IL SU-POST DEL SABATO. L’invidia di Silvio per William&Kate.; Bersani è solo più che mai e dalla Libia si fugge.
Creato il 30 aprile 2011 da Massimoconsorti
@massimoconsorti
PillolaSe avesse potuto farlo si sarebbe sposato come William e Kate: in carrozza e a Westminster, tanto per lui cattolici e cristiani sono la stessa cosa. Dopo anni di frequentazioni di frati, suore, preti (qualcuno anche pedofilo), vescovi contestualizzatori e alti prelati, Silvio non ha ancora capito che i cattolici fanno parte sì del vasto mondo dei cristiani, ma che si differenziano, in molti casi in modo sostanziale, dagli ortodossi, dai luterani, dagli anglicani, dagli evangelici, dai testimoni di Geova e financo dagli ebrei che, occorrerebbe spiegarlo ai nazisti e ai leghisti, sempre cristiani sono, esattamente come loro. Per cui la sua ultima puttanata: “Noi non approveremo mai leggi anticristiane”, lascia il tempo che trova. I preti anglicani, ad esempio, si sposano, come i pastori evangelici e i rabbini ebrei. Le donne possono diventare vescovi, il divorzio è ammesso e nessuna di queste religioni si mette di traverso se uno decide come, se e quando morire. Una rapida ripassata alla storia delle religioni a Silvio non farebbe male, c’è sempre monsignor Fisichella pronto all’uso. Ma dicevamo dell’invidia di Silvio per la coppia reale inglese. Confessiamo di aver seguito in tivvù il matrimonio di William e Kate. Molti anni fa seguimmo quello di Carlo e Diana, con tanto di Elton John allora single e, mentre allora ci colpì soprattutto la figura di quella ragazzina spaurita che sembrava andasse al martirio, ieri abbiamo visto due ragazzi innamorati che ad un certo punto si sono anche presi per mano e detti “ti amo”. Siccome siamo curiosi da sempre, e forse è per questo facciamo i giornalisti, abbiamo dato una letta alla stampa dei giorni scorsi per capire cosa ne pensasse del matrimonio del futuro re d’Inghilterra con la figlia di una hostess la regina Elisabetta. Beh, Liz (siamo amici da lunga pezza, tanto che abbiamo dovuto spiegarle che non è colpa nostra se Silvio regna ancora) era entusiasta della futura regina. Per la prima volta in vita sua, la graziosa Maestà si è resa conto che appoggiare un matrimonio d’amore è molto meno faticoso (e dispendioso) di divorziare, e così ha dato la sua regale benedizione. Silvio sta schiattando d’invidia, quella carrozza gli è rimasta proprio sul gozzo.PillolinaUolter Veltroni, dopo un periodo di ritiro sabbatico a Montecitorio, e purtroppo non in Africa come promesso, ha deciso di rituffarsi nella politica attiva. Si è reso conto che l’Italia non può fare a meno di lui, della sua fama di ammazza-sinistra, delle aspirazioni di grosse koalition, e soprattutto di un leader ex segretario della FGCI e direttore dell’Unità che confessa di non essere mai stato comunista (che pena!). Ha detto chiaro e tondo a Bersani: “Dopo le amministrative te ne vai affanculo, all’Italia ghe pensi mi”. E indovinate di chi ha fatto il nome per mettere in piedi una squadra vincente? Ma di Matteo Renzi perdindirindina, il quale si è immediatamente precipitato ad Arcore con la famiglia per dare la buona notizia a Silvio. In qualsiasi altra parte del mondo se un leader (o presunto tale), perde le elezioni si ritira a vita privata e, al massimo, entra a titolo gratuito in qualche consiglio di amministrazione dei conservatori. In Italia perdere le elezioni è quasi un titolo di merito, come per Silvio essere indagati o collusi o condannati o aver respirato l’aria delle patrie galere. Con chi vuol battere Berlusconi la sinistra? Con Uolter? E poi ci accusano di remare contro.SuppostaSono arrivati in mille, tanto che a Lampedusa si sono detti: “O minchia, ancora le camice rosse di quel pazzo di Garibaldi”. Arrivano i barconi di profughi, di gente che scappa da una guerra che gli italiani stanno combattono dalla parte di chi bombarda, che è un po’ come se i polacchi in fuga da Hitler avessero pensato di rifugiarsi nella Germania nazista. Bossi, in fondo, ha ragione. Ogni bomba che i Tornado sganciano, parte un barcone di disperati che fuggono dalla guerra e arrivano in Italia non sapendo chi è il presidente del consiglio né di che pasta è fatta l’opposizione democratica. È gente in fuga alla quale non si può più affibbiare neppure il reato di clandestinità perché la Corte di Giustizia Europea ha detto che non esiste. “Decisione del cazzo”, ha dichiarato Matteo Salvini addentando il polpaccio di una guardia padana, mentre Borghezio ha immediatamente presentato ricorso dando una botta di DDT all’aula di Strasburgo e senza considerare che i tafani si trovano proprio in via Bellerio.
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