Fin dalla nostra infanzia siamo stati abituati dai libri di storia, che anno dopo anno abbiamo studiato, a concepire l’idea di un Meridione perennemente in ritardo dal punto di vista economico, sociale e culturale rispetto al più florido Nord Italia, tradizionalmente considerato come la patria dell’industrializzazione e come il carro trainante dell’economia. Ma le cose non stanno esattamente così: a confermarlo sono stati gli studenti della terza classe, sezione C, della scuola media “Alfonso Gatto” di Battipaglia. Gli alunni, infatti, approcciandosi allo studio utilizzando come punto di riferimento il libro di testo “Chiedi alla storia” di Amerini e Roveda, si sono imbattuti nella descrizione di un Sud praticamente sottosviluppato prima dell’Unità d’Italia, con risorse economiche inesistenti e totalmente subalterno al Nord. Così, rifiutandosi di accettare una simile impostazione, hanno condotto numerose ricerche storiografiche e sono riusciti a dimostrare l’esatto contrario di quanto viene affermato nel libro di testo.
Gli autori del volume, infatti, hanno commesso degli errori madornali nella loro descrizione delle condizioni meridionali durante la dinastia dei Borbone, dal 1734 al 1861. Gli studenti hanno confermato ciò facendo riferimento a importanti documenti, come gli atti della conferenza internazionale di Parigi del 1856, che assegnavano al regno dei Borbone un premio per lo sviluppo industriale; una quotazione della borsa parigina che premiava la rendita dello stato napoletano e una lettera del 1899 dello storico Giustino Fortunato che elogiava le felicissime condizioni del Meridione prima dell’unificazione.
Il Regno delle Due Sicilie infatti, era il territorio più industrializzato d’Italia e il terzo in Europa, dopo Inghilterra e Francia. I settori principali dove veniva impiegata la forza-lavoro erano l’alimentare, la cantieristica navale, l’industria siderurgica e tessile, il settore della carta, estrattivo e chimico, oltre a quello del corallo, del vetro e della lavorazione delle pelli. Nel periodo borbonico inoltre, la popolazione si era triplicata, a riprova dell’aumentato benessere. In questo periodo quindi, il Sud non solo riaffermò la sua indipendenza ma vide un enorme sviluppo dell’economia, del commercio e dell’industrializzazione. La stessa emigrazione era sconosciuta e le tasse erano molto basse. Inoltre, in campo culturale Napoli contendeva a Parigi la supremazia europea. La storiografia ufficiale tuttavia, continua ad affermare l’esistenza, prima dell’unificazione con il resto d’Italia, di un profondo divario tra il Sud e il Nord, ma questa tesi è insostenibile davanti a documenti incontestabili che dimostrano il contrario. Dopo l’Unità, la classe liberale meridionale, che si era fatta promotrice del processo di unificazione per ricavarne diversi tornaconti personali, nascose gli aspetti positivi del Regno delle Due Sicilie. E’ questa la conclusione a cui sono giunti gli alunni di terza media, che hanno presentato le proprie ricerche al preside dell’Istituto, ottenendone gli elogi. Ma il loro merito va ben oltre, poiché hanno ricordato a tutti noi la vera natura delle nostre origini, profondamente radicate in un Meridione che ha da sempre affermato la sua indipendenza storica.