Ci sono parecchie riflessioni da fare sul sondaggio pubblicato ieri sul “gradimento” del Sindaco Marino e della sua amministrazione. A partire dal fatto che noi cittadini, che sappiamo come sono andate le cose da un bel po’ di tempo a questa parte, troviamo troppo facile mettere sulla schiena dell’ultimo Sindaco insediato in Campidoglio i risultati di anni e anni di malgoverno della città… [in calce l'intervento di Paolo Gelsomini]
Due osservazioni, collegate una all’altra. La prima: il disastro viene da lontano, e non solo dalla giunta Alemanno – che sicuramente ha impresso una notevole accelerazione – ma da prima, dalle due giunte Veltroni, e anche dalla seconda giunta Rutelli. Quando gli scenari di cartapesta delle notti bianche e dei festival impedivano ai cittadini di vedere che non venivano affatto affrontati e risolti quei problemi che hanno messo oggi in ginocchio la città: debito fuori controllo, abnorme sviluppo edilizio di scarso o inesistente interesse pubblico, amministrazione elefantiaca e inefficiente e molto altro. Nessuna pianificazione davvero lungimirante della mobilità e dell’urbanistica: a partire dalla moltiplicazione degli insediamenti fuori dal GRA, dove molti scontenti di oggi sono stati costretti ad andare ad abitare, con la condanna a sprecare nel traffico una parte consistente della propria vita. Nessun controllo sull’escalation della spesa di opere come la metropolitana, che come un’idrovora ha risucchiato risorse pubbliche che avrebbero potuto essere investite ben più saggiamente e con risultati ben più rapidi e diffusi sulla mobilità cittadina.
Nessuna politica nella raccolta dei rifiuti, nessun investimento nella manutenzione stradale, nessuna organizzazione per la cura del verde: sarà – forse – questa la consigliatura che si porterà a casa il regolamento del verde urbano, che nessuna precedente amministrazione di centrosinistra ha mai voluto varare. E le soluzioni a queste “piaghe capitali”, si noti, sono sempre state sparse a piene mani in tutti i programmi elettorali, che nessuno ha mai messo in pratica, preferendo scopiazzare quelle iniziative delle altre capitali europee che potevano portare prestigio alla casta al governo della città, piuttosto che seguire i modelli stranieri nella cura del territorio (e delle persone), a partire dalla riqualificazione delle periferie. Per questo ci sembra troppo facile mettere sulla schiena dell’ultimo sindaco insediato in Campidoglio i risultati di anni di malgoverno della città. Per usare una metafora in tema, è come pretendere che un medico che si trova davanti un paziente con una malattia cronica, con complicazioni ormai estese a tutto l’organismo, lo guarisca in quattro e quattr’otto. E se questa amministrazione ha senz’altro molti difetti, lentezze, e a nostro avviso commetta anche errori, non le si può negare una discontinuità vera con le passate amministrazioni, soprattutto nel tentativo, non sempre riuscito, di portare la città dentro un sistema di regole improntate all’interesse pubblico.
La seconda: l’unica cosa in cui i predecessori di Marino (persino Alemanno) sono forse stati più bravi, è la comunicazione, che è poi quella che fa una grande differenza nei sondaggi. E’ vero che la gente giudica in base alla realtà in cui inciampa ogni giorno – l’immondizia sotto casa, le code in macchina – che incide sulla qualità della sua vita. Ma diciamocela tutta: questa storia delle buche stradali, del decoro e del trasporto pubblico scadente, da sempre infarcisce le “cronache di Roma”, con accenti diversi secondo il posizionamento delle testate (e gli interessi dei loro editori). E se probabilmente c’è stato oggettivamente un progressivo peggioramento di interi settori di competenza del Comune (ma bisognerebbe conoscere i dati) abbiamo imparato da tempo che la percezione di un’esperienza può essere molto falsata (migliorata o peggiorata) dal modo in cui viene socialmente rappresentata (direbbe qualcuno “narrata”). E se da un lato apprezziamo che il Sindaco Marino – al contrario dei suoi predecessori – non sprechi carta e soldi dei contribuenti per tappezzare le strade con slogan ed eventi che lasciano il tempo che trovano, vorremmo che entrasse davvero in sintonia con la città , aprendo un confronto più ampio e sistematico (abbiano notato una sua tendenza all’ascolto dei casi individuali, piuttosto che delle problematiche generali), a partire dai mezzi che oggi fortunatamente sono a disposizione. Basta veramente poco per aprire canali di comunicazione ” a doppio senso”, per aumentare la trasparenza sull’operato dell’amministrazione e per offrire nuove forme di partecipazione ai cittadini. Sono questi i veri antidoti allo “scontento”: la conoscenza di quanto si sta facendo – le difficoltà, le prospettive i tempi, le scelte – il coinvolgimento dei territori e la responsabilizzazione delle persone. Preoccupandosi non solo della panchina e della pista ciclabile (per quanto importanti) ma impegnandosi per ricreare un senso di comunità nei quartieri. E non puntando sul facile populismo di operazioni come lo Stadio della Roma, ma costruendo un pezzo alla volta, con i fatti, un’immagine del lavoro dell’amministrazione basata sulla serietà e sulla prevalenza dell’interesse collettivo.
Quanto al sondaggio, commissionato e offerto in pasto alla stampa dal PD capitolino, di cui fanno parte molti consiglieri presenti anche durante la consigliatura Alemanno, viene da pensare che se si fossero dati tutti così da fare anche allora, forse noi cittadini ci saremmo risparmiati un bel po’ di quel tempo passato a presidiare il Campidoglio contro le delibere urbanistiche e altro.
AMBM
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L’intervento di Paolo Gelsomini (Coord. Residenti Città Storica)
Governare una città come Roma può portare benefici politici immediati che, con oculate strategie mass mediatiche di mantenimento, possono essere conservati fino alla fine del mandato. Come? Basta fare piccoli annunci tutti i giorni che accontentano un pò tutti e quindi non risolvono nessun problema strutturale ma producono solo piccoli effetti graditi a rappresentanze politiche, corporazioni sociali, lobby senza fare quelle riforme di struttura che una città come Roma attende da decenni. Il sindaco Marino sta cercando di mettere mano alle grandi questioni non sempre ben consigliato. La creazione di un Parco Archeologico dei Fori e dell’Appia Antica sarebbe il segno che riavvicina urbanistica ed archeologia ridisegnando una rete di percorsi capaci di unire rioni, aree archeologiche centrali, paesaggi. La discontinuità dell’azione urbanistica portata avanti dall’assessore Caudo con i temi della rigenerazione, del recupero, della riqualificazione, della riammagliatura dei tessuti senza portare altri metri cubi di cemento al di fuori del GRA è un’azione di grande coraggio che va perseguita con determinazione proprio ora che il vento dell’urbanistica tra Piano casa Zingaretti-Civita e Legge Lupi sembra soffiare nel verso contrario. L’azione forte sulle regole nel commercio condotte dall’assessore Leonori sta per la prima volta piegando l’arroganza di molte lobby presenti soprattutto nel campo della ristorazione ed in particolare nel centro storico dove sono presenti innumerevoli forme di commercio su strada dai camion bar alle bancarelle. Le politiche di pedonalizzazione del centro storico e l’istituzione di isole ambientali segnano una novità anche se la reale applicazione sembra andare a piccoli passi accerchiata da interessi diversi e da forme di intollerabile corporativismo. Questi provvedimenti strutturali hanno bisogno di periodi più o meno lunghi di metabolizzazione ed inizialmente creano proteste e scontenti. Questo periodo di metabolizzazione, necessario alle grandi riforme ed agli interventi di struttura, è quello che il PD romano teme di più, perchè si perdono consensi e si dà fiato all’opposizione populista. Ecco perchè il PD romano scarica sul Sindaco il malcontento della gente. Anzichè commissionare sondaggi in house all’altezza delle sfide epocali e dei cambiamenti che questa Città impone. Occorre inforcare occhiali per vedere lontano ed invece il PD romano è miope, perchè il vedere lontano non porta consensi elettorali, non fa segnare punti a vantaggio di questo o quel consigliere, non fa andare sui giornali tutti i giorni a sciorinare la propria buona azione quotidiana che però non porterà mai in Paradiso. Ignazio Marino ha mille difetti, ma una cosa l’ha capita: questa Città ha bisogno di azioni decise su vasta scala e gli effetti immediati quasi mai sono comprensibili ed accettati, anzi è vero il contrario. Dopo 5 anni è meglio raccontare quello che si è messo in campo per la trasformazione di questa Città che raccogliere i voti di gruppi e di categorie senza aver cambiato nulla.
E’ vero però che sui problemi storici ed endemici di questa città come la mobilità, il trasporto pubblico, i rifiuti, la sicurezza, lo smaltimento delle acque piovane, la qualità della vita nelle periferie occorrerebbe stimolare un grande Convegno cittadino, un grande Laboratorio di idee con la partecipazione di cittadini, forze economiche, sociali e culturali di questa Città per cercare e condividere una strada da percorrere insieme e per iniziare a risolvere questi enormi problemi strutturali. Non basta il PGTU, non bastano sporadiche ordinanze, non sono più sufficienti delibere che non toccano la sostanza del modello di questa Città (es. la delibera sui pullman turistici, le ordinanze antialcol, ecc.). La Città va governata come un sistema. Non c’è Parco archeologico che tenga senza un cambiamento coraggioso del sistema della mobilità a Roma, senza una disciplina del commercio, senza un regolamento del verde. E gli esempi potrebbero continuare. Di questo il PD romano si dovrebbe preoccupare, facendo un salto culturale che finora ha dimostrato di non essere in grado di fare. Altro che fare sondaggi per mettere all’angolo Ignazio Marino facendo ridere Marchini e la Meloni che già affilano le armi…..
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