Il 13 maggio scorso Alma Books ha vinto un premio importante nel Regno Unito come “Independent Publisher of the Year”. Pochi in Italia conoscono però la storia dietro il successo: una casa editrice fondata da due Italiani nel 2005. Ci può raccontare in breve la nascita di questa avventura editoriale?
Io e mia moglie Elisabetta siamo arrivati in Inghilterra nell’ormai lontano 1997. Era un giorno assolato di maggio e c’era un’atmosfera di festa nelle strade, perché i laburisti di Tony Blair avevano appena vinto le elezioni dopo diciotto anni di governo conservatore. Era anche l’anno in cui esplodeva il fenomeno Harry Potter e veniva abolito il prezzo fisso sui libri (che ancora esiste in Italia). Noi abbiamo avuto la fortuna di entrare subito nel mondo dell’editoria inglese e, pochi anni dopo, di lanciare una casa editrice di classici europei (Hesperus Press, nel 2001). Dopo avere ottenuto numerosi riconoscimenti, nel 2005 abbiamo fatto il grande salto e fondato Alma, una casa editrice tutta nostra. Poi la fortuna ha giocato di nuovo il suo ruolo e sono arrivati molti altri successi di pubblico e di critica – e per ultimo, quest’anno, il premio più prestigioso per un editore indipendente.
Dal vostro punto di vista, quali sono le differenze più palesi fra l’editoria italiana e inglese?
Ci sono diverse differenze sostanziali. Tra le più evidenti, direi che in Italia si legge e pubblica di meno ma, in media, si leggono e pubblicano libri di maggiore qualità. Poi c’è la questione del prezzo fisso: in Inghilterra il prezzo dei libri non è protetto, e quindi si assiste a ogni sorta di manovra tagliagola a suon di sconti. Il risultato, negli ultimi anni, è stato da una parte la chiusura di migliaia di librerie indipendenti, e dall’altra la formazione di gruppi editoriali e di venditori al dettaglio (tipo Amazon e Waterstone) sempre più grandi, spesso attraverso fusioni e acquisizioni. D’altro canto, se è vero che questa liberalizzazione selvaggia ha creato situazioni di monopolio, è anche vero che l’avvento delle nuove tecnologie (libri digitali e stampa su richiesta, per esempio) ha facilitato il proliferare di una miriade di nuove piccole imprese e ha agevolato la diffusione dei libri. Nel complesso quindi il numero di persone che leggono in questo Paese continua a crescere, mentre invece in Italia sembra in continuo declino. Per chiudere con un’altra nota positiva per l’Italia, direi che nel nostro Paese, a differenza dell’Inghilterra, la cultura e l’editoria vengono presi con maggiore serietà e non ci si vergogna di essere “intellettuali”, come invece accade nel mondo britannico, sempre più condizionato da certi dettami capitalistici che spingono a prediligere la vendita piuttosto che i valori culturali.
Alma Books traduce anche libri italiani, quali sono stati i cavalli di battaglia e perché il pubblico li preferisce rispetto ad altri?
Per lo più abbiamo tradotto classici italiani – dal tredicesimo al ventesimo secolo: Dante, Cavalcanti, Cecco Angiolieri, Petrarca, Boccaccio, l’Aretino, Machiavelli, Leopardi, Tarchetti, Verga, D’Annunzio, Antonia Pozzi, Fenoglio, Svevo e molti altri – con grande successo. Il libro che ha avuto maggiore risonanza è stato quello delle lettere di Giuseppe Tomasi di Lampedusa (ci apprestiamo a pubblicare anche una nuova traduzione dei suoi Racconti). Tra l’altro il Governo italiano ci ha conferito quest’anno il Premio Nazionale per la Traduzione come migliore casa editrice al mondo per la promozione della cultura italiana all’estero. Dove però devo ammettere che abbiamo fatto ancora poco è nel campo della narrativa contemporanea. Il problema è quello di trovare i libri giusti da promuovere, e finora non siamo stati in grado di trovare il libro adatto al momento opportuno. L’anno prossimo pubblicheremo Fai bei sogni di Massimo Gramellini, un libro che ha venduto oltre un milione di copie in Italia e che crediamo possa far bene anche in Inghilterra. Incrociamo le dita.
Sul Romanzo, oltre a essere un’agenzia letteraria, dal 2009 è un blog letterario molto seguito dai lettori italiani, avete rapporti con lit-blog inglesi? Vi sembra che la blogosfera possa influenzare le vendite oppure i numeri sono marginali?
Qui in Inghilterra i blog sono ormai uno strumento fondamentale per la promozione dei libri. Lavoriamo con decine di literary blogs e organizziamo guest posts (dove l’autore scrive un pezzo per un blog), blog tours (dove l’autore scrive per una serie di blog), concorsi a premi e altre promozioni. Abbiamo rilevato come queste attività generino vendite e possano suscitare interesse e opportunità promozionali in maniera spesso inaspettata.
Si è chiuso di recente in Italia il Salone del Libro di Torino, quali sono gli appuntamenti imperdibili del Regno Unito per gli editori e ritenete che la vostra presenza, a livello di marketing, sia ancora importante oppure il digitale e le nuove tecnologie hanno mutato gli orizzonti di riferimento?
Non c’è nulla che sostituisca il contatto umano. Perciò siamo molto attivi “sul terreno”. Gli appuntamenti chiave sono la Fiera del Libro di Londra (dove abbiamo uno stand) e quella di Francoforte. Poi le cerimonie dei premi principali, i vari summer parties (party estivi organizzati da editori, giornali ecc.) e i festival letterari. Noi cerchiamo di incontrarci con altri editori (anche per pranzi e cene) quanto più possibile e frequentare presentazioni di libri e altri avvenimenti culturali. Io sono particolarmente attivo tra le università, i college, le librerie e le associazioni culturali, dove spesso parlo per sensibilizzare il pubblico riguardo all’importanza della traduzione e incoraggiare i giovani ad abbracciare quest’arte.
Che cosa si augura per il futuro di Alma Books?
Che possiamo restare indipendenti e continuare a pubblicare le opere che più ci appassionano.
Media: Scegli un punteggio12345 Nessun voto finora