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IL “SISTEMA TARANTINI” SI DIFFONDE ANCHE IN CAMPANIA? . L’indiretto confronto ideologico fra Terry de Nicolò e il Cardinale Bagnasco apre lo spazio ad un’analisi socio-economica della corruzione
Creato il 01 ottobre 2011 da Ciro_pastoreIn questi ultimi giorni, e per ragioni diverse, l’attenzione mediatica è oscillata fra le esternazioni “filosofiche” di Terry de Nicolò (la escort tarantiniana) ed il discorso pronunciato dal Cardinale Angelo Bagnasco. Premetto che non sono interessato alle disquisizioni moralistiche. A me preme, invece, prendere in considerazione questi due discorsi dal punto di vista etico e sociale. Il Cardinale Bagnasco, Capo dei Vescovi Italiani, ha sottolineato come certi comportamenti siano “non solo contrari al pubblico decoro ma intrinsecamente tristi e vacui”. Ma ancor più, il Cardinale stigmatizza il fatto che “si rincorrono, con mesta sollecitudine, racconti che,se comprovati, a livelli diversi rilevano stili di vita difficilmente compatibili con la dignità delle persone e il decoro delle istituzioni e della vita pubblica”. Come più volte, e in diverse salse, ho scritto, assistiamo all’affermarsi di un sistema valoriale che potremmo definire “parassitismo esistenziale”. La filosofia morale ed etica – ammesso che si possa definire così – alla base delle dichiarazioni della de Nicolò (vedi intervista integrale su http://www.youtube.com/watch?v=ehusOyLWgA8 ) infatti, dimostra che ha preso il sopravvento, finendo per superare la soglia dell’accettabilità, un perverso modello di vita, guidato da quell’istinto “cannibalesco”, frutto di psicologie fragili e derelitte, che tende a giustificare ogni comportamento in nome del Dio Denaro.
La Escort ed il Cardinale – decisamente una strana coppia – con le loro parole non fanno altro che rappresentare emblematicamente non solo due concezioni della moralità privata e pubblica, ma, in qualche modo, rappresentano plasticamente il confronto/scontro di due visioni del mondo. Se è comprensibile che il Cardinale richiami l’attenzione ad un uso meno disinvolto delle posizioni istituzionali per procacciarsi piaceri terreni; meno comprensibile appare, invece, che le pur lecite scelte di vita della de Nicolò, diventino il manifesto di un’intera generazione di donne che abiurano la propria dignità femminile per oggettivarsi nel ruolo di prezzolato trastullo maschile. Il meccanismo di razionalizzazione, che le spinge a credere di essere libere nella scelta di prostituirsi, si basa sulla centralizzazione del danaro, unico metro identitario. Il “meglio un giorno da leone”, che dovrebbe dare dignità alla poco edificante epopea tarantiniana, non è altro che la difensiva sublimazione di comportamenti, che restano pur sempre riprovevoli anche ai loro stessi autori.
Le logiche insite nel sistema tarantiniano non sono né nuove né confinabili nel ristretto ambito in cui si sono svolte. Pare ormai acclarato che la diffusione del fenomeno abbia valicato i confini pugliesi e si sia estesa, con attori ed attrici diverse, in altri territori e settori. Da mesi, per esempio, circolano voci incontrollate, e speriamo non veritiere, di una Tarantini Connection in Campania, messa in atto da pseudo imprenditori (sarebbe meglio definirli “prenditori”) che, a forza di festini a luci rosse, si sarebbero guadagnati la benevola considerazione di manager pubblici, forse troppo sensibili al fascino femminile. Le fantacronache narrano (e qualcuno giura che ne esistono anche i reperti fotografici) di non più giovani uomini, vittime consapevoli delle prezzolate attenzioni di procaci e disponibili donnine dai costumi morali molto disinvolti. Qualche spericolata malalingua azzarda, non si sa bene con quanta malizia, che quei reperti costituiscano ad un tempo prova dell’evento e temibile arma nelle mani degli scaltri “prenditori”. Ma, come sempre, sulle voci incontrollate non si costruiscono che teoremi indimostrabili e, quindi, occorre consapevolmente confinarle nell’ambito del gossip.
Quel che pare certo, invece, è che l’idea stessa di corruzione sta subendo delle mutazioni, per così dire, genetiche. La selezione perversa, che scaturisce da ogni Tarantini’s System, determina, a lungo andare, la riproduzione di un sistema ad alta densità di corruzione. Si crea, cioè, una vera e propria “corruzione ambientale” che finisce per coinvolgere, a macchia d’olio, livelli sempre più diffusi – orizzontalmente e verticalmente - di manager e funzionari infedeli. La corruzione, per sua natura, è sempre stata ad alto indice di mutazione genetica: cambia rapidamente offerta per soddisfare i mutevoli desideri, a volte perfino inespressi, dei soggetti da corrompere. In tal senso, resta mitica la famosa frase rivolta da Gaetano Caltagirone – famigerato palazzinaro romano - a Franco Evangelisti, devoto scudiero del Divo Giulio: “A Frà, che tte serve?”. Questa frase condensa la filosofia di fondo di ogni corruttore: ogni tuo desiderio verrà soddisfatto. I desideri umani hanno innumerevoli sfaccettature, ma si possono ridurre sostanzialmente a tre: denaro, sesso, potere. Ogni corruttore sa bene che utilizzando questa malefica triade può abbattere qualsiasi resistenza ed è pronto ad usare quelle armi, anche cumulativamente se necessario, per raggiungere il suo scopo. Peraltro, il sistema diventa ancor più perverso se si applicano due pesi e due misure a manager, rei soltanto (si fa per dire) di essersi adeguati ad un andazzo generalizzato, finendo per essere espulsi dal sistema nella pura tecnica del “colpirne uno per educarne cento”, in pieno stile maoista. Se qualcuno vuole proprio dare il via ad una nuova stagione fatta di costumi morigerati dovrebbe estendere le “purghe” a tutta la galassia e non fermarsi ad un solo pianeta.
È, peraltro, proprio il clima di disarmo e di sfascio generalizzato, che colpisce anche il TPL, a creare i presupposti per la maligna infiltrazione di “prenditori”, pronti a gettarsi sul corpo quasi esangue delle aziende del settore. Come famelici avvoltoi sull’ultima preda disponibile, in una savana sempre più desertificata, si aggirano in volute sempre più strette per infierire sferrando il definitivo colpo mortale.
Ciro Pastore – Il Signore degli Agnelli
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