Ringrazia Dio per il tè, cosa farebbe il mondo senza? Come potrebbe esistere senza? Sono molto felice di non essere nato prima della scoperta del tè.
(Sir Philip Sidney)Il tè si beve per dimenticare i rumori del mondo.
(T’ien Yiheng)La strada per il paradiso passa attraverso una teiera.
(Proverbio Inglese)
Se c’è una bevanda che reputo indispensabile in questa stagione, essa è il tè.
La trovo ottima per le lunghe sessioni di scrittura, per le serate trascorse in lettura, per i pomeriggi piovosi e per quelli gelidi.
Insomma: sono un grande bevitore di tè.
Lo sono da tempi insospettabili, visto che mi piace fin da quando ero bambino (l’ho preferito quasi sempre al latte, per dirla tutta).
Da adulto però si impara ad apprezzare il tè come un rito, oltre che come bevanda, e si possono sperimentare varianti nuove, rispetto alle classiche bustine da supermercato (alcune marche sono comunque buone, giusto per sfatare il mito del chi più spende meno spende).
Di varietà di tè ne esistono moltissime, divise in sei macro-categorie.
Io, per esempio, non amo né i derivati del tè verde né tantomeno quelli del tè bianco, anche se entrambi fanno molto bene alla salute (e quindi il consiglio è di berli, se vi piacciono).
Ci sono poi altri quattro grandi famiglie di tè (oltre al verde e al bianco): nero, oolong, giallo e postfermentato.
Il mio preferito è senz’altro il tè nero, che è il più ricco di caffeina tra tutti e sei i tipi elencati. Nel tè nero è molto importante scegliere il tempo di infusione, per variare così il sapore e la concentrazione della già citata caffeina.
Tra i vari sottotipi di tè nero quello che più mi piace è l’Assam indiano.
Sono poi un assiduo consumatore del cosiddetto tè aromatizzato, la varietà “bastarda” nata dalla cultura europea, nonché la più diffusa e conosciuta dai consumatori occasionali. Tanto per farvi capire, di questa famiglia fanno per esempio parte l’Earl Grey e il Prince of Wales, che trovate senza problemi anche al supermercato sotto casa.
Proprio quest’ultimo (il Prince of Wales) mi risulta particolarmente gradito.
Ogni tanto mi concedo poi il particolarissimo Lapsang Souchong, volgarmente detto “tè affumicato”. Si tratta di una varietà cinese, prodotta esclusivamente nell’area dei monti Wuyi.
Questo tè viene fatto dapprima ossidare, e quindi viene affumicato con fuoco di cedro o di pino.
Anche se a noi italiani fa strano dirlo, il Lapsang Souchong andrebbe gustato soprattutto con pesce alla brace, tonno o merluzzo soprattutto. Io, in realtà, lo bevo nel tardo pomeriggio, come una normale bevanda calda.
Per concludere aggiungo che a me ogni tè piace liscio, senza latte né limone (tranne quando ho mal di pancia). Aggiungo una punta di miele quando ho voglia di qualcosa di più dolce, mentre da tempo non utilizzo più alcun tipo di zucchero né (men che meno) dolcificanti.
Chi tra voi, cari lettori, è un amante del tè come il sottoscritto?
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(A.G. – Follow me on Twitter)