Tuttavia un ritorno ad una
dimensione più piccola e privata è sempre utile e necessario, giusto per
ricordarci chi siamo e da dove veniamo, giusto per non rischiare di sentirci
spaesati, perché il confronto con l’altro produce buoni frutti solo se si ha
una buona conoscenza di se da offrire e arricchire. Per questo, oggi vi riporto
nelle vostre case suggerendovi una pratica collettiva utile a recuperare un
sano campanilismo, nella scoperta o riscoperta delle proprie origini. L’argomento
di cui tratteremo oggi si inserisce all’interno dello storytelling, cioè
racconto di storie. Un ambito questo privilegiato dalla pedagogia che premia la
narrazione come il miglior metodo per apprendere, perché veicola in senso
epistemologico i significati della realtà. Si parte sempre da un’esperienza
individuale che raccontata diventa esperienza universale nel momento in cui
l’ascoltatore ne interpreta i contenuti e ne coglie i caratteri principali. Succede
che quando questi contenuti sono di tipo culturale e condivisi dall’ascoltatore,
il processo diventa ancora più coinvolgente e aggregante. In questi casi il
racconto può consolidare la memoria, valorizzare alcuni concetti, rafforzare
l’identità, veicolare idee, profilare nuove visioni. Una narrazione di questo
tipo condotta in un contesto urbano si chiama appunto storytelling urbano ed è
proprio l’argomento di oggi.
Da Torino a Napoli
fino a Pisticci (piccola comunità del materano), le città Italiane, grandi e
piccole, si raccontano e nel farlo costruiscono nei loro quartieri bastioni
letterari che marcano quella zona, le danno un carattere riconoscibile e
condivisibile da tutta la comunità. Alla città tracciata con squadra e righello
si contrappone una polis viva e identitaria, che pur essendo essenzialmente
narrata si sovrappone a quella reale generando un ecosistema territoriale
animato.
Abbiamo seguito l’ennesimo progetto di storytelling urbano
che si è svolto a Pisticci, in provincia di Matera, ed è stato chiamato P-Stories,
dove la P sta per Pisticci ma anche per piccole storie. Andiamo a scoprirlo
meglio.
P-Stories è un progetto volto a far emergere
la conoscenza del territorio attraverso storie di memoria, emozioni e visioni
future. La finalità è infatti quella di dipingere il paese nelle vesti di un
aedo che canta con la voce del popolo storie di vita vera.
In una serie di incontri pubblici informali
la comunità pisticcese si racconta, assistendo e partecipando ad incontri
organizzati, dove tutti sono invitati, giovani e anziani, individui e
associazioni, basta avere qualcosa da raccontare. Il pubblico è protagonista delle
storie e ambasciatore di idee. E da questo intreccio di energie, P-stories
tesse una rete, inedita per questi posti, da sempre concepiti come dormienti
e apatici, una rete che stesa su mappa diventa un reticolato interattivo,
innovativo e affascinante. Abbiamo parlato con Luigi Vitelli, direttore artistico
di P-Stories.
Come si è svolto in questo progetto lo storytelling urbano? Abbiamo programmato una serie di appuntamenti con l’intenzione di creare animazione territoriale. L’obiettivo è stato quello di raccogliere testimonianze del posto, di modo che attraverso storie di vita vera si potesse far conoscere il territorio all’esterno e far emergere i caratteri e le peculiarità condivise all’interno. La comunità si è raccontata e si è riconosciuta nelle storie raccontate. È stato come ritrovarsi in famiglia attorno ad un focolare a raccontarsi storie. Tutto ciò ha generato familiarità, identità, e aggregazione, concetti che stanno tutti alla base di qualsiasi comunità e di cui spesso bisogna solo rendersi consapevoli. Lo scorso 11 luglio si è conclusa la serie di appuntamenti presentati come story-drink, in ognuno dei quali la collettività si è incontrata e raccontata ispirandosi ad un tema di volta in volta diverso.
Si è parlato di memoria storica, di futuro, di Green
Stories e Black Stories, storie cioè riguardo la sostenibilità raggiunta e
tradita, ed infine di creatività. Il progetto proseguirà nei prossimi mesi con
l’organizzazione di altri incontri pubblici, passeggiate esplorative,
laboratori artistici e formativi, ricerca sul campo, giochi urbani con le
scuole, momenti di aggregazione, feste, eventi di piazza. La costante sarà la partecipazione
della comunità di riferimento. Ogni storia raccolta sarà geo-localizzata sotto
forma di contenuti digitali come audio, video, foto e testi, e formerà una
mappa interattiva consultabile da tutti gli abitanti e dai viaggiatori esterni.
Attualmente è stata già messa a punto una app per smartphone che consentirà una
fruizione in tempo reale delle storie raccolte.
Le storie narrate sono storie d’amore per il
paese, come le ha definite Luigi. Amore che ogni cittadino dovrebbe sentire e
coltivare, onorando e valorizzando la madre terra che l’ha partorito e
cresciuto.




