne siamo convinti: la strada intrapresa è la più difficile, ma è quella giusta.

Ho detto che ci sono tanti poteri e tanti interessi che non gradiscono il lavoro che stiamo facendo. E lo confermo. Chi vede finire monopòli, rendite di posizione, abusivismi, corruzione, mancato rispetto delle regole, chi in quel sistema che stiamo contrastando trovava la ragione della propria forza, è normale che non gradisca il nostro lavoro, e che ci osteggi duramente. Ed è normale che faccia lo stesso chi è stato ed è sodale di quei poteri e di quegli interessi che arricchiscono pochi ma impoveriscono gravemente la nostra comunità, una comunità che fatica a credere che le cose possano cambiare e che rischia di cadere nel cinismo e pensare solo a ciò che accade dentro la propria casa.Io invece credo che i tempi siano cambiati. I cambiamenti che la mia giunta sta attivando sono profondi. Ma come tutti i cambiamenti profondi per vedere i risultati occorre tempo.
So che la città è in sofferenza, ma abbiamo consapevolmente e convintamente scelto di non lavorare su palliativi, ma su cure che la rimettano davvero in sesto. I benefici non si vedono ancora e capisco chi sottolinea le difficoltà, ma non sono preoccupato per il consenso e sono sicuro che la direzione presa è giusta.
Non sono qui a cantare le lodi della giunta, se volete possiamo dedicare una riunione alle cose realizzate in questi 16 mesi.
So perfettamente che ci sono settori in cui potremmo essere più incisivi, va data maggiore attenzione ai più deboli e alla cura della città. Come so che per realizzare fino in fondo quelle ambizioni di cambiamento c’è ancora moltissimo da fare. Sarà mia responsabilità dimostrare che con le giuste scelte sapremo riuscirci, insieme: sindaco, giunta, forze di maggioranza, cittadini che vogliono cambiare. Chiedo a tutti di lavorare in modo costruttivo e concreto.

Ho trovato surreale che per una settimana la principale questione da dibattere sia stato il gossip sulle multe. Qualcuno ha voluto attaccare me e la mia immagine, ma ha finito per colpire tutta la politica cittadina, che si è trovata esposta e rappresentata come incapace di attivare dibattiti e decisioni utili alla città.Si è scelto di strumentalizzare una vicenda che spero sia finalmente chiara a tutti nella sua limitata portata. In questa settimana di morbosa attenzione la mia auto è anche stata fotografata in divieto di sosta.
Anche di questo mi assumo la responsabilità e chiedo scusa a romane e romani.
Per ironia della sorte per quell’infrazione non ho ricevuto nessuna multa.
Purtroppo non sono passati vigili a controllare: non sono ironico, penso che i controlli debbano essere rafforzati ovunque.

Tutti possiamo sbagliare, ma bisogna saperlo ammettere ed essere pronti a rimediare.
Per questo vi assicuro che non smetterò di essere inflessibile sul rispetto delle regole, per me stesso e per chiunque altro a Roma. Dobbiamo dedicarci tutti insieme alle cose che contano per Roma.
È quello che ho continuato a fare durante questi ultimi dieci giorni, non lasciandomi distrarre da polemiche e attacchi strumentali.
Tra le altre cose abbiamo inaugurato la Metro C, un’opera che attendeva di essere aperta “solo” dal 2011 e che in 16 mesi siamo riusciti a consegnare ai romani.
Tra le altre cose ci siamo occupati dello stadio della Roma, per rassicurare la proprietà sulla nostra intenzione di procedere su un investimento privato di circa 1,5 miliardi di euro, che porterà infrastrutture pubbliche e 3000 posti di lavoro solo nella fase di costruzione.

Tra quelli che mi hanno scritto dopo aver letto le voci di presunte dimissioni, oltre a tanti cittadini, c’è stato anche il Presidente Pallotta, preoccupato che un eventuale cambio di
guida del Campidoglio possa far naufragare il progetto. L’ho rassicurato, come ho rassicurato tutti i cittadini: per quanto mi riguarda non ci sono dimissioni né elezioni in vista. Andiamo avanti, in modo convinto e deciso. Nei giorni in cui alcuni si arrovellavano sulle multe, ho lavorato con il Ministro dell’economia per sbloccare il patto di stabilità, assicurando 150 milioni di euro in più per la nostra città che sono già stati inseriti nell’assestamento di bilancio. Assestamento che ridà fiato ai municipi, a territori in cui c’è bisogno vitale di risorse per ritornare a respirare.
La settimana scorsa, poi, sono stato a Londra invitato ad un forum per investitori privati organizzato dal settimanale The Economist per discutere alcune idee di cambiamento
della città. Ritengo che sia parte dei miei compiti istituzionali rimettere Roma nella mappa del mondo, dimostrando che sappiamo accettare le sfide globali e abbiamo idee ambiziose e innovative per vincerle.
Se invece pensate che sia giusto che la Capitale d’Italia resti la cugina provinciale delle capitali europee – perché questo è quello Roma stava diventando – criticatemi pure.
In questi dieci giorni sono esplose le tensioni a Tor Sapienza. C’è un disagio profondo, diffuso in molti quartieri periferici, che conosco. Ma ci sono anche strumentalizzazioni, cedimenti beceri a sentimenti razzisti, componenti criminali che soffiano sul fuoco del disagio e della paura. A questo dobbiamo opporci, ai cittadini dobbiamo rispondere, coniugando qualità della vita, sicurezza e accoglienza.
Domenica all’Infernetto ho fatto in modo che un gruppo di cittadini incontrasse i bambini trasferiti dal centro di Via Morandi. In un momento di tensioni e rabbia è stata
un’occasione di umanità e solidarietà, che ha finito per avvicinare cittadini romani e bambini profughi, uniti dalle speranze di futuro che leggiamo nei loro occhi.

Come ho dimostrato anche in questi ultimi giorni sono abituato a metterci la faccia.
E ci metto la faccia anche oggi, anche sulle multe.
Dicevo prima che se errori ci sono stati da parte dell’amministrazione, di questi errori io sono la vittima – la sola vittima – esposto a multe che non avrei dovuto ricevere.
Ma un Sindaco non può essere vittima dell’amministrazione che guida. E allora ho scelto di assumermi la responsabilità dell’errore e comportarmi di conseguenza.
Ho detto agli uffici – che pur mi comunicavano che non ero tenuto a farlo – che volevo pagare le multe.
Mi sono state indicate le somme e ho pagato. Non alla cassa dell’ufficio contravvenzioni, che non poteva ricevere il pagamento, visto che le multe erano annullate, ma all’ufficio postale, con semplici bollettini che ho compilato per un totale di 1.021,52 euro, che almeno ritroveremo nelle casse del Comune in vista dell’assestamento di bilancio.
Ripeto: non dovevo pagare, ma ho voluto pagare. Per non creare un conflitto tra Sindaco e amministrazione e per eliminare qualsiasi residuo dubbio sulla regolarità di quanto accaduto.
Dubbio certamente anche vostro, care consigliere e cari consiglieri, ma soprattutto di cittadine e cittadini che ci osservano e giudicano ogni giorno.
Spero che questo serva a spegnere l’attenzione morbosa che ha accompagnato questa vicenda.

E spero che si smetta di chiedere le mie dimissioni: sarebbe l’unico caso al mondo in cui si chiede di dimettersi ad un sindaco che ha pagato multe che non doveva pagare.
Concentriamoci invece sulle cose da fare, che sono tante, e sui cambiamenti attivati e da realizzare.
Sulle regole e sulle ambizioni per cambiare Roma.
Quando volete parliamo di questo.
Grazie.

(2) ADN -Kronos 17 novembre 2014 Zanda [capogruppo del Pd al Senato : “Marino non conosce bene Roma, cambi assessori”Ignazio Marino “non ha la conoscenza robusta di Roma che avevano Rutelli e Veltroni, o Petroselli e Argan. Questo avrebbe dovuto consigliarlo a scegliere una giunta più matura. Io stimo l’assessore Improta, ma su altri sospendo il giudizio”. Luigi Zanda, capogruppo del Pd al Senato, si esprime così sul sindaco di Roma, Ignazio Marino. “Una premessa: io sono molto amico di Ignazio Marino, siamo stati insieme al Senato per tanti anni, è una persona per bene”, dice Zanda in un’intervista a ‘la Repubblica’. Il Pd nazionale si appresta a chiedere l’azzeramento della giunta. “Marino non deve pensare che le indicazioni del Pd siano date per motivi diversi dal volerlo rafforzare. Ci mancherebbe altro che lui non si fidasse del suo partito”, aggiunge. A Roma si parla di elezioni anticipate: “Io sono contrario, ma considero egualmente pericolosa la palude politica: il fatto che il sindaco e la sua maggioranza non vadano d’accordo è contro natura, ancora più rischioso del voto anticipato”. “Le multe? Si pagano. Oppure, se le si ritiene illegittime, ci si oppone in giudizio. Altre strade non ce ne sono”, dice Zanda riferendosi al ‘Pandagate’. “Credo che Marino abbia governato con grande buona fede -conclude dando il proprio giudizio sull’amministrazione-. Ma i risultati per ora non sono sufficienti”.

Repubblica 16 novembre 2014 Campidoglio, Guerini convoca Marino L’ultimatum del vice di Renzi: “Azzera la giunta o non si va avanti”. C’è chi pensa a dimissioni “volontarie” a metà gennaio. Domani il vertice dei democratici. Intanto scatta il totonomi per la successione: in pole Gentiloni e Franceschini, in calo la Madia di GIOVANNA VITALE

(3) Un altro, significativo resoconto “scamuffo”: quello che ha riportato con grande enfasi le contestazioni all’incontro del Sindaco di lunedì 17 all’incontro organizzato dal PD del XV Municipio: come riportato da Vignaclarablog – un quotidiano on line locale  -  l’incontro è stato “Preceduto da una manifestazione indetta dalle forze del centrodestra locale che sotto la pioggia battente hanno gridato slogan ed esposto striscioni causando anche qualche disagio alla circolazione (leggi qui), l’incontro, che ha avuto inizio alle 18.30, ha visto la partecipazione di circa 200 cittadini stipati sulle gradinate e in piedi lungo le pareti. Numerosi anche i media presenti quando Ignazio Marino, accompagnato dal vice sindaco Luigi Nieri, dagli assessori capitolini Estella Marino (Ambiente) Guido Improta (Mobilità) e dal presidente del XV Municipio, Daniele Torquati, ha fatto il suo ingresso nel Teatro Patologico prendendo posto in platea...” Media che poi hanno preferito raccontare solo il prologo e poco e nulla del dialogo con i cittadini…



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