Cesare Battisti, il terrorista libero
SAN PAOLO - Sta per pubblicare il suo primo libro scritto da quando è uscito di prigione e nel frattempo si gode la ritrovata libertà a Cananeia, in Brasile. Ma Cesare Battisti, l'ex terrorista dei Pac (Proletari armati per il comunismo) condannato all'ergastolo in Italia, in una intervista concessa al quotidiano francese "Le Monde" si augura di poter tornare un giorno a Parigi: "E' lì che che sono veramente cresciuto intellettualmente, è lì che mi sono formato". Ma intanto si appresta a trasferirsi a Rio de Janeiro. - "Cosa vorrei? Una riconciliazione con il popolo italiano. Ci vuole un'amnistia, altri Paesi ci sono riusciti - aggiunge serafico - L'unico desiderio è girare quella maledetta pagina" del terrorismo politico. Ma "ci vorrà tempo. E le dimissioni di un Berlusconi non cambiano niente: restano gli stessi partiti e le stesse persone".Spiega poi di assumersi le proprie "responsabilità politiche e militari" ma, nonostante la condanna in contumacia per quattro omicidi, continua a ripetere di "non aver ucciso nessuno" e ricorda di essere stato condannato sulla base delle "accuse di un solo e unico pentito, Pietro Mutti, il capo del nostro gruppo, arrestato nel 1982".
E lancia poi una dura accusa alla stampa brasiliana, e in particolare al "Folha de Sao Paulo", che lo scorso settembre ha pubblicato in prima pagina una sua intervista insieme a una foto di lui sorridente con un boccale di birra in mano sotto il titolo "La dolce vita clandestina". "Immaginatevi che effetto può produrre" una simile fotografia, osserva l'ex terrorista. "Un disastro".
Domanda: ma qiuel libro Battisti lo aveva mostrato al giornalista brasiliano o no? Facile pentirsi, dopo.
Il quotidiano di San Paolo "aveva detto che voleva ristabilire l'imparzialità nei miei confronti e io ci ho creduto", dice Battisti. "Hanno organizzato una trappola per danneggiarmi", e dietro a suo avviso ci sono "ambienti vicini all'ambasciata italiana, gruppi di estrema destra, vecchi conservatori che mi sono ostili".