Un’insolita tragedia è in scena da qualche anno al Teatro greco di Siracusa: una rappresentazione senza maschere e senza attori, un dramma dall’esito incerto che si nutre dell’indifferenza della politica e del popolo. Il Teatro greco di Siracusa, da secoli simbolo della nostra città, sta cadendo letteralmente a pezzi.
Degrado e incuria hanno intaccato strutturalmente il più grande monumento del mediterraneo. Interi blocchi di calcare risultano essere frantumati o distaccati, e il rischio è quello di assistere a una storica sospensione della stagione di rappresentazioni classiche in programma per il prossimo maggio.
A dare conferma delle condizioni quasi irreversibili in cui versa il Teatro, è il soprindentente Calogero Rizzuto il quale, durante una visita al parco archeologico, non ha negato di essere “molto preoccupato” per le condizioni del monumento. Ma in fondo anche questa è una storia vecchia, quasi antica come lo stesso Teatro greco. Già nel 2008 era stato presentato, infatti, un dettagliato progetto di restauro all’assessorato regionale ai Beni culturali, con una richiesta di 3 milioni di euro: un lavoro ritenuto urgente sei anni fa, che poteva e doveva essere finanziato per tutelare un bene archeologico già patrimonio dell’umanità.
Purtroppo, come spesso accade nella nostra terra, il tutto si è risolto con un nulla di fatto. Si è preferito lasciare che gli agenti atmosferici facessero il loro dovere; si è preferito mettere in scena le tradizionali rappresentazioni classiche che, inevitabilmente, hanno contribuito al progressivo e lento disfacimento della pietra.
“Non c’è un minuto da perdere!” queste le parole di Calogero Rizzuto che aggiunge “la situazione è molto seria. Io non voglio essere catastrofico, ma il monumento della Neapolis è delicato per le sue peculiarità e per il fatto di essere protagonista di una fruizione che con il passare del tempo diviene pericolosa”.
Un allarme chiaro che non lascia spazio a discussioni. Fortunatamente la Regione ha già stanziato quasi 6 milioni di euro per la riqualificazione e il restyling del parco archeologico, fondi tuttavia utilizzati per la manutenzione ordinaria e per finanziare progetti definiti dallo stesso Rizzuto come “difficili“.
Per la prima volta nella storia, non sono gli attori a essere protagonisti di una tragedia. Le grida che si levano dalla scena non provengono dalle maledizioni di Medea o dalla sofferenza di Antigone: sono semplici richieste d’aiuto che lo stesso Teatro lancia ai propri concittadini.