Per poter dire di conoscere a fondo i musei di Napoli, non basta leggere approssimativamente uno dei tanti opuscoli che si distribuiscono all’esterno di questi edifici, ma quanto più possibile, bisogna approfondire la storia e le caratteristiche che li distinguono. È per questo che oggi analizzeremo una delle tante sezioni della Certosa di San Martino. Una struttura che non offre solo uno splendido panorama ma anche cimeli di inestimabile valore.
Fin dai primi decenni della nascita del museo, cominciarono a essere raccolte opere riguardanti il teatro napoletano. È grazie a questa lavoro, che oggi la Certosa possiede una Sezione Teatrale. Protagonista assoluto del reparto: l’Ottocento partenopeo. Dipinti, stampe, disegni, fotografie e sculture illustrano i temi della scenografia napoletana ottocentesca, la storia del Teatro San Carlino e la vicenda architettonica del Teatro San Carlo. È, infatti, del 1854 un quadretto che raffigura il sipario del più grande teatro partenopeo.
Ritratto di Eduardo Scarpetta nelle vesti di Felice Sciosciammocca
Tra le prime opere raccolte nella sezione: il “Ritratto di Domenico Cimarosa”, opera Settecentesca di Francesco Saverio Candido; il Plastico rappresentante il Teatro San Carlino in demolizione e il “Ritratto di Eduardo Scarpetta nelle vesti di Felice Sciosciammocca”, di Augusto Fabri. Quest’ultimo non è l’unico ritratto di artista presente nel museo, si alternano infatti opere raffiguranti musicisti, attori, drammaturghi e scenografi del calibro di Ferdinando Russo, Salvatore Di Giacomo, Giovan Battista Pergolesi, Luigi Lablache, Domenico Chelli, Domenico Cimarosa, Vincenzo Bellini, Saverio Mercadante e Giuseppe Cammarano. In una bacheca è possibile anche osservare i biglietti da visita di alcuni dei grandi attori partenopei dell’epoca e una collezione di cartelloni del teatro di figura ottocentesca napoletana.
Nel 1899 la struttura acquistò il “Modello al vero della Scena del teatro San Carlino”. Con personaggi raffigurati mentre eseguono una commedia popolare, l’opera fu realizzata per la Mostra d’arte Drammatica all’interno dell’Esposizione Nazionale di Torino del 1898. Nel 1901 si aggiunse alla raccolta la collezione “Archivio San Carlo”, un corpus grafico formato da circa ottocento disegni per scenografie, progetti come quello per la costruzione del nuovo San Carlo, datato 1809, e l’album con il Piano della Nuova Fabbrica che doveva essere eretta all’ingresso del teatro. Il tutto a testimoniare la grande attività di scenografo e architetto teatrale di Antonio Niccolini.
Altre opere come la maschera di Pulcinella del Giancola, arrivarono con l’acquisto del fondo relativo alla famiglia Cammarano, avvenuto nel 1909. Grande spazio è dedicato all’era petitiana con fotografie di impresari, commediografi e circa novanta immagini di attori e attrici della Compagnia dello stesso Antonio Petito. Ogni istantanea è anche corredata del nome della commedia corrispondente fungendo così da testimonianza della teatralità e dei costumi popolari napoletani della metà dell’Ottocento. Significativo anche un brano di storia del teatro dialettale napoletano.
Ritratto di Raffaele Viviani realizzato da Vincenzo Gemito
Per completare la sezione teatrale non poteva mancare una sala dedicata a uno dei più importanti drammaturghi del Novecento: Raffaele Viviani. Dipinti, sculture e foto di scena, donati dagli eredi, rendono omaggio all’interprete napoletano. Fra tutte le immagini la più significativa è forse quella dello scultore Vincenzo Gemito, immortalato mentre modella la testa in argilla di Viviani. A rappresentare che se qualcosa poteva unire questi grandi uomini era l’amore per l’arte. Qualunque essa fosse.
Fonti: Lello Mazzacane, “Campania” in “Il patrimonio museale antropologico”, Gangemi Editore, Roma, 2008
Guida Touring, “Museo dell’artigianato”, Touring Club Italiano, Milano, 2003