L’intervista
Intervista ad Artemide B.
Benvenuta nel nostro Blog! Ti vuoi, innanzitutto, presentare? Da dove vieni? Cosa fai durante la giornata?
Ho 31 anni, vivo in provincia di Modena, la mia prima occupazione è quella di autista professionista e sono appassionata di serie TV (soprattutto quelle inglesi, le migliori per fotografia, sceneggiatura e recitazione, e quelle canadesi): serie TV che divoro in quantità industriali, e talvolta recensisco sul blog degli SpacciaLezioni:
https://glispaccialezzioni.wordpress.com/category/fuori-serie/
Dal 1999 sono tifosissima del Rayo Vallecano, la squadra del quartiere operaio di Madrid: in generale guardo tutti gli sport e i campionati possibili e immaginabili (salvo atletica, nuoto e ciclismo, la cui visione mi annoia parecchio), sia nelle competizioni maschili che in quelle femminili.
Mi ritengo una persona “sospesa nel tempo”, fra passato e futuro, per la malia provata tanto per il Medioevo, quanto per la fantascienza e le ambientazioni avveneristiche: l’impossibilità di esplorazioni territoriali o planetarie che caratterizza quest’epoca mi tange assai.
Sono un’assidua ascoltatrice di metal gotico e sinfonico, nonché una sconfinata ammiratrice delle Carmina Burana (declinate consapevolmente al femminile), dalle cui sonorità senza tempo mi faccio gradevolmente avviluppare tutte le volte che mi sento triste, arrabbiata, apatica o demotivata.
Veniamo al libro che ci presenti: 2062: Il castello delle Amazzoni. Di che cosa parla?
“2062. Il castello delle amazzoni” parla di uno stuolo di soldatesse di differenti nazionalità, che sogna di costituire un Paese di sole donne, e che alla fine della quarta guerra mondiale si trova al confine fra le odierne Ungheria e Romania dopo alcuni mesi di rotta. La trama segue alternativamente le loro vicende, e lo svolgimento delle trattative post-belliche a Parigi fra vincitori (Francia e alleati) e vinti (Prussia). Oltre a massicce dosi di erotismo saffico, nel libro è presente anche una forte impronta fantapolitica (nella quale si narrano gli avvenimenti che hanno condotto fino al conflitto, corredati di cartine e bandiere per una loro maggiore comprensione) contornata da elementi di fantascienza distopica. Il libro, che all’inizio prevedeva solo la parte fantapolitica, si è poi sviluppato e completato grazie all’unione di cinque diverse ispirazioni: i film Within (2005 – regia di Curtis e Ward), Seksmisija (1984 – regia di Machulski) e Le 120 giornate di Sodoma (1975 – regia di Pasolini), nonché i libri The Man in the High Castle – La svastica sul sole (1962 – Philip K. Dick) e Amori Saffici (fine del XVIII secolo – Pidansat de Mairobert).
Quarta guerra mondiale, ho sentito bene? E quale sarebbe stata la terza? Perché immaginare lo scoppio di una guerra mondiale?
La terza guerra mondiale finisce nel 2025, e si conclude con la vittoria della Germania che annette a sé tutti i territori compresi fra Paesi Bassi e Lituania, andando a formare di nuovo la Prussia.
Immaginare una guerra mondiale mi permette di conferire un’importanza maggiore alla parte fantapolitica del libro, e di ammantare la sessualità della Presidentessa vincitrice e delle amazzoni alleate in rotta fra Ungheria e Romania di un alone di impellente solerzia, di urgenza improcrastinabile, di assoluta necessità di espletamento, di erotica selvatichezza che si estrinseca nella vittoria e nella tragedia.
Inoltre, tutta la parte fantapolitica dell’opera è in realtà un’allegoria dell’attuale scontro politico fra Paesi del Mediterraneo e Paesi del Centro-Nord Europa in seno alla zona €uro e, di conseguenza, la terza guerra mondiale diventa metafora della presagita deflagrazione dell’area della moneta unica.
Quali sono i personaggi principali di questo libro? Ce li descrivi un po’?
Sul versante parigino, la fanno da padrone la Presidentessa francese, Olympe de Gérardet, 50enne lesbica dal fisico tonico e dalla sessualità disinibita (il suo nome deriva da Olympe de Gouges, l’autrice della “Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina” nel 1791, in piena Rivoluzione Francese), e la 22enne Eloïse Ducarré, ragazza lorenese che da estemporanea amante della Presidentessa si fa a mano a mano sua complice e suggeritrice nelle trattative post-belliche.
Per quanto riguarda le soldatesse dell’Etruria Amazzone, risaltano la leale e operosa capitana Altea Puggioni (originaria di La Spezia), l’aitante vice-capitana norvegese Vibeke Mortensen, la più giovane militare dalla vivida intelligenza Katerina Volkova (bulgara), la scheggia impazzita Micaela Arlauskis (greca) e la focosa e passionale Pauline Sartel (francese dell’Alta Savoia).
Nei tuoi scritti tratti di temi molto forti. Posso chiederti come mai nutri così tanta sensibilità verso l’omosessualità femminile, la transessualità e altri generi di erotismi?
Perché mi riguardano direttamente, essendo donna lesbica e transessuale. Perché sono parte integrante della mia formazione culturale, alcuni libri (tipo “Carol” o “Thérèse et Isabelle”) e alcuni film o serie TV (ad esempio “La moglie del soldato”. “XXY” o “Hit&Miss”) sono stati decisivi nell’affrontare con consapevolezza il percorso transessuale, e vivere a viso aperto la mia omosessualità saffica. Perché mi appassionano tantissimo, e nella letteratura attiva trovo il modo di sublimare queste tematiche.
Pensi che ad oggi l’omosessualità sia stata accettata in Italia?
Penso che il popolo italiano abbia alcune caratteristiche che lo renda molto più lento al recepimento delle istanze delle minoranze: è un popolo con una percentuale troppo elevata di (semi)analfabetismo di ritorno, tendenzialmente indolente, che tende ad andare avanti per inerzia più che per consapevoli convinzioni, che preferisce l’emotività (soprattutto se sguaiata o esacerbata) alla razionalità, che trova più semplice rifugiarsi nelle frasi fatte rispetto al rimettersi in discussione, approfondendo le tematiche in modo da poterle sviscerare con un’adeguata cognizione di causa.
Tutti questi fattori, prima ancora di determinare una discriminazione tout-court dell’omo-bi-transessualità, fanno sì che essa venga marginalizzata nella narrazione socio-legislativa, nonostante costituisca una delle minoranze culturali più creative, floride e stimolanti.
Consideri buono il rapporto che hai con il tuo editore?
Damster Edizioni è la prima casa editrice che ha creduto in me, tanto da pubblicare in cartaceo la prima opera pochi mesi dopo che io e Massimo (fondatore e amministratore della casa editrice) ci siamo conosciuti. Solo per questo motivo, il sentimento di gratitudine e riconoscenza che provo per Damster è e sarà inestinguibile. Il fatto di abitare a pochi chilometri di distanza l’una dall’altro costituisce un indubbio vantaggio sia a livello logistico, che sul versante comunicativo. Mi piace molto la libertà di azione che lascia Damster nella promozione e nell’organizzazione di eventi. Penso che se gestissi una casa editrice alcuni aspetti li affronterei in maniera diversa, ma le mie sono considerazioni ideali e ipotetiche che fino a quando non troveranno riscontro positivo o negativo nella realtà dei fatti (SE capiterà, un giorno) tali resteranno.
Come pensi debba promuoversi un autore che vuole emergere?
Credo nella politica dei piccoli passi, con presentazioni “di vicinanza” e interviste a portali o blog dedicati alla letteratura per cominciare. In un mercato dai numeri declinanti come quello dell’editoria, penso che i gesti eclatanti o gli ingenti investimenti personali non conducano da nessuna parte, molto meglio costruire con pazienza e cesellare fondamenta solide che permettano di durare anni, attenuando così l’effetto logoramento di immagine che il tempo inevitabilmente comporta. La partecipazione a festival o fiere di piccole-medie proporzioni è utile soprattutto per il contatto umano, coi potenziali lettori e gli altri autori della casa editrice: credo molto nel fare rete fra scrittori, ad esempio per scambiarsi informazioni sui luoghi dov’è possibile organizzare eventi per gli autori emergenti.
Hai dei progetti letterari futuri? Dove possiamo seguirti?
Ho appena finito di scrivere un racconto breve per un’antologia di Carnet Erot(i)que, la collana per adulti dell’editrice tarantina Lettere Animate, e ho in mente un secondo racconto sempre per questa collana. Mi è stata commissionata la versione moderna e vampiresca dei “Promessi Sposi” manzoniani, di cui dovrei iniziare la stesura a breve. Più in là nel tempo vorrei scrivere il sequel di “2062. Il castello delle amazzoni”. Ho in ghiaccio da tempo immemore alcune sceneggiature per fumetto, che spero un giorno di poter finalmente sviluppare.
Per seguirmi, basta visitare la mia pagina Facebook http://www.facebook.com/ArtemideB , dove non solo aggiorno sulle mie prossime presentazioni o uscite editoriali, ma informo e condivido anche contenuti sul mondo dell’arte e dell’editoria in generale.
Grazie, Artemide, per averci dedicato parte del tuo tempo. Un abbraccio.
Un abbraccio a voi, e grazie per lo spazio che mi avete concesso