Tanti sociologi hanno analizzato questi dati e sulla Nuova Bussola Quotidiana non ha mancato di far sentire il suo pensiero il sociologo di area cattolica Massimo Introvigne: «Mi capita spesso, in dibattiti pubblici, di spiegare che queste statistiche c’entrano molto con il dibattito in corso sulle unioni omosessuali. Se si diffondono più modelli alternativi di famiglia – non lo dico io ma i numeri – diminuisce il numero di famiglie. Se si diffondono più modelli alternativi di matrimonio, la confusione sociale sull’idea stessa del matrimonio fa diminuire i matrimoni. Meno matrimoni significa meno figli». Forse Introvigne – attento osservatore della realtà – dovrebbe considerare che in Italia nonostante manchi il matrimonio o le unioni civili per le coppie dello stesso sesso si stanno già diffondendo modelli alternativi di famiglia: infatti secondo l’Istat diminuiscono le coppie sposate (soprattutto in Chiesa) ma aumentano le coppie di fatto. Difficile dare la colpa di questo agli omosessuali le cui famiglie in Italia non sono riconosciute.
Allo stesso modo risulta difficile credere – così come afferma Introvigne – che se si diffondono modelli alternativi di famiglia diminuiranno il numero di famiglie: al limite si diffonderanno famiglie che non somigliano tutte a quelle del Mulino Bianco in cui ci sono genitori non sposati, genitori single, coppie senza figli, coppie dello stesso sesso con figli. Tanti modelli diversi di famiglie ma tante famiglie.
Risulta quasi comico pensare che «se si diffondono più modelli alternativi di matrimonio, la confusione sociale sull’idea stessa del matrimonio fa diminuire i matrimoni»: forse chi vuole sposarsi è maturo abbastanza per sapere cosa e come fare. Inoltre la “leggenda” che i gli stravolgimenti del matrimonio avranno influenze negative anche sul numero delle unioni “tradizionali” fra uomini e donne viene ampiamente smentita da uno studio pubblicato sulla prestigiosa ricerca scientifica Plos One da parte di ricercatori della School of Community Health presso la Portland State University. Secondo gli studiosi: «L’effetto deleterio sui matrimoni tra persone di sesso opposto è stato considerato un fattore chiave per la riduzione e l’eliminazione dei diritti delle coppie dello stesso sesso. Tali affermazioni non appaiono credibili di fronte alle prove esistenti, e concludiamo che i tassi di matrimoni tra persone di sesso opposto non è influenzato da unioni civili o matrimoni tra persone dello stesso sesso». I ricercatori si erano domandati se «il matrimonio tra persone dello stesso sesso andasse a detrimento del matrimonio tra persone di sesso opposto» e le loro conclusioni sono nette: «Abbiamo scoperto che non ci sono effetti a breve né a lungo termine dei matrimoni gay o di leggi, forti o deboli, sulle unioni gay, rispetto al tasso di matrimoni etero».
Introvigne viene smentito anche nella parte in cui afferma che «meno matrimoni significa meno figli»: come sostiene Daniela Del Boca (professoressa di Economia Politica presso l’Università di Torino, già consulente dell’OCSE, della Commissione Europea, dell’Isfol e direttrice del Centro CHILD) «nei paesi dove la proporzione delle unioni di fatto è aumentata di più, come per esempio in Svezia e Norvegia, anche la fertilità è cresciuta di più. È salito il peso dei figli nati fuori dal matrimonio in percentuale delle nascite. Dove le unioni di fatto sono riconosciute e sostanzialmente trattate alla pari delle famiglie coniugate, il declino dei matrimoni non implica dunque la diminuzione della fertilità (un fenomeno che invece interessa Italia o Grecia)».
Continua Introvigne: «Le donne non sposate hanno la stessa possibilità biologica di fecondità delle donne sposate. Ma hanno un tasso di fecondità molto più basso. Lo dicono i numeri, in tutto il mondo, e non c’è ideologia che riesca a cambiarli». Peccato che non dica a quali “numeri” faccia riferimento.
Scrive il sociologo: «Fare un figlio non è un semplice fatto biologico. Senza prospettive di stabilità e sicurezza per allevarlo ed educarlo, è più difficile che una donna decida oggi d’intraprendere quest’avventura, ed eventualmente resista alle sirene dell’aborto». Quanto sostenuto da Introvigne è un motivo in più – così come rileva la professoressa Del Boca – per riconoscere le unioni di fatto al pari delle famiglie regolarmente sposato considerando che in Italia un bambino su quattro nasce da coppie non sposate.
Conclude Introvigne: «Ma l’unico modo di far aumentare le nascite è scegliere – nella politica, nella cultura e anche nella Chiesa – la famiglia. Quella fondata sul matrimonio su un uomo e una donna. Altro che mettere in discussione il matrimonio e pensare a introdurre modelli alternativi!». Purtroppo la società – unioni omosessuali o meno – si muove in tutt’altra direzione ed un sociologo dovrebbe essere il primo a rendersene conto considerando che il suo compito è proprio l’osservazione della realtà.
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