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Il tempo delle mele

Da Silva Avanzi Rigobello

Tratto da “I tempi andati e i tempi di cottura (con qualche divagazione)

“Dreams are my reality” cantava Richard Sounders come colonna sonora di quel “tempo delle mele” che era un periodo ben definito e irripetibile nella vita degli adolescenti. E anche degli adulti.

Oggi praticamente il tempo delle mele non finisce mai.Anche da mio fruttivendolo le trovi tutto l’anno e di tutte le varietà contemporaneamente.

Voi la fate la torta di mele o vi piacciono dolci più sofisticati?. Io abitualmente la faccio di tre tipi e ne saprei fare anche una quarta e una quinta, ma non vorrei parlarne per non sembrare megalomane. Comunque se non ci credete, vi cito queste ultime anche se le faccio veramente di rado: la francesissima Tarte Tatin e la Torta di mele e pane , che mi ha insegnato la mamma di Marco Franceschetti di Cavaion.

E poi ci sarebbero anche le frittelle di mele, le mele al forno,le mele cotte con la buccia di limone e quelle affettate e fatte seccare per le decorazioni natalizie insieme alle fette di arancia .

Insomma con le mele non si finisce mai, vero?

Credo che la mela sia un frutto polifunzionale, il più eclettico che io conosca.Arrivo a capire come Eva non abbia resistito alla tentazione pur essendo una privilegiata mica da ridere,nonostante il matrimonio col primo venuto. Pensate, viveva in Paradiso e non ha saputo farselo bastare.

Personalmente ritengo inoltre la mela un frutto decisamente sexy, per via della buccia lucida e levigata, o a volte deliziosamente ruvidina, la sua forma tondeggiante, senza spigoli,col picciolo che spunta da una piccola depressione, non come quello delle pere che svetta invece un po’ insolente, il suono deciso quando si addenta, quel  rivoletto di succo un po’ asprigno che a volte cola sulle labbra.

La sa lunga al riguardo mio figlio Simone, che fino a che la Gloria non l’ha iniziato al piacere prima sconosciuto di assaggiare altri frutti, si era cibato unicamente di mele, diventando un vero esperto di sapori, consistenze e profumi con una predilezione per le Granny Smith, che oggi ignora.

E sapeste quante altre cose ha imparato a mangiare con gusto ! Ah potenza dell’amore. In questo mi ricorda un po’ il padre. Da lui inoltre ha imparato anche a ballare l’inno Tedesco. Chiedeteglielo se non ci credete.

Il mio famoso marito è un grande estimatore delle mie torte di mele. Ma anche delle mie crostate. E dei miei dolci al cucchiaio. E dei miei semifreddi ad essere onesti. Insomma di tutti i dolci in generale perché è un grandissimo goloso. È lui che ha insegnato alla Lisa come ripulire le pentole del budino .

Prima vi dicevo che generalmente sono tre i tipi di dolci con le mele che faccio più di frequente e la mia favorita è quella più tradizionale, ma la faccio meno spesso delle altre perchè Lino preferisce lo Strudel o la Apple Pie.

È un peccato, perché oltre ad essere molto buona ha il gusto, la semplicità e il profumo delle cose di una volta, quelle che si stanno perdendo, che finiranno col non interessare più a nessuno se non a me , per esempio proprio le torte che si facevano solo d’inverno perché l’unico forno della casa era quello della cucina economica.

Io non me le voglio dimenticare queste cose. Fanno parte della mia, della nostra vita di figli del dopoguerra, intendo la seconda guerra mondiale, nati in famiglie appena agiate, cresciuti in appartamenti dove le camere da letto si riscaldavano con le stufette elettriche, ci si asciugava i capelli in cucina e si faceva economia credo un po’ per principio.

No, sono d’accordo non erano bei tempi, ma sono stati i miei tempi e li tengo nel cuore e nella memoria, pur adorando le novità e i cambiamenti.

Lo sapete, no, che non butto via niente.

Tornando a bomba,due precisazioni: la pasta per lo Strudel la tiro rigorosamente col mattarello fino ad ottenere una sfoglia tonda di almeno 45 cm di diametro, sottilissima ed elastica ,utilizzando un solo uovo, mentre la Apple Pie la faccio proprio come quella di Nonna Papera,sapete, quella che poi mette a raffreddare sul davanzale della cucina per la gioia dell’orso Onofrio. Oh boy!

Certo sono torte decisamente più adatte ad un té pomeridiano , ma se non volete rinunciare al dolce di mele come chiusura di una cena formale , fate dei timballini individuali , che sono molto più eleganti di una torta da affettare in tavola e spolverizzateli di zucchero vanigliato al momento di servirli.

Mai provato?

E allora buttatevi: sarà il vostro personale tim-ballo delle debuttanti!

Torta di mele “old fashion”

 

Il tempo delle mele
 

1 kg di mele Golden,200 gr di farina, 100 più 50 di zucchero, 2 uova intere, 1 bicchiere di latte, 1 bustina di lievito per dolci, 50 gr di uvette, 1 bicchierino di grappa, 1 pizzico di sale.
Sciacquo bene le uvette e le metto a bagno nella grappa tiepida.Sbuccio le mele e le taglio a cubetti. Mescolo insieme la farina , i primi 100 gr di zucchero, le uova leggermente battute, il sale, il latte, il lievito, le uvette con tutta la grappa e il burro che ho fatto sciogliere in forno nella tortiera così è già pronta, mescolo e aggiungo le mele.

Verso il composto nella tortiera, lo livello e spargo sopra il rimanente zucchero. Inforno a 180 gradi per circa un’ora. Non c’è altro, ma è di un buono!!

Apple pie

 

Il tempo delle mele
 

Per la pasta.  : 220 gr di farina,1 cucchiaino da caffè di sale fino, 140 gr di margarina ( potete usare il burro ma peggio per voi) 1 dl circa di acqua molto fredda

Per il ripieno: 6 mele Granny Smith, 150gr di zucchero,2 cucchiai di farina, 30 gr di burro fuso ( non di margarina eh) 1 cucchiaino da té di cannella in polvere.
Preparo la pasta tagliando a pezzetti la margarina ben fredda nella farina, aggiungo il sale e l’acqua, impasto velocemente con la punta delle dita, faccio una palla e la metto in frigo avvolta nella pellicola.

Intanto sbuccio e affetto le mele piuttosto sottili e le mescolo a farina ,zucchero, burro fuso e cannella.

Riprendo la pasta, la divido in due e ne stendo metà col mattarello, la piego in quattro per non romperla mentre la sollevo e la trasferisco nella tortiera imburrata e infarinata, bucherello il fondo e la riempio con il composto di mele. Stendo l’altra metà, piego anche questa in quattro e copro la tortiera premendo bene i bordi per far aderire i due dischi di pasta, taglio l’eccedenza e decoro il bordo con i rebbi di una forchetta.

Questo gesto serve anche a sigillare il ripieno all’interno del guscio di pasta.

Pratico dei tagli asimmetrici sulla superficie per far uscire il vapore durante la cottura e spennello con una miscela di latte e uovo sbattuto.

Inforno a 180 gradi per circa un’ora.

Va servita a fette, tiepida, con una pallina di gelato alla vaniglia. Questa versione si chiama negli U.S.A. ” à la mode”: francesismo americano!


Archiviato in:Di tutto un po', Dolci Tagged: burro, gelato alla crema, lievito, mele

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