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Il Teatro, CATARSI MODE ON!

Creato il 25 maggio 2014 da Egosistema

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Se fossimo esattamente pronti a vedere la nostra vita svolgersi ai nostri occhi, senza dovercene preoccupare, senza dover rimarcare quel diritto inalienabile che lo stesso stare al mondo suggerisce, sapremmo che il nostro nodo esistenziale potrebbe sciogliersi attraverso un percorso di “Catarsi“. Perché? Perché la ricerchiamo, perché ovviamente ne abbiamo bisogno, necessitiamo di staccare la nostra figura in carne ed ossa da un fondale che non ci piace, da un contesto che ci sta stretto. Catarsi? Cosa diamine è uscito dalla mia testa? Di cosa si stratta? Beh, caro lettore, amico, artista e visionario, ti ricordi di me? Sì bravo, sono quella che ti ha ridotto la testa a uno spillo chiacchierando senza tregua del cinema. Comunque ora te lo spiego.

Presta attenzione a quel che voglio raccontarti e mi darai ragione, o per lo meno saprai capire il mio punto di vista.

Dunque, dicevo che a volte si sente il vitale bisogno di uscire dalla propria dimensione e liberarsi, di avviare un profondo processo di formattazione, per usare un termine vicino alla nostra contemporaneità, spingendosi verso luoghi indefiniti della mente. Se ci paragonassimo a dei pennuti, o tecnicamente a delle macchine volanti, penseremmo bene a librarci in volo nel più leggero dei modi, lasciando a terra la nostra zavorra di conoscenze e sovrastrutture. Se volessimo affidare tale possibilità a un settore specifico e sparire nell’arte, come in preda ad un’antichissima forma d’ispirazione, tenderemmo proprio verso questa “catarsi!”. Non ti spaventare, è solo un termine da dizionario ma significa che la tua cerimonia di purificazione può attuarsi. La storia insegna che tutto si può ottenere e modificare nel tempo, tornando nelle generazioni successive ad essere conseguito con metodi sempre nuovi e diversi. Seppure in ambiti differenti, ogni disinfezione del corpo e dello spirito avveniva secondo processi tra loro distanti, solo l’arte l’ha riproposta nel tempo con le stesse spoglie.  Perché l’emozione, caro amico visionario, senza rischiare di essere stucchevole, è davvero la marcia che mette in moto il motore del nostro essere. Non sono molto distante da quello che già ti raccontavo nella mia prima lezione (n.b. “perché il cinema è davvero importante”) solo che questa volta ho scelto per te un sentiero diverso, forse più stabile e meno battuto ma certamente più antico e longevo. Seguimi sulle assi legnose del Teatro, accogli con me l’istante della partecipazione e accomodati in platea, proprio accanto a me e di fronte un rigoglioso palcoscenico incorniciato da splendidi tendaggi di velluto. Il sipario è il nostro schermo, ricordi quando ti parlavo della vita riproducibile e ripetibile del cinema? Bene! Se fin qui sei arrivato munito di volontà e partecipazione, non puoi assolutamente essere recalcitrante davanti questa nuova opportunità, di abbracciare una nuova forma di codifica della realtà.

Oggi, insieme potremo sentire scricchiolare sotto i nostri piedi, le assi dure e consistenti di un palcoscenico.  Alla parola “Teatro” aggiungeremo, finalmente elementi utili per conoscere a fondo la sua importanza e il ruolo che ha svolto nella società. Il percorso che abbiamo interrotto l’altra volta riguardava la possibilità di realizzare un progetto, partendo dal suo ruolo descrittivo alla sua evoluzione creativa ed emozionale. Anche in questo caso, è tempo di capire perché il Teatro è davvero importante, partendo dall’antichità e vedendo il suo sviluppo e l’adattamento che ha avuto nel tempo. Dal mondo vetusto alla svolta rinascimentale, fino alle moderne e contemporanee realtà il Teatro è la spalla saggia del nipote Cinema. Cerchiamo di capire qual’era l’idea, il suo ruolo e la sua funzione, mettiamo insieme punti di vista e fonti in nostro possesso, per sviscerarle nel modo più obiettivo possibile. Domanda cardine “ Che cosa è il Teatro?” Il teatro è la compresenza tra attore e spettatore, è quel legame invisibile e immateriale che crea la “magia” della messa in scena, il democratico atto del dare e ricevere tra le due parti, lo scambio di informazioni di ogni genere senza tralasciare né il contesto né la tecnica. Il suo ambiente è lo spazio scenico, la sua il contesto sono le opere, la sua tecnica sono l’esposizione dei testi e dei movimenti. Le argomentazioni ampie della mitologia, delle trinità pagane, gesta di personaggi eroici, sono ancora elementi visti e rappresentati, sempre attuali e sempre educativi. Le opere teatrali insegnano qualcosa e lasciano che quel qualcosa entri dentro proprio come un esempio, una morale. L’aspetto moralistico deriva dall’impiego di quest’arte nel mondo antico, diventando un’istituzione civile e religiosa che investiva completamente la vita delle persone. La sua funzione, infatti, si poneva sopra la quotidiana gestione della società, regolandola e controllandola, senza dimenticare di divertire lo spettatore. Il Teatro seguiva delle regole precise, come la legge o l’ordine tra i cittadini, la Civis Polis si reggeva anche su questo. Come fu per il cinema, il teatro svolgeva la sua funzione sociale  ma come il cinema emozionava e sospendeva chi assisteva alla messa in scena. È questa la ragione per la quale una tragedia del passato riesce a suscitare emozioni tutt’oggi, chiedersi come mai questo possa avvenire è una domanda che trova risposta nella struttura stessa del Teatro e nella sua natura spettacolare. Il Teatro s’inscrive nella sua struttura, cosi come il cinema resta integro nella sua grammatica filmica, mantenendo la stessa terminologia inventata dai fautori del genere e le coordinare architettoniche di come è strutturato. Diversamente dallo spazio cinematografico, ogni volta modificabile per luogo e copione, il teatro è di per sé una cornice fissa. Se pensi al teatro, pensi automaticamente alle platee, al palcoscenico, all’orchestra, alle quinte e al sipario, pensi a un edificio, una casa, un tempio performativo. Infatti, seppur nei secoli abbia subito delle modifiche strutturali, non ha mai cambiato i cardini della sua natura. Molti hanno provato a disporre i vari elementi compositivi diversamente, si pensi al Globe Theatre che con la sua forma ottagonale circolare, rivoluzionava l’intero assetto architettonico, non più separato tra spalti, orchestra e scena, bensì con lo spettatore proiettato interamente nella storia, possessore di un punto di vista a tutto tondo. Restando sempre inteso come un luogo fisso inscena arti, recitazione, danza, movimenti, ed emozioni, sfociando nel Pathos attraverso i suoi drammi epici e le sue commedie.

Sicuramente riterrai questo mondo artistico meno impattante di quello cinematografico, ma è indiscussa la sua forza partecipativa e inglobante. Il teatro genera catarsi, il cinema immersione sonnambula. Quello che in una sala di proiezione investe lo spettatore e lo solleva dalla sua vita terrena, risucchiandolo nel buio della sala e accendendolo con il solo fascio di luce che proiettata sullo schermo genera la vita, il teatro lo attua  attraverso la catarsi, il dramma fa rivivere emotivamente,in chi lo guarda, un trauma atavico e ormai dimenticato a livello cosciente ma che riesce a operare a livello inconscio. È innegabile la forza del teatro, delle sue antiche origini e delle sue attuali forme rappresentative diventando, attraverso un’evoluzione di costume, lo specchio attuale di ogni realtà politica e umana. Il corpo dell’attore diventa veicolo del movimento che esprime la sua interiorità, la sua voce scandita diventa una nenia indottrinante riguardo l’etica e la morale, la rivoluzione e la speranza.

Vedi, anche se probabilmente ti sarai sentito meno affine e meno propenso  all’apprendimento dell’importanza del teatro, potresti comunque considerare l’idea di un posto dove, al riparo da pioggia e sole puoi osservare lo spazio davanti a te e iniziare,anche qui, a creare la vita, quella del teatro.

Simo Kinoki

 


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