
Il
decumano dell’Expo è un tendone da circo che non diverte affatto. Dati alla
mano:
-
secondo il World Food Program il
13,5% della popolazione mondiale è denutrita
-
secondo la Coldiretti aumentano in
maniera esponenziale i casi di frode alimentare (offerta di prodotti adulterati, contraffatti o falsificati)
- secondo il rapportoFood Wastage
Footprint: Impacts on Natural Resources, ogni anno, il cibo che viene prodotto, ma non
consumato, sperpera un volume di acqua pari al flusso annuo di un fiume come il
Volga.
Ma queste sono solo alcune delle questioni allarmanti. Farne una
lista completa porterebbe al suicidio. Di sicuro questa festa delle culture e
della sana alimentazione che l’Expo2015 ha organizzato, rimane confinata negli
80.000 metri quadrati della fiera dove naturalmente solo i più forti sono
invitati (politici, grandi aziende e mafiosi...).
E se pure ci fosse stata la
possibilità di far valere le ragioni contro le incongruenze di questa farsa, se pure si fosse potuto sensibilizzare la popolazione mondiale ad una
globalizzazione diversa, meno spietata, meno illogica, l’unica opposizione che
si è venuta a creare non ha saputo che colpire con la stessa ferocia e
superficialità. Quando ho guardato in tv il corteo di Black Block avanzare per
le strade di Milano e scagliarsi contro abitazioni, macchine e negozi ho avuto
l’impressione di vedere in concreto l’incedere della globalizzazione: un
uragano nero che invade tutto e tutto distrugge. E così ho odiato anche loro.
Il mondo ha fame di giustizia e equità. Non servono
esposizioni o cerimonie ma interventi.
Marilea