11 SETTEMBRE – Ha fatto una scelta di grande coraggio Lucia Annibali, l’avvocatessa 36enne di Pesaro sfregiata con l’acido lo scorso 16 aprile da due esecutori materiali assoldati dall’ex fidanzato, Luca Varani. Lucia ha fatto sapere chiaro e tondo che non potrà nascondersi per sempre e che preferisce, quindi, mostrarsi al mondo con quel viso diverso, sfregiato, eppure ancora illuminato da una grande voglia di vivere e di gridare che è arrivato il tempo della rinascita.
In una recente intervista, la Annibali ha infatti ricordato che il prossimo 18 settembre, data del suo compleanno, comincerà per lei una vita nuova: “Per me questo sarà anche l’anno zero: ricomincio tutto daccapo con la mia nuova faccia, con il naso un po’così, con gli occhi fra l’orientale e la riempita di botte, con le sopracciglia da tatuare e la bocca buona per sorridere finalmente dopo l’ultima operazione”. Un calvario di 7 operazioni chirurgiche che lasciano il segno sul corpo e, in modo invisibile ma ancora più profondo, nell’anima.
Nel frattempo, il fidanzato e i due aggressori sono finiti in galera. Lucia ha tratto forza ed ispirazione dalla vicenda che l’ha colpita per lanciare un appello alle donne, affinché si vogliano “tanto, tantissimo bene”. Inoltre ha affermato che l’idea di tornare alla professione forense non la entusiasma più come un tempo, se non avrà la possibilità di aiutare anzitutto le altre donne che sono state vittima di analoghe violenze e gli ustionati.
Una storia di violenza inenarrabile arriva oggi, però, anche dallo Yemen. Rawan, una bambina di soli otto anni, è stata infatti venduta dal patrigno per 100mila rial –circa 2000 euro- ad un marito 40enne che l’ha stuprata e uccisa la prima notte di nozze. Sebbene la notizia sia stata confermata e diffusa da fonti autorevoli -l’Unicef e il Centro yemenita per i diritti umani anzitutto-, le autorità locali continuano a negare i fatti ed hanno lasciato a piede libero lo sposo. In tutto il Paese si stima che circa il 52% della popolazione femminile si sposi prima di raggiungere i 18 anni, in alcuni casi molto prima anche dei 15.Ordinarie storie di violenza sulle donne che, dall’estero, in un certo modo giungono anche in Occidente e ci condizionano. L’usanza di sfigurare le donne con l’acido, ad esempio, è tipica di società fortemente patriarcali come quella pakistana, eppure i recenti casi di cronaca dimostrano che si tratta di un trend in aumento in Italia. Dopo Lucia, anche una giovane madre separata che prestava servizio all’ospedale San Martino di Genova è stata sfigurata con lo stesso metodo.
Che si tratti di atti dettati dall’ignoranza è evidente, ma stupisce che un tale odio e tanta barbarie giungano proprio da uomini che, almeno in linea di principio, dovrebbero essere innamorati delle donne e quindi proteggerle e tutelarle ancor più. Indipendentemente dalla cultura di appartenenza.
Resta il sorriso di donne forte e coraggiose come Lucia, capaci di vincere il male che è stato fatto loro rialzandosi e compiendo importanti passi avanti giorno dopo giorno. Perché una donna non è solo l’oggetto delle attenzioni di un uomo, non ha dignità solo fintanto che acconsente ad essere corteggiata e amata. Una donna è soprattutto quell’insieme di sentimenti, emozioni, passioni e idee capaci di fiorire anche in un deserto di violenza.
Silvia Dal Maso
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