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Il target, ca*o!

Creato il 18 agosto 2012 da Stukhtra

Bastonate senza pietà sulla comunicazione politica

di Marco Cagnotti

Il target, cazzo!
Non nutro grande simpatia per le facoltà di Scienze della Comunicazione. Nonostante io stesso insegni comunicazione all’università. Il motivo è semplice: la comunicazione non può vivere di vita propria. Se impari a comunicare ma non hai nulla da comunicare… che cazzo comunichi? Per questo esorto i miei studenti a studiare qualcosa… qualsiasi cosa, non importa se Fisica o Scienze Politiche… cioè a farsi una cultura, e dopo, se proprio ci tengono, se davvero vogliono darsi alla comunicazione, al giornalismo, alla divulgazione, frequentare un master di secondo livello o un corso specializzazione. Ma solo dopo. Altrimenti, se partono subito solo con la comunicazione, impareranno a fare le scatole e a infiocchettarle come splendidi pacchetti regalo, ma non avranno alcuna idea di che cosa ci si può mettere dentro: dipenderanno sempre da altri per produrre dei contenuti. Per fortuna i miei corsi sono complementari all’interno di piani di studio scientifici o umanistici. Detto questo sulla comunicazione, bisogna aggiungere però che è un’attività fondamentale. Anzi critica: una comunicazione fatta male porta al fallimento qualsiasi progetto. Ecco perché questo libro è illuminante e deve tassativamente esser letto da chiunque voglia occuparsi di comunicazione, di politica o di comunicazione politica.

Giovanna Cosenza non solo studia la comunicazione. Giovanna Cosenza la sa fare da Dio. Se t’attacchi a questo libro, non lo molli più: in poche ore arrivi in fondo. Perché è scorrevole, colloquiale, avvincente, divertente. In più è preciso e documentato. Non solo: è spietato, soprattutto. E io adoro i libri spietati.

Cosenza piglia dei casi di studio di comunicazione politica fallimentare e li smonta frase per frase, spiegando perché e percome non si comunica così ma invece bisognerebbe comunicare cosà. E ce n’è per tutti, da Bersani a Berlusconi, da Veltroni a Fini, con i loro sorrisi falsi ma anche le loro facce cupe, il loro stile espressivo paludato, retorico, contorto ma anche il loro turpiloquio fuori contesto. Ma ce n’è anche per le agenzie di comunicazione, con la loro ignavia, la loro codardia, la loro presunzione di essere sempre dalla parte della ragione.

Nel bastonare a destra e a manca, Cosenza regala pagine splendide, come la descrizione del fallimento di un progetto comunicativo per miopia e mancanza di fegato.

Il target, cazzo!

Non sembra di esserci, di essere lì presenti ad assistere a queste pietose riunioni? E allora non ci vuol molto a capire che l’autrice queste scene le ha viste coi propri occhi.

Giovanna Cosenza parte dal principio fondamentale che deve ispirare ogni atto comunicativo, ovunque e sempre: il primo e l’ultimo dei pensieri dev’essere il target. Nella comunicazione politica, ciò significa che “i cittadini hanno sempre ragione”. Che non significa che i cittadini non possono pensare, dire, votare delle minchiate: se così fosse, dar loro sempre ragione sarebbe demagogia. Del resto i populisti della Lega fanno schifo proprio perché sono espressione dei borborigmi da Bar Sport della Padania profonda. “I cittadini hanno sempre ragione” significa invece che la comunicazione politica dev’essere funzionale ai destinatari. E che, se i destinatari non la capiscono o non la apprezzano, la colpa non è loro, perché sono scemi o ignoranti, ma di chi quella comunicazione la fa in maniera stupida, superficiale, incompetente. In una parola: inefficace.

G. Cosenza, SpotPolitik, Laterza

Piace: lo stile colloquiale, la spietatezza dell’analisi, la ricchezza di esempi, la precisione dei dati, l’amplissima bibliografia.

Non piace: l’eccessiva lunghezza della divagazione sulle battaglie femministe (ma proprio perché voglio trovargli un difetto).

Voto: 8/10


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