La battaglia tra cittadini e Casta si arricchisce di un nuovo capitolo: ieri in pompa magna la Camera ha annunciato un taglio del 10% all’indennità dei parlamentari. Bene, bravi, bis.
Al di là che l’indennità è solo una parte dei soldi che i parlamentari su intascano e che il 10% è comunque abbastanza poco, in realtà si tratta tutto di un trucco per farsi belli davanti al popolo che tira la cinghia. Più che di taglio, si tratta di mancato aumento.
Il “taglio” ammonta a 1.300 euro lordi, 700 netti. L’indennità però rimarrà a 11.200 euro netti. Dall’inizio di quest’anno anche i Parlamentari sono passati al sistema pensionistico contributivo. Con il retributivo, ognuno doveva versare sia il contributo per il vitalizio (1006 euro al mese), sia quello previdenziale (784,14 euro) che quello assistenziale (526,66 euro).
Con il contributivo, a causa di differenti criteri di tassazione, avrebbero dovuto versare 1300 euro lordi al mese in meno, quindi un guadagno di 700 euro netti. Fatalità proprio la cifra che è stata decurtata. L’operazione è visibilmente di facciata: gli “onorevoli” in questo modo mostrano di aver fatto un sacrificio (che non c’è) ed evitano la bufera in caso si fosse venuta a sapere dell’aumento in busta paga.
Non è finita. I soldi risparmiati non rimarranno allo Stato: verranno convogliati in un fondo a tutela di eventuali ricorsi da parte dei deputati. In pratica, sosterrà le spese legali.
Ma allora lo fanno apposta.
Fonte: Il Fatto Quotidiano