
Largamente diffuso fino al 19° secolo, il dormire insieme sta riacquistando senso e significato nella cultura occidentale, soprattutto nell'ambito della pratica dell'Attachment parenting (vedi etichetta). Di seguito potete leggere un bell'articolo a riguardo che ho selezionato dal sito bambinonaturale.it.
Quando si parla di sonno infantile, impossibile non affrontare la spinosissima questione del lasciar dormire i bambini nel lettone.
Pochi argomenti come il sonno condiviso nello stesso letto riescono a scatenare accesi dibattiti non soltanto in famiglia, tra coniugi, tra mamme e nonne, e in genere presso l’opinione pubblica, ma anche a livello della comunità scientifica, tra pediatri, pedagogisti, educatori e ricercatori.
Eppure fino a non molti anni fa non ci si sarebbe neppure posti il problema se fosse legittimo dormire tutti insieme nel lettone. La vicinanza notturna tra genitori e figli, specie tra madre e bambino, non solo appariva assolutamente naturale – in primo luogo per assecondare l’allattamento al seno – ma anche, e soprattutto, auspicabile, per motivi di protezione e di sicurezza del piccolo.
L’antropologia ci mostra come il sonno condiviso sia presente in tutti i mammiferi e nei primati, per i quali ha la funzione di tutela della sopravvivenza della prole e, quindi, della specie, e la storia dell’uomo, sin dagli albori, testimonia dell’uso – presso tutte le civiltà, in ogni epoca e regione geografica – di dormire insieme ai figli, nello stesso letto o nella stessa stanza, ricorrendo alle soluzioni più svariate. È solo di recente che, con i cambiamenti culturali intervenuti a seguito dell’evoluzione sociale che ha visto la donna sempre più attiva nel mondo del lavoro – e quindi sempre più “lontana” dall’ambiente domestico e dalle mansioni di mero accudimento familiare e della prole – che secoli di abitudini e prassi legate alla cura dei figli sono state rimesse in discussione. A una millenaria tradizione di cure prossimali, di accudimento ad alto contatto, di pratiche quali l’allattamento al seno e il sonno condiviso si è andata sostituendo, con grande prepotenza, una nuova pseudo cultura sostenitrice dell’autonomia e dell’indipendenza non solo della madre, ma anche del bambino, già in tenerissima età. Stop, quindi, a modalità di accudimento che favorissero il contatto e la vicinanza, primi tra tutti allattamento al seno e sonno condiviso, e via libera all’introduzione di sostituti del latte materno, sonno solitario, principi educativi che promuovessero l’indipendenza e l’autonomia dei piccoli. Secondo questa nuova corrente di pensiero, dormire nel lettone non soltanto era lesivo della capacità del bambino di svilupparsi come essere indipendente, ma veniva dipinto come vera e propria minaccia per l’intimità e la salute della coppia, e non da ultimo come pericoloso per l’incolumità del bambino. Il sonno nello stesso letto, infatti, viene tutt’oggi annoverato, da voci del mondo medico e pediatrico, tra i fattori di rischio della SIDS, sindrome della morte improvvisa del lattante (o morte in culla).

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Fonte: Bambino Naturale