Non si riesce ancora a capire perché i Greci nel Sud Italia ci videro la speranza, la fertilità, la ricchezza, la predisposizione perfetta per far sì che divenisse punto nevralgico di un fruttuoso commercio e di uno stile di vita decisamente migliore rispetto a quello che il Sud della penisola balcanica non riusciva più a offrire mentre oggi il Meridione continua a fare con i conti con una politica che alla crisi non trova soluzione concreta.
Una piccola excursio storica per ricordare come nasce la grande colonia del Sud dove si muoveranno i primi passi destinati allo sviluppo della civiltà occidentale. E’ un passaggio di testimone fondamentale quello tra i greci e gli italici, quando nell’VIII sec a.C. inizierà quella che gli storici definiscono la “seconda grande colonizzazione“, quando gruppi di Greci si sposteranno dalla madreterra verso il Mediterraneo occidentale a fondare piccoli agglomerati urbani che ora prendono il nome di Ischia, Cuma, Napoli, Capua, Paestum, Velia, Taranto, Sibari, Crotone, Locri, Reggio, per ricordare le prime colonie.
Anche se fu la Sicilia la regione prediletta: Siracusa, prescelta per la fertilissima campagna adibita alla coltivazione del grano, Agrigento, ricca e potente dove sorse la più antica tirannide, Selinunte per controllare Cartagine sulla costa opposta.
“Rane intorno lo stagno”, così il filosofo Platone definisce il piccolo grande mondo greco che si verrà a formare lungo le coste del Tirreno e del Mediterraneo. In realtà le colonie greco – italiche erano vere e proprie polis e per molti aspetti all’avanguardia nel panorama politico.
Paestum
Le colonie erano polis indipendenti, ossia città autonome, e nonostante dipendessero politicamente dalla madrepatria, che provvedeva a fornire ai gruppi di uomini le navi, le armi e tutti i “finanziamenti” necessari alla fondazione della colonia, esse diedero vita a nuovi ideali politici, più liberi, più aperti al dialogo anche perché meno soggette ai problemi che erano sorti in Grecia a seguito alla crescita demografica ed al conseguente diminuire delle terre coltivabili che garantivano la sopravvivenza alle famiglie. A ciò si unirono le leggi sull’eredità dove la spartizione della terra avveniva tra i soli figli maschi. Da qui l’esigenza di migrare in luoghi che avrebbero potuto offrire una sistemazione migliore.
Velia
La Magna Graecia, la piccola culla di una cultura e di una civiltà destinata a cambiare la vita degli italici e non solo. Ne sono testimonianza la nascita delle prime scuole filosofiche ove operarono Parmenide, Talete, Pitagora, Empedocle; nuovi generi musicali, non destinati più al grande pubblico e per esaltare le gesta degli eroi come nei canti omerici , ma canzoni che lasciavano spazio sopratutto ai sentimenti, positivi e negativi. E c0sì l’atmosfera più leggera, la lontananza dalla madrepatria e dai sui forti influssi mitologici diedero un impulso maggiore alle vicende personali e al sentimento: nacque la lirica. Accompagnati dalla cetra, i poeti amavano cantare durante banchetti, feste private, nozze. Con la lirica nasce un canto di occasione per intrattenere gli ospiti , gli sposi, o anche per tessere critiche nei confronti dei rivali a seconda del tono, atto o meno a raggiungere lo scopo prefisso.
Un mondo bellissimo che i romani erediteranno, cui i siti archeologici di Puglia, Calabria, Campania, Lucania e Sicilia ne saranno per l’eternità custodi.