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Pubblicato per la prima volta sullo Scan Journal, Numero 2, Settembre 2008, Vol. 5. a firma di Michael Goodrum.
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Verità, giustizia e stile di vita americano: parole che dobbiamo intendere come le motivazioni etiche di Superman. Cosa significano queste parole oggi? Indubbiamente, dal 1954 e in base alle Interrogazioni del Sottocomitato del Senato sulla Delinquenza Giovanile, che hanno effettivamente castrato i fumetti dei supereroi, Verità, giustizia e stile di vita americano hanno rappresentato un banale Superman che si avvicina alla linea del governo, l’archetipo definitivo di colui che vuole primeggiare. La situazione nello stile fino agli anni ‘50 era, invece, molto differente. Nel 1946 Superman si impegnò in una serie di avventure radio che presero una direzione a carattere sociale progressista, dove Superman abbandonava “le sue convenzionali escursioni basate sulla fuga dalla realtà… [in modo da] combattere i mali più mondani dell’intolleranza razziale e religiosa, il banditismo adolescenziale ed altri problemi correlati ai giovani” (Gould 1946: 7). Un tale orientamento non era senza precedenti. Bradford Wright, autore di Comic Book Nation, suggerisce che Superman, tra gli altri supereroi dei fumetti, può essere visto come un “Super rappresentate del New Deal”, che critica i fallimenti delle istituzioni e sottolinea “un interesse comune tra il welfare del pubblico e un forte governo federale” (Wright 2003: 24). Per esempio, nell’albo Superman numero 1, Superman costringe il proprietario di una miniera a migliorare le condizioni di lavoro, mentre in Superman numero 2 interviene nei negoziati per imporre un trattato di pace in una fittizia repubblica del Sud America. In ogni caso, la serie radiofonica concretizzò alcune istanze che erano già state affrontate in modo più astratto negli albi a fumetti, con la serie che poteva avere un approccio differente perché gli albi e le puntate radiofoniche erano entità separate. Nonostante entrambe fossero possedute dalla DC, la società editrice che aveva i diritti di Superman, ognuna aveva un gruppo di sceneggiatori diverso e le loro storie erano sviluppate indipendentemente l’una dall’altra.
Questo articolo tratterà i modi in cui la serie radiofonica, le Avventure di Superman, ha promosso idee socialmente progressiste analizzando quattro racconti prodotti nel 1946, superando la mera fuga dalla realtà attraverso il fantastico che aveva caratterizzato precedentemente la serie. Nel fare questo, ritengo che i produttori della serie non solo si posero come partecipanti costitutivi riguardo ai discorsi loro contemporanei sulle tematiche calde come la tolleranza e la delinquenza giovanile, ma iniziarono anche a offrire modelli differenti di eroismo come soluzioni a quei problemi. Redistribuire l’eroismo in una serie radiofonica su un supereroe è uno sviluppo inaspettato che ha profonde implicazioni sia per la struttura delle narrazioni che per le loro risoluzioni. In quanto tale, sarà necessario condurre un’analisi dell’eroismo, ciò può essere intrapreso usando il concetto di rizoma di Deleuze e Guattari. Un concetto complesso, il rizoma, che può essere brevemente descritto come “molteplicità… [che non manifesta] alcun rapporto con l’Uno come soggetto o oggetto” (Deleuze e Guattari 2006: 40). Prima di affrontare l’argomento, comunque, è essenziale sapere qualcosa in più riguardo le Avventure di Superman.
Alla radio, Superman era molto più impegnato nel sottolineare i problemi a lui contemporanei, come sarà dimostrato dalle serie prese in esame in questo articolo, che vedono Superman combattere, rispettivamente, i “Guardiani d’America”, un gruppo che fomenta l’odio razziale per prevenire la costruzione di un impianto ricreativo interreligioso a Metropolis; un malvivente che promuove la delinquenza giovanile in combutta con un candidato corrotto alla carica di sindaco che, a sua volta, minaccia di bloccare lo smantellamento e la riqualificazione di un quartiere povero; un’organizzazione che ricorda molto da vicino il Ku Klux Klan, che cerca di costringere una famiglia sino-americana a lasciare Metropolis; e Big George Latimer, un disonesto leader politico che usa l’intolleranza razziale e religiosa per tenere i veterani di guerra lontani dai lavori statali che gli stati loro promessi. Nel 1946, con il Ku Klux Klan che si giovava degli sconvolgimenti sociali causati dalla guerra, la reintegrazione problematica dei veterani nella vita civile che era un problema pressante e la delinquenza giovanile che era uno degli argomenti più discussi negli Stati Uniti, i produttori di Superman stavano chiaramente tuffando il personaggio nei problemi sociali del suo tempo.
Superman raggiungeva un pubblico radiofonico di milioni di persone; nel 1946, secondo le statistiche di Hooper, le Avventure di Superman registravano ascolti cinque volte superiori quelli di un qualsiasi settimanale a copertura nazionale dell’emittente Mutual e attraevano regolarmente l’audience giovanile più ampia di qualsiasi altro spettacolo (Superman Super Site 2008). La serie radiofonica era anche sponsorizzata da uno dei più grandi produttori di cereali, la Kellogg’s, ciò faceva sì che il personaggio di Superman fosse usato in ampie campagne pubblicitarie, innalzando ulteriormente il suo profilo. Dopo essere apparso in una serie di sontuosi lungometraggi animati prodotti dallo Studio Fleischer per i Fratelli Warner apparsi tra il 1941 e il 1943, e con la serie a fumetti che ancora vendeva bene, Superman era uno dei personaggi di finzione più famosi degli USA. Prendersi il rischio di affrontare una serie di storie potenzialmente controverse era quindi un affare serio per i produttori dello spettacolo radiofonico. Se questa scelta gli si fosse ritorta contro, avrebbero perso i loro ascoltatori e i loro sponsor. È necessario considerare perché mai si sarebbero presi un rischio simile: la prima di queste storie, The Hate Monger’s Organization [L’Organizzazione dei seminatori di odio, N.d.T.], sembra continuare nel solco della tradizione stabilita dagli albi a fumetti e dalla cultura popolare. La storia è lievemente astrusa e il cattivo è un’ex spia nazista, che persuade le persone ad accettare il suo punto di vista raccontando loro che gli stranieri stanno cercando di prendere il controllo della nazione. In ogni caso, la critica adulatoria che ricevette sulla stampa da rispettabili critici radiofonici come Jack Gould del New York Times e Harriet van Home del New York World-Telegram può aver contribuito a convincere gli sceneggiatori a sviluppare ulteriormente l’idea iniziale attraverso la successiva serie che trattava la delinquenza giovanile (Widner 2006). In Al Vincent’s Corrupt Political Machine, invece, i criminali sono trasposti in uno scenario differente. Al Vincent è il gestore di un negozio di pegni a capo di una cerchia di giovani delinquenti, che si arricchisce sfruttando la povertà dei bassifondi di Metropolis grazie anche ai suoi contatti con un torbido candidato alla carica di sindaco, il quale ha stabilito di fermare un programma di riqualificazione del quartiere, così da continuare a sfruttare la situazione di degrado. Nonostante queste prime due sceneggiature siano mirabili, mantengono ancora un elemento del fantastico, un diktat non scritto sul ruolo prominente di Superman nelle storie. Tutto ciò cambierà nelle altre due storie che prenderemo in considerazione, The Clan of the Fiery Cross e Big George Latimer, Crooked Political Boss.
L’ottimo responso dato dalla critica a The Hate Monger’s Organization attirò l’attenzione degli attivisti, degli autori e del giornalista Stetson Kennedy. Nel 1946, Kennedy si infiltrò nel Ku Klux Klan per raccogliere un certo numero di informazioni sulle loro attività in modo da costringere il governo a impegnarsi in provvedimenti restrittivi. Come raccontato nel libro di Kennedy, I Rode With the Ku Klux Klan [Sono stato nel Ku Klux Klan, nell’edizione italiana, N.d.T.], uno dei metodi per rendere di pubblico dominio le informazioni raccolte fu il programma radiofonico delle Avventure di Superman, un fenomeno che, nonostante si mostrasse giovanile, era ancora lodato dalla stampa per la sua posizione riguardo l’intolleranza. Nel dare agli sceneggiatori dello spettacolo informazioni, che erano accettate di buon grado, Kennedy faceva in modo sia di assicurarsi la loro diffusione sia di diffondere la generalizzata derisione del Ku Klux Klan. Vediamo così questa supposta terrificante organizzazione che viene sonoramente castigata, sulle onde radio, a intrattenimento dei giovani ascoltatori, con tutte le loro parole d’ordine, parole in codice e rituali che venivano svelati. Come racconta Kennedy, riportando le affermazioni un membro, anche i figli degli appartenenti al Klan si rivoltarono contro l’organizzazione:
Quando sono tornato a casa l’altra sera dopo il lavoro, c’era mio figlio e un mucchio di altri marmocchi, alcuni con degli asciugamani legati intorno al collo come mantelli, altri con delle federe di cuscino sulla testa. Quelli con i mantelli stavano inseguendo dappertutto quelli con le federe in testa. Quando gli ho chiesto cosa stessero facendo, mi hanno risposto che stavano giocando a un nuovo tipo di Guardie e Ladri chiamato “Superman contro il Klan”… non mi sono mai sentito così ridicolo nella mia vita! (Kennedy 1954: 92-3 ed. orig.).
Nonostante si debba prendere questa affermazione con cautela, visto che la frase è riferita dall’autore che spera di far valere la sua tesi, essa è comunque chiarificatrice di ciò che stavano cercando di ottenere le Avventure di Superman. Facendo in modo che il Klan apparisse ridicolo, “i milioni di bambini che avevano ascoltato Superman non sarebbero stati inclini a crescere come membri del Klan”, non solo perché avevano assimilato gli insegnamenti morali inerenti alla storia, ma anche perché si sarebbero ricordati del Klan come di qualcosa di ridicolo (Kennedy 1954: 93 ed. orig.).
Interrompendo brevemente la trattazione di questi risvolti sociali e tornando al tipo di storie che ci si aspetterebbe da Superman, le Avventure di Superman fecero un grosso passo indietro nel Settembre del 1946 con la puntata Big George Latimer, Crooked Political Boss. Questa storia si occupa del criminale eponimo, il potere dietro il Governatore Wheeler di Metropolis. Latimer costringe Wheeler a usare pratiche discriminatorie nel reclutamento dei veterani per i lavori statali, ordinandogli di scartare chiunque non sia un “autoctono, bianco, protestante”, così da far assumere i suoi tirapiedi (1946). Visto il modo in cui la storia si collega ai problemi allora contemporanei riguardo l’integrazione dei veterani nella vita civile quotidiana, la puntata venne ufficialmente encomiata dal Comitato Veterani Americani, direttamente in diretta radio, il 17 settembre 1946. Il fatto che un gruppo serio di veterani fosse disposto a schierarsi con uno spettacolo destinato a un mercato giovanile la dice lunga su quanto le Avventure di Superman si fosse allontanato dalla mera evasione dalla realtà che aveva caratterizzato i suoi inizii e sul ruolo che stava giocando nella cultura che caratterizzava il 1946. La prova più concreta del legame tra gli eventi allora d’attualità e le storie precedentemente nominate è sottintesa dal fatto che Superman compare sempre meno di frequente. Invece di essere la forza motrice dietro la storia, il personaggio di Superman agisce più come un deus ex machina, che appare per salvare i personaggi all’ultimo minuto. Infatti Superman è distante dall’archetipo dell’eroe principale, sia in The Clan of the Fiery Cross, sia in Big George Latimer, Crooked Political Boss. Mentre l’assenza di Superman può essere attribuita al tentativo di titillare gli spettatori, sicuramente permette agli altri personaggi di giocare un ruolo più eroico rispetto agli episodi precedenti.
Il problema di quale personaggio possa essere considerato l’eroe principale è centrale. Credo che le indicazioni morali fornite dai supereroi solitamente assumano la forma di un invito a emulare il supereroe, cosa che fa sorgere una serie di problemi. Per esempio, non importa quanto siano appassionati alle narrazioni supereroistiche, gli spettatori non saranno semplicemente mai in grado di riprodurre la maggior parte delle azioni del loro eroe. Al contrario, sono spinti a tentare di assimilare il codice morale del supereroe nelle loro stesse vite. Ciò implica che il supereroe deve essere il centro costante dell’attenzione, con tutti gli eventi che vengono mediati da lui, così da passare sotto un giudizio morale. In ogni caso, rimane la questione di quali valori siano difesi principalmente dai supereroi e se siano condivisi dagli spettatori. Ciò è molto importante in vista delle differenti strategie che gli spettatori possano mettere in campo quando ascoltano le Avventure di Superman; per esempio, invece che essere coinvolti con i temi della tolleranza nella storia sui “Guardians of America”, gli ascoltatori potrebbero simpatizzare solo con gli exploit fantastici di Superman e con la promessa di un confronto violento per risolvere la storia.
Nonostante questi dubbi, Reynolds afferma che “nelle storie della Golden Age, Silver Age e seguenti, i supereroi hanno goduto del sostegno di un consenso sociale – anche se i suoi termini e la sua ideologia erano ancora indefiniti” (Reynolds 1992: 105). I supereroi solitamente non rendono note le proprie opinioni ai loro ascoltatori – a meno che non siano piuttosto vaghe, come il Verità, giustizia e stile di vita americano di Superman. Mentre questa mancanza di definizione è essenziale nell’attrarre un’ampia fetta di spettatori, rende la posizione netta delle Avventure di Superman su alcuni argomenti piuttosto sorprendente, visto che potrebbe allontanare parte degli spettatori, coloro che non condividono quelle idee. Consegue da ciò che, in una società con una molteplicità di valori in aumento, rimane il problema se una lettura egemonica delle narrazioni supereroistiche possa essere sostenuta. Sembra emergere dalla ricerca clinica del Dr. Fredric Wertham, uno psichiatra e studioso dei fumetti del 1940 e 1950, che durante questa “Golden Age” di consenso, alcuni dei fruitori stessero attuando un “bricolage”, realizzando i loro stessi significati all’interno delle apparenti narrazioni egemoniche che venivano loro offerte, come l’argomento estremamente pubblicizzato che Batman e Robin rappresentassero “un sogno nel cassetto di due omossessuali che vivevano insieme” (Wertham 1955: 191 ed. orig. e Brooker 2005: 101-117). Alla luce di ciò, è impossibile dire cosa i fruitori abbiano fatto dei valori dell’eroe o come possano esser state costruite le loro avventure eroiche.
Versione in inglese: “His greatest enemy ? intolerance!” The Superman radio show in 1946 – First part
Traduzione di Riccardo Melito.
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