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Dal blog di Carlo D’angiò, uno dei migliori marketers Italiani.
Un centinaio di anni fa, alcuni personaggi con i soldi, d’intesa con gli uomini della politica, hanno messo in piedi un sistema di lavoro, produzione e scambio che ha tirato avanti fino a poco tempo fa.
Gran parte delle generazioni viventi è nata e cresciuta in questo sitema. Ed è talmente compenetrata con esso da essere convinta che sia sempre esistito e continuerà ad esistere anche negli anni a venire.
In tutte le famiglie ci si comporta come se questo sistema esistesse ancora.
Si educano i figli con il valore del lavoro stabile, dell’impiego sicuro e, in molti casi, anche del cosiddetto “posto fisso”. A scuola, gli studenti vengono preparati ai meccanismi del sistema, all’ubbidienza, alla subordinazione, alle regole della produzione in serie. Anche quando si ha l’illusione di ricevere una preparazione da manager, da professionista o cose del genere, in realtà è tutto scientificamente erogato secondo le specifiche del sistema.
Per esempio, ci insegnano che per avere una casa si può accendere un mutuo in banca.
Ci insegnano che la banca è un interlocutore necessario per avviare progetti di impresa, per comprare macchinari, mezzi di trasporto o per gestire il TFR degli operai.
Ci insegnano a indebitarci sin da subito, con le carte di credito, i fidi di massimo scoperto e ogni altra diavoleria bancaria.
Insomma, quando va bene, ti ritrovi a 30/35 anni con:
- un mutuo da 200 mila euro da restituire in 20 anni
- una mezza dozzina di finanziamenti per l’arredamento della casa, dell’ufficio e per l’auto di famiglia
- un’esposizione debitoria media di 2/3 mila euro al mese (carte di credito, scoperti etc.)
- e un lavoro che non copre nemmeno il 50% delle passività acquisite
Roba che una persona sana di mente non si sognerebbe nemmeno lontanamente di fare. Solo che noi non ci rendiamo conto di tutto questo, non percepiamo il disastro verso il quale andiamo incontro giorno dopo giorno, perché siamo abbindolati dal sistema. Siamo convinti che se facciamo il nostro lavoro (presente o futuro) e arriviamo puntuali, lavoriamo sodo, ascoltiamo il nostro capo, resistiamo nei momenti difficili e partecipiamo fiduciosi all’organizzazione dei processi, alla fine avremo la giusta ricompensa.
Siamo convinti che il lavoro sia la meta. E una volta acquisita, il gioco è fatto!
Vuoi sapere una cosa? E’ tutta una truffa. Il sistema è una truffa. Nessuno più è in grado di garantirti quella stabilità sulla cui certezza si era retto fino a qualche anno fa il sistema operaio e impiegatizio. Il patto siglato più di 100 anni fa dai nostri avi è stato tradito. Devi fartene una ragione.
Devi comprendere che questa crisi non è un fenomeno transitorio. Non è una congiuntura come le altre, con un suo inizio e una sua fine. In realtà, questa non è nemmeno una crisi, ma una vera e propria rivoluzione, una svolta epocale. E’ il riassetto delle energie, delle intelligenze, delle risorse umane e naturali.
Il modello di lavoro a cui sei abituato a pensare (impresa, stipendio, tredicesima, ferie etc.) non c’era prima. Non c’è mai stato in millenni di storia dell’uomo. Ed è bene capire anche questo passaggio. Perché la storia è ciclica, come il moto dei pianeti. E la fase breve del sistema è al suo epilogo. La truffa è finita.
Ora è tempo di rispolverare la propria individualità, il proprio orgoglio, e mettersi in discussione personalmente.
Nessuno ti garantisce lo stipendio. Quindi, se non fai bene, non ottieni nulla. Ma se fai (e fai bene), senza aspettare gli ordini del capo, allora puoi fare molto di più di quello che ti avevano promesso.