IL SU-POST DEL SABATO. L’ira di Napolitano, i fotomontaggi di Ghedini e le odalische romane. È un classico sabato italiano
Creato il 05 febbraio 2011 da Massimoconsorti
@massimoconsorti
PillolaPerfino il solitamente conciliante (fino a divenir silente) Presidente della Repubblica stavolta non ce l’ha fatta. L’antefatto è ormai noto a tutti: la bicameralina respinge il decreto attuativo del federalismo municipale e Bossi, colto da un impeto d’ira irrefrenabile dice a Silvio: “Mi sai dire che cosa porto ora al mio popolo? O rimedi a questa cosa o i leghisti faranno pagare a te le conseguenze dello schiaffo”. Per la verità i leghisti ce l’hanno con Silvio da un po’ di tempo e Radio Padania è l’amplificatore dei mal di pancia, ma in questo caso sapere che la riforma federale non è passata per colpa dei vizietti di Silvio sarebbe dura da far digerire ai produttori di latte padano doc. Detto, fatto. In un amen Berlusconi convoca un consiglio dei ministri senza ordine del giorno e trasforma in decreto ordinario quello appena bocciato dalla bicameralina. Poi parte e va a Bruxelles. Tremonti e Calderoli organizzano una conferenza stampa in cui il superman dell’economia afferma: “Questa è la più grande riforma strutturale mai fatta in questo paese”. Ha ancora in bocca il sapore del prosecco quando arriva dal Quirinale una nota ufficiale (e non un rumor), che sintetizzando dice: “Io non firmo una mazza. Avete violato tutte le regole procedurali. Il decreto è irricevibile”. Si diffonde il panico. Silvio viene informato al Consiglio d’Europa mentre sta raccontando ancora una volta la barzelletta di Mohamed Esposito; Bossi mentre è nel bagno a tentare di espletare bisogni fisiologici sulla testa di Borghezio (lo ispira); Maroni si sta allenando con una volante della polizia alla guida veloce e Calderoli ha appena finito di staccare il quinto casco di banane dalla palma. Il Senatur telefona immediatamente a Napolitano per chiedere la ragione della nota e, sentita la spiegazione dell’incazzato nero Presidente della Repubblica, può solo rispondergli: "Presidente non avevo capito. Calderoli non mi aveva detto niente. Ma se stanno così le cose, è chiaro che torniamo in Parlamento. Certamente lo faremo”. A mons. Gianni Letta è andata peggio perché lui l’ira di Napolitano l’ha vissuta in presa diretta: “Presidente – ha detto Letta sinceramente contrito – io non ne sapevo niente, ero al Copasir”. L’unico a non aver ceduto di un millimetro è stato Silvio ‘o mandrillone che da Bruxelles ha detto: “La sua è stata una decisione politica. Altro che. I nostri tecnici ci hanno spiegato che avrebbe potuto anche firmarlo. Ha voluto deliberatamente cogliere solo gli aspetti negativi di quanto abbiamo fatto". E poi uno dice che soffre di manie di persecuzione.PillolinaOrmai Ghedini e Longo sono fuori di testa. La loro parola d’ordine è diventata: prevenire. Accade così che si ritrovino a sporgere querela contro ignoti addirittura per fatti che non sussistono ma che qualora “dovessero esistere”, loro avrebbero già di fatto bollato come falsi. La storia è risaputa. Si dice che vadano in giro foto che ritraggono Silvio nudo. A parte il fatto che oggettivamente a noi di vedere pendagli e ammennicoli vari (anche se presidenziali) può fregarcene di meno anzi, ci fa pure un po’ schifo, ma come si fa a dire di foto che non si sa se esistono, dove sono conservate, chi le ha scattate, quali sono i soggetti: “sono fotomontaggi”. Vabbè che Signorini ha fatto scuola, ma agli italiani non suona un po’ stonato che se uno non ha visto foto piccanti di Silvio in circolazione dica “sono fotomontaggi”? Eppure, grazie a Berlusconi, l’Italia è diventato il paese del “condizionale”. Il passato è stato abolito per decreto, il congiuntivo è impraticabile, il presente fa schifo, il futuro è in mano a Manitù. Cosa ci resta se non il condizionale? Dimenticavamo, l’imperativo.SuppostaNe sappiamo di più sull’harem romano di Silvio. Dopo l’improvvida telefonata intercettata della Minetti alla sua amica Faggioli in cui le diceva “a Roma le feste le fanno anche tre volte a settimana”, i paparazzi si sono scatenati e sono venute fuori le allietatrici capitoline del regale augello. Quello che colpisce è il budget che Silvio mette a disposizione di quelle fra le sue vallette che desiderano comprare casa: 1,2 milioni di euro per tutte. Tanto ha dato ad Alessandra Sorcinelli e tanto sembra abbia dato a Raffaella Fico, grande interprete shakespiriana in partenza per L’isola dei famosi. Ma i nomi sono tanti perché a Silvio le infermiere, considerate le malattie che ha, piacciono in gran numero. E allora ecco Giada, Miriam, Sabina, Aida (Yespica), Raffaella, Iris, Valentina, Cinzia, Cristina, Vivian, Barbara, Ioanna e basta così sennò ci gira la testa. Ma la più misteriosa di tutte è Giada che, dopo una estenuante ricerca, si è scoperto essere Giada Culite (quando si dice che il destino è racchiuso in un nome), alias Rasa Kulyte (il significato è lo stesso anche in lingua slava), che tutti hanno potuto ammirare nel programma cult di Rai2 “Il lotto alle otto”. Silvio le vuole belle, docili, abili nei travestimenti e soprattutto famose. Appresa la notizia, la casalinga di Abbiategrasso ha iniziato a schiumare rabbia. Proprio come il suo brodo di pollo.
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