Le rimpatriate sono rischiose, rivedere persone di una vita fa e voler rivivere i ricordi, può deludere e può sciupare quello che di bello la memoria ha conservato. Fare un tuffo nel passato però vuol anche dire ricordare se stessi e com’eravamo e fare un bilancio sul quanto e il come siamo cambiati. In entrambi i casi comunque è pericoloso, il risultato potrebbe non piacere, e per questo, in linea di massima, le rimpatriate le evito. Poi succede che qualcuno si prenda la briga di organizzarne una, a ben 21 anni dal diploma: racimola numeri, formula inviti e raccoglie adesioni, si decide una data, il 30 di gennaio, e si sceglie la "location"... no, questa qui non me la posso perdere. Vado.Sono in ritardo, figurati se poteva essere diversamente, faccio le cose sempre all'ultimo ed ho pure girato all'incrocio sbagliato, per rimediare ho imboccato la corsia riservata ai bus, ma poi ci ho messo un po' a trovare parcheggio. Faccio l'ultimo tratto a piedi con passo accelerato, fa freddo, la strada è buia e isolata, poi vedo l'insegna, scendo gli scalini, è già alla porta si sente un brusio. Entro.Buio.
È il 1994, lo stabile è una costruzione che da quasi sulla strada, è nuova di zecca e l'abbiamo inaugurata noi. Il portone d'ingresso ha dirimpetto una fila di scale che ti portano al primo piano, a destra qualche aula, la segreteria e l'auditorium, di fronte la palestra e a sinistra ancora aule. Se sali trovi il bar, e altri due corridoi, l'aula si affaccia su quello di destra, quasi di fronte ai laboratori d’informatica e vicino ai bagni. Qui la V D Programmatori sta affrontando l'ultimo anno, il più importante, quello del diploma. Siamo una classe poco numerosa: a dire la verità ci siamo decimati strada facendo e ora siamo in 17 e siamo pure superstiziosi. Presi singolarmente possiamo definirci dei ragazzi "più o meno" normali ma è presi insieme che facciamo la differenza, 10 maschi e 7 femmine e un sacco di sogni tra i banchi. I professori sono strani, ognuno ha le sue manie, ma le giornate hanno tutte un loro perché e di quelle giornate ho un bellissimo ricordo.Luce.
In questa fredda serata di gennaio siamo lì intorno ad un tavolo, non per rivivere il passato, ma per goderci il presente. Qualcuno manca. Peccato. Che siano passati 20 anni nessuno lo direbbe. Sembra ieri che ci siamo salutati e sui nostri volti lo stesso sorriso e la stessa luce che vent'anni di vita non ha spento. Abbiamo una famiglia, un lavoro, passatempi e speranze, tutti felici del proprio passato e ancor di più del presente. Ricordi di ieri e racconti di oggi si mescolano alla perfezione. Qualcuno dice: "Non diciamo la cavolata che ci rivedremo presto, che non è possibile, ma almeno non facciamo passare altri 20 anni!", promettiamo che non succederà ma non sono più i tempi di quando si poteva tirare l'alba e, come fece Cenerentola, al tocco, siamo tutti con i cappotti in mano. Sulla porta si tentenna, forse ci dispiace che sia finita, e rubiamo un altro po’ di tempo per altre chiacchiere e anche sui saluti ci dilunghiamo un po’. Poi si va, l'aria è fredda, il vento pizzica ed ha pure nevicato, ci incamminiamo ognuno verso la propria auto e verso la propria vita, felici di esserci riabbracciati e di aver vissuto una serata che arricchirà i ricordi. Con queste persone io ho vissuto un pezzo importante della mia vita, è stato bello allora e lo è stato stasera, di sicuro sulle rimpatriate ho cambiato idea e mentre guido piano verso casa, mi dico che di certo non mi perderò la prossima.





