Il Taccuino di Marilea - Qualche informazione sul caso Ebola
Creato il 13 ottobre 2014 da L'Aspirante Biondo
Ad ogni epoca il suo flagello e
ad ogni flagello le sue vittime, con tutti gli strascichi di sofferenze, paure
e destabilizzazioni che comportano. Le prime epidemie insorsero quando gli
uomini incominciarono ad aggregarsi in comunità permanenti; l’insufficienza di
cibo, il contatto con gli animali, l’assenza di conoscenze mediche e le infime
condizioni di vita esponevano l’uomo ad agenti infettivi che poi si
diffondevano facilmente tra la popolazione. Con il passare del tempo, l’evoluzione
umana e sanitaria ha permesso all’uomo di costruirsi un solido sistema
immunitario, resistente ai virus infettivi conosciuti. . La malaria ad esempio
è una malattia che si trasmette tramite la puntura di una specie di zanzara, presente
soprattutto nelle zone paludose; molto diffusa in passato, attualmente rimane
confinata a zone limitate, grazie alle estese opere di bonifica e alla nascita
di insetticidi, vaccini e farmaci curativi. E tuttavia i cambiamenti climatici,
gli spostamenti delle popolazioni e l’adattamento a nuove condizioni di vita,
ha comportato l’esposizione a nuovi agenti patogeni e quindi la formazione di
malattia e infezioni sempre nuove. La Peste per esempio è un’infezione
trasmessa dalla pulce del topo; in particolare scaturisce lì dove è presente
un’alta moria di topi poiché le pulci una volta cibatesi di questi cercano
nuovi viventi da cui nutrirsi. La prima epidemia di peste bubbonica si manifestò
a partire dal 541 d.C. e si estese su tutte le regioni del Mar Mediterraneo,
uccidendo 10 000 vittime al giorno; la seconda ondata si ripresentò nel 1300 in
Asia e si diffuse in Europa con l’espansione dell’Islam, le crociate e le
conquiste dei Mongoli, in forme molto più micidiali della prima. Non a caso
viene ricordata nella storia con il nome di Morte Nera. Infezioni ed epidemie diverse hanno continuato
a proporsi con esiti drammatici, riuscendo poi alla fine ad essere arginati:
basti pensare all’ “influenza spagnola”, all’ “influenza di Hong Kong”, all’
“HIV” dello scorso secolo o alla molto più attuale “influenza suina”. Esistono
poi una serie di malattie infettive, che seppur confinate in aree remote e
isolate, minacciano da un momento all’altro di diffondersi su scala mondiale.
Tra di esse l’ Ebola, un infezione
virale che causa nell’uomo febbri emorragiche altamente contagiose. La malattia
prende il nome dall’omonimo fiume situato nella Repubblica Democratica del
Congo, poiché lì furono scoperti i primi casi nel 1976. Da allora il virus si è
diffuso in maniera lenta, raggiungendo un tasso di mortalità allarmante
solamente a partire dall’aprile del 2014. Il virus si trasmette all’uomo
tramite contatto con animali (i gorilla e i pipistrelli sono serbatoi naturali
del virus che lo avrebbero passato all’uomo tramite il fenomeno del bush-meat,
cioè l’assunzione di carne selvatica come alimento).
Si contagia da uomo a uomo
attraverso sangue o fluidi corporei, lacrime, saliva, vomito, feci o anche aghi
o coltelli usati dall’ammalato (il virus Ebola sopravvive alcune ore
all’esterno di un organismo). È possibile contrarre il virus per via sessuale
anche con pazienti guariti, entro i 3 mesi dopo la guarigione. Il virus non si
contrae attraverso il contatto con persone che non hanno ancora sviluppato i
sintomi, né è trasmesso da insetti. I sintomi ricorrenti sono febbre, mal di
testa, dolore muscolare, diarrea, vomito, dolori addominali e emorragie. Il
periodo di incubazione è relativamente corto e va dai 2 ai 21 giorni. La morte
è fulminante. Attualmente si stanno studiando dei metodi curativi come la
tecnologia antisenso o il farmaco sperimentale Zmapp un cocktail di tre anticorpi monoclonali ricavati
dagli animali), ma
gli esiti dell’efficacia rimangono dubbi. Tra le terapie suggerite si colloca
un vaccino prodotto in Italia dal medico Riccardo Cortese, potenzialmente
utilizzabile anche ad uso preventivo. Leggende metropolitane corrono circa la
possibilità di assistere ad un mutamento nelle modalità di trasmissione del
virus: in verità si può stabilire con certezza che Ebola non potrà mai
diventare trasmissibile per via aerea poiché colpisce i vasi sanguigni e il
fegato ma non le vie respiratorie.
Per ora questo flagello ha
registrato un numero di vittime pari a 3 877, collocate quasi tutte in Africa
occidentale. I contagi oscillano intorno alle 8.011 persone. La paura è quella
che il virus possa estendersi al di fuori del focolaio epidermico, ma su questo
punto le autorità sanitarie mondiali si dimostrano discretamente ottimiste: è
necessario che la comunità internazionale congiunga le forze in senso
preventivo (per esempio controllando gli aeroporti, le zone di approdo e
diffondendo informazioni circa i rischi e la gestione di una potenziale
esposizione). In generale le politiche internazionali sembrano marciare sulle
due linee di isolamento e prevenzione. In Italia soprattutto il tasso di
contrazione Ebola è molto basso, essendo assenti collegamenti diretti con i
Paesi più colpiti. Sempre più forti si fanno sentire le minacce di convertire
Ebola in arma biologica, sebbene gli esperti negano che sia possibile: si
tratterebbe quindi di un allarmismo lanciato per fare terrorismo psicologico. Molti
hanno creduto che la peggiore malattia del XXI secolo fosse il cancro ma si
sbagliavano. Perché il cancro pur essendo sempre più diffuso e ancora
inguaribile, non è contagioso. L’Ebola invece è una malattia contagiosa e
pandemica: se la comunità internazionale non si attiva efficacemente,
potrebbero scaturire scenari mondiali raccapriccianti.
Le pandemie quando sorgono non
fanno selezione, stendono la popolazione al tappeto. In passato si credeva che
fossero punizioni divine, ma oggi che ad esempio in Spagna un’infermiera ha
contratto l’Ebola assistendo un missionario tornato malato dalla Sierra Leone,
non possiamo pensare lo stesso. Il progresso scientifico rimane sempre e
inevitabilmente un passo dietro le leggi biologiche evoluzionistiche. Per
questo le pandemie sono esistite e malauguratamente continueranno ad esistere.
Insieme ad esse, però, un’altra costante dovrà rimanere tale nella storia
dell’umanita: il diritto di ogni individuo a godere delle migliori
condizioni di salute fisica e mentale che sia in grado di conseguire. Finchè
sarà riconosciuto un tale diritto e in base a questo la necessità di
intervenire per garantire cure e servizi sociali, come affermato nella
Dichiarazione universale dei diritti umani, nessun flagello sconfiggerà del
tutto la razza umana.
"Ogni individuo ha il diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all'alimentazione, al vestiario, all'abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari, ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità vedovanza, vecchiaia o in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà."
Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo
Marilea
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