IL SU-POST. Berlusconeide
Creato il 28 maggio 2011 da Massimoconsorti
@massimoconsorti
Pillola“È stato un affronto – ha detto Silvio infilando la Faber-Castell in un occhio di Bondi –. Carlà ha baciato tutti meno me che avevo appena fatto la doccia e lo shampoo con Nelsen Piatti all'aceto balsamico”. Il presidente del consiglio è rimasto sorpreso e amareggiato dall’atteggiamento della Première Dame che non solo non lo ha degnato di uno sguardo (e per Silvio non essere guardato con aria sognante da una donna è uno sgarbo violentissimo) ma che, quando se lo è trovato di fronte dopo aver baciato Obama, Medvedev, David Cameron e perfino Naoto Kan, ha fatto finta di essersi slacciata una scarpa e “saltato” elegantemente il turno di saluto. In questo periodo a Silvio non ne va una dritta. Lui insiste a dire che “tutto va bene madama Dorè”, ma i rumors che arrivano dal Pdl, dalla Lega, dai Responsabili di Accattonaggio, dagli elettori di Milano e di Napoli fanno supporre il contrario. Silvio è costretto, cappello in mano, a fare il giro dei leader mondiali per spiegare loro l’anomalia italiana, il cancro vero del Bel Paese che sono le toghe rosse, l’impossibilità di fare le riforme perché se non piacciono al presidente della Repubblica (e ai giudici) vengono clamorosamente bocciate. È andato a pietire un po’ di solidarietà da Obama e poi da Medvedev. Ha saltato Sarkozy, Angela Merkel e Cameron perché lo conoscono troppo bene e sanno che spara sempre un sacco di cazzate (Angelina ha ancora impresso nella mente l'incubo del “popi popi” che le fece nel 2006 in Germania), per approdare infine dalle parti di Naoto Kan il quale ha dimostrato quanto sia vero il giudizio che il mondo ha sulla proverbiale pazienza giapponese. E questo tour, pianificato scientificamente a tavolino con il fido Paolino “Pa” Bonaiuti, doveva servire a “spiegare” ai leader internazionali che cosa sta accadendo in Italia, visto che da Washington a Tokio sembra che gli unici giornali che leggono sono La Repubblica, il Fatto, l’Unità, il Manifesto (ma solo di sabato) e l’Espresso riservando ai “suoi” media il nobile compito di incartare il pesce e fare da tappeto ai cambi di terra dei vasi. Ovviamente, durante la solita conferenza stampa a senso unico, con domande ridotte al lumicino e senza possibilità di replica (strano concetto di “conferenza stampa” quello di Silvio), Berlusconi non si è lasciato sfuggire l’occasione di dire “vergognatevi” all’inviato di Repubblica il quale sta ancora aspettando le risposte alle 10 domande che il giornale gli fece un paio di anni fa. Silvio, lo ha rivelato in conferenza stampa, dell’anomalia italiana della magistratura al potere, ne ha parlato con tutti i leader del G8 e ha terminato la sua invettiva prendendo a prestito una metafora di Crozza-Bersani: “Ohi ragassi, mica siam qui a turare i buchi dell’Emmental”.PillolinaData per persa Milano, Silvio ha deciso di giocare tutte le sue carte nella campagna elettorale di Napoli, dove Lettieri ha ancora qualche chance di successo soprattutto dopo l’autocombustione del suo quartier generale. Si è presentato in piazza Plebiscito con le solite promesse: “Niente abbattimento di case abusive fino a dicembre, niente tassa sulla monnezza fino a quando un solo sacchetto di rifiuti sarà per strada, liquefazione del sangue di San Gennaro assicurata fino al 2840, messa a norma del Vesuvio e, promessa delle promesse, niente Hamsik al Milan”. I 30mila (30 per la questura) presenti al concertone di Gigi D’Alessio lo hanno bombardato di fischi e di qualche timido applauso, segno che fra di loro non c’erano i proprietari abusivi né i netturbini della camorra latitanti.SuppostaPovera Batman-Mom. L’hanno abbandonata tutti. Ha dovuto chiudere la sua campagna elettorale senza Gigi D’Alessio, senza Umberto Bossi e senza Silvio Berlusconi. Le sono rimasti solo Giulietto Tremonti (che ha fatto una rapida apparizione in conferenza stampa e solo per dire “Con Pisapia l’Expò se ne va via”), lo stracotto Albertini riesumato e il demi-vierge Roberto Formigoni con il quale ha cantato “O mia bella Madunina” (parole e musica di Giovanni d’Anzi) e “O sole mio” (parole e musica di Giovanni Capurro e Eduardo di Capua). Presenti in piazza i viagrati di Daniela Santanchè e i giovani della “Destra” in permesso straordinario da San Vittore. Trionfo invece per Giuliano Pisapia che ha chiuso la campagna elettorale di fronte a 70mila persone che, sotto una pioggia battente, hanno cantato con Elio e le Storie Tese e riso da matti con Bersani che ha detto: “Ohi ragassi, mica siam qui a curare le occhiaie dei Panda”.
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