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Ma la sua volontà è quello di andarlo a cercare in mare aperto a discapito del mostro marino che nella sua mente ha ingoiato tutti.
E forse questo mostro non è solo nella sua mente....
Il superstite ( titolo originale il ben più pregnante For those in peril, dal nome della litania funebre cantata nella chiesa per pregare i ragazzi che sono tragicamente scomparsi in mare) è l'esordio nel lungometraggio dello scozzese Paul Wright.
E se il buongiorno si vede dal mattino...
E' una visione che non si può affrontare a cuor leggero tanti e tali sono gli spunti e le suggestioni che regala, anche difetti , perchè c'è una ricerca ostinata di un'autorialità di cui non se ne sente assolutamente il bisogno, ma sono peccati di gioventù e di generosità che si possono senza dubbio perdonare.
Forte di un'ambientazione di grande impatto , Wright descrive per sommi capi una comunità chiusa e superstiziosa in cui al mistero dell'incidente in mare durante una battuta di pesca che ha tragicamente privato la vita a cinque giovani del posto, si aggiunge un carico di sensi di colpa e di difficoltà nell'elaborare un lutto così grande che fanno implodere , accartocciare su se stessa la psiche di Aaron, giovane solitario e impacciato, già piuttosto ai margini della vita del villaggio, per il quale il fratello era la luce polare e fonte di riferimento continua.
La perdita del fratello e l'incombenza di decine di occhi addosso che lo scrutano con un misto di pena e disprezzo determinano il crollo inglorioso persino del minimo barlume di lucidità rimasto al giovane che si trova sempre più disperso in un mondo di ombre , inseguito da fantasmi sempre più minacciosi.
A una prima parte che con il suo stile volutamente spoglio e un andamento tra il Dardenne style e lontane reminiscenze del primo Dumont con quel continuo pedinare Aaron inquadrandolo sovente di spalle , vezzo autoriale utilizzato forse con troppa abbondanza da Wright, succede una seconda parte che va a parare in tutti altri lidi: siamo dalle parti del Bug di Friedkin, dell'Ondine di Neil Jordan e perchè no? anche dalle parti del Take Shelter di Nichols.
Si parla della disfunzionalità di una psiche che deflagra in un mondo di credulità e superstizioni, in cui il mito , la leggenda possono arrivare a essere minacciosa realtà.
Wright poggia tutta la seconda parte del film, tra flashback girati in stile fintoamatoriale e sequenze oniriche spiazzanti, sulle giovani ma capienti spalle del protagonista, il giovane George MacKay che disegna un personaggio malinconico ai limiti della catatonia , senza per questo risultare fastidioso o caricaturale.
Il superstite è un film originale che non si sa come ha trovato una seppur modestissima distribuzione nelle nostre sale che sarà più che altro una toccata e fuga, una produzione minuscola che non ha paura di osare un percorso lento e ossessivo in cui non si fatica ad empatizzare il giovane Aaron prendendone le difese in un ambiente come minimo ostile.
E quel finale....
( VOTO : 7 + / 10 )
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