Bastonate senza pietà sulla comunicazione politica
Giovanna Cosenza non solo studia la comunicazione. Giovanna Cosenza la sa fare da Dio. Se t’attacchi a questo libro, non lo molli più: in poche ore arrivi in fondo. Perché è scorrevole, colloquiale, avvincente, divertente. In più è preciso e documentato. Non solo: è spietato, soprattutto. E io adoro i libri spietati.
Cosenza piglia dei casi di studio di comunicazione politica fallimentare e li smonta frase per frase, spiegando perché e percome non si comunica così ma invece bisognerebbe comunicare cosà. E ce n’è per tutti, da Bersani a Berlusconi, da Veltroni a Fini, con i loro sorrisi falsi ma anche le loro facce cupe, il loro stile espressivo paludato, retorico, contorto ma anche il loro turpiloquio fuori contesto. Ma ce n’è anche per le agenzie di comunicazione, con la loro ignavia, la loro codardia, la loro presunzione di essere sempre dalla parte della ragione.
Nel bastonare a destra e a manca, Cosenza regala pagine splendide, come la descrizione del fallimento di un progetto comunicativo per miopia e mancanza di fegato.
Non sembra di esserci, di essere lì presenti ad assistere a queste pietose riunioni? E allora non ci vuol molto a capire che l’autrice queste scene le ha viste coi propri occhi.
Giovanna Cosenza parte dal principio fondamentale che deve ispirare ogni atto comunicativo, ovunque e sempre: il primo e l’ultimo dei pensieri dev’essere il target. Nella comunicazione politica, ciò significa che “i cittadini hanno sempre ragione”. Che non significa che i cittadini non possono pensare, dire, votare delle minchiate: se così fosse, dar loro sempre ragione sarebbe demagogia. Del resto i populisti della Lega fanno schifo proprio perché sono espressione dei borborigmi da Bar Sport della Padania profonda. “I cittadini hanno sempre ragione” significa invece che la comunicazione politica dev’essere funzionale ai destinatari. E che, se i destinatari non la capiscono o non la apprezzano, la colpa non è loro, perché sono scemi o ignoranti, ma di chi quella comunicazione la fa in maniera stupida, superficiale, incompetente. In una parola: inefficace.
G. Cosenza, SpotPolitik, Laterza
Piace: lo stile colloquiale, la spietatezza dell’analisi, la ricchezza di esempi, la precisione dei dati, l’amplissima bibliografia.
Non piace: l’eccessiva lunghezza della divagazione sulle battaglie femministe (ma proprio perché voglio trovargli un difetto).
Voto: 8/10