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Il sogno di Franz

Da Fishcanfly @marcodecave

“Quanti modi conosci?” – gli chiese il ragazzo accennando con il capo alla scatola rossa posata sul tavolino.

Il vecchio sospirò, storse la bocca e gli uscì un mezzo sorriso, poi d’un soffio disse:

“Uno solo, a dire il vero.”

Il ragazzo era pensieroso. Erano anni che stava inseguendo una soluzione, e ora era lì, dentro la scatola rossa, sul tavolo bianco. Sarebbe bastato aprirla, ma era ancora dubbioso. Di tanto in tanto riprendeva a passeggiare nella stanza dalle pareti ovali e concave, d’ un bianco quasi accecante.

Il sogno di Franz

“Passeggiare non ti farà svegliare dal sogno, se è questo che vuoi.” – rise il vecchio.

“Sei molto vecchio.” – osservò l’altro, guardandolo.

“Ho avuto molte anime.” – gli rispose l’uomo anziano, seduto di fronte al tavolo, le mani tremanti, inerpicate sul bastone.

“Quante?”

Il vecchio alzò la mano destra e con il dito indice disse: “Oh… innumerevoli …”

“E quindi ora sei il mio angelo custode?”

Lui agitò la mano in aria “O spirito guida, come preferisci chiamarci.”

“Sei contento di essere qui, con me?”

Il vecchio sorrise, un sorriso che d’un tratto lo fece apparire molto più giovane degli anni che gli gravavano sulle spalle. “Non aspettavo altro da quando sei nato.”

Il ragazzo annuì, convinto di aver fatto la cosa giusta. Lo aveva chiamato più e più volte, e infine lo spirito guida gli era venuto in sogno. Lui aveva chiesto, lo spirito aveva risposto, mostrandogli la scatola sul tavolo.

“Che cosa contiene la scatola?”

“Tutta la tua vita, amico mio.” – disse il vecchio.

“Posso aprirla?”

Il vecchio posò il bastone, si alzò, uno scatto poderoso, veloce e inaspettato per la sua età. Superava il giovane in altezza: iniziò a camminare intorno al tavolo, circumnavigando sia la scatola che il ragazzo.

“Certo che puoi aprire la scatola…ma allora le cose cambierebbero. Il mondo muta nel momento in cui osservi il mondo, resta uguale nel momento in cui distrai lo sguardo. Il divenire delle cose, amico, dipende da noi. Per questo la realtà ci appare tanto fragile, tanto instabile, perché non facciamo altro che osservarla.”

“Mi stai dicendo che tutto è illusione?” – il ragazzo picchiettò con un dito sul tavolo.

“No, Franz…la vera domanda non è se ciò che vedi è reale, la vera domanda è: tu sei reale?” – il vecchio lo scrutò, lo sguardo affossava le sue radici in millenni di anime, in cicli continui di atomi, in reincarnazioni di multi versi. Franz sentì tutto questo dentro di sé: si sentì reale, poiché qualcuno lo stava scrutando da ere senza tempo.

“Io…io…- esitò – Io sono reale, il mio dolore è reale, le mie mani sono reali…”

“Io, io, io! Tu sei reale perché sei consapevole di esistere.”

“Sì, ma gli altri…esistono?”

“No, Franz. Gli altri non esistono. Sono solo proiezioni di ciò che senti nei confronti degli altri. Se provi qualcosa, allora gli altri acquistano contorni più netti, qualità definite, caratteri, espressioni. Ma gli altri non possono esistere senza di te.”

Franz rise, si avvicinò al tavolo. Avrebbe potuto allungare il braccio di qualche centimetro e avrebbe toccato la scatola.

“Tutto questo mi sembra enormemente egoistico, Spirito. E anche colmo di solitudine.”

Il sogno di Franz

Lo spirito iniziò a sparire, ma la sua voce era chiara e forte e vagava intorno a Franz.

“Ci sono due strade: ciò che scegliamo di essere e ciò che scegliamo di credere. Non sempre si crede in ciò che si è, non sempre si è ciò che si crede. Tu, Franz, devi credere in te stesso.”

Franz accarezzò la scatola, appena un tocco e sentì tutto ciò che era reale avvilupparsi intorno alle due dita, risalire sul braccio, espandersi in tutto il corpo: il compleanno dei sette anni, quando aveva ricevuto quella splendida moto a pedali rossa fiammante, la prima volta che era andato al cinema e un effetto speciale lo aveva fatto sbalzare dalla poltrona, l’asprezza del primo limone, le corse tra i corridoi di casa, il primo cadavere, sua nonna, stesa fredda nella sala dell’obitorio, il color nero dei funerali, un enorme telo nero, e il bianco del mandorlo in fiore, e la prima neve, cinque anni, e il primo bacio con la lingua quindici anni, la prima volta che aveva riportato a casa uno specchietto staccatosi in un incidente d’auto, la prima volta che lei gli aveva detto che non lo amava, la torta con le fragole, il sapore delle lacrime e il tepore dei raggi estivi che avevano asciugato le guance, la prima stella cadente, il ginocchio sbucciato…e un’infinità di cose inestricabili, ricordi, sensazioni.

“Ho capito” – disse Franz, ritraendo la mano.

“Cosa hai capito?” – gli rispose lo Spirito.

C’era silenzio adesso e comunicavano con il pensiero, e Franz riconobbe la voce famigliare che lo aveva accompagnato in molti momenti.

“C’è un solo modo per morire: vivere. Per questo non aprirò la scatola.”

Franz si allontanò. Lo Spirito Guida taceva. Tutto crollò e andò in pezzi, il tavolo, la scatola, i muri bianchi della stanza. Franz si voltò e vide la lunga spiaggia che conosceva da una vita, e una grande distesa d’acqua infrangersi a riva. Franz si incamminò, e percorse miglia, almeno così gli parve. Poi guardò le dune alla sua destra, guardò il mare alla sua sinistra e sedette. Toccò la sabbia bagnata, vi soffiò sopra e cumuli di granelli si sollevarono con incredibile leggerezza.

Apparve una scritta, Franz la lesse e sorrise.

Poi la vita lo inghiottì.



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