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Il tè del Cappellaio matto

Creato il 06 giugno 2012 da Libereditor

Il tè del Cappellaio mattoDi Pietro Citati colpisce quel suo particolare timbro e quel senso di elegante e raffinata diversità. A far appassionare della sua scrittura è la straordinaria abbondanza dello spazio immaginativo, uno stupefacente luogo in cui perdersi e ritrovarsi allo stesso tempo.
Citati, intrecciando i fili diversi della letteratura, sta al gioco del testo, ama osservare ogni avvicendamento tra la fantasia e la realtà, fa rivivere sensazioni, sentimenti, conoscenze.
Come quando contempla i colori della natura con gli occhi di Baudelaire e pensa a “quanti matrimoni melodiosi, quante ingegnose combinazioni pittoriche” si possono osservare. E di sera, quando il sole arriva a confondersi con le acque, “delle rosse fanfare si slanciano da ogni parte: una sanguinante armonia scoppia all’orizzonte, e il verde dell’erba e degli alberi si imporpora” e dopo poco “delle vaste ombre azzurre cacciano davanti a sé la folla dei toni aranciati e rosa tenero, dove la luce si indebolisce”. Ma “se guardiamo la mano di una donna, il verde delle forti vene che la solcano si accorda con i toni sanguinolenti delle articolazioni: il rosa delle unghie con le sfumature brune o grigie della prima falange; le linee della vita, rosate e quasi vinose, con le vene verdi o azzurre che le attraversano…” Non possiamo quindi non pensare che “la Natura è una perfetta armonia di colori: una melodica vibrazione di riflessi, di ombre e di sfumature; un impasto di toni simile alle tele di Tiziano e di Rubens.”
Una natura che è anche un libro, ma serve poco a chi non lo sa leggere. E “chiusi in questo cerchio, mentre guardiamo quel leccio, quel cespuglio di oleandri rossi, quelle presuntuose nappe di lagerstroemia, quella siepe di cinta, ci sembra di percorrere cogli occhi i capitoli, le pagine, i capoversi, le righe, le parole, le sillabe, i segni, gli spazi bianchi di un grande volume.”

Twitter:@marcoliber


Pietro Citati

Il tè del Cappellaio matto
Adelphi
2012


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