Finalmente libera. Aveva dolori al collo e alle mani, era sudicia, non riusciva a smettere di sudare. Il clitoride gonfio. Si voltò e lo vide ghignare. Prese lo sgabello e glielo tirò addosso, colpendolo allo stomaco. << Te l'avevo detto che t'avrei ricambiato della violenza subita.>> Poi lo raggiunse, era a terra, lo abbracciò. Si strinsero come mai prima, quasi come se in quell'abbraccio volessero concentrare tutto l'affetto di cui avevano bisogno e che per diversi anni era mancato. Le lacrime questa volta erano di Deinor, poche perchè lui era sempre stato forte ed odiava manifestare le debolezze. << Cosa ti è successo amore mio? Cosa ti ha fatto tua moglie?>>. La mente dell'uomo tornò indietro, a rovistare tra i ricordi legati al suo rapporto con Kimeirah. Non l'aveva mai chiamato "amore". << Era una persona arrogante e...>> fu interrotto <<Era? Cosa vuoi dire?>>. Fece un respiro profondo come se dovesse svelare un segreto << Ti ho mentito, l'ho uccisa. Accadde qualche mese dopo che venni a sapere la verità su di lei. Un giorno la portai al lago Mehkr, il suo corpo o meglio quel che ne rimane, giace lì. non avevamo rapporti da parecchi mesi e non c'eravamo mai amati.>> Kimeirah non gli domandò in che modo l'avesse uccisa: da un lato lo commiserava, da un altro era inorridita immaginando a cosa potesse aver fatto al bambino. Lui sembrò leggerle negli occhi quella preoccupazione e parlò: << Non c'è stato nessun figlio. Non avrei potuto fare quel che ho fatto se avessimo avuto un bambino. >> Tirò un sospiro di sollievo pensando che c'era ancora qualcosa di buono in lui. Doveva essere il vecchio Deinor, perchè quello nuovo era un assassino e avrebbe potuto ucciderla.
Non poteva però dimenticare quello che aveva vissuto poco tempo prima, tutto quello che stava accadendo era ciò che in fondo desiderava. << Ti ho cercato in tutti questi anni. Io ti amo, ti voglio. Non puoi neanche immaginare quante volte mi sono toccata pensandoti, quante volte ho respinto altri uomini; magari belli e forti, e sai perchè? Non erano come te. Fa di me ciò che vuoi senza farti pregare. Fallo e basta Deinor. >> << Tranquilla, donna. Non ti ucciderò. Se tu uscissi da questa casa e prima o poi dovrai farlo, finirai nelle mani di gente spietata. Quando scopriranno che ti tengo nascosta c'impiccheranno. Io me lo merito ma tu puoi scegliere un futuro migliore. Oppure mi cercheranno, presto mi daranno la caccia come disertore. Io non potrò dire che ti stavo torturando, poichè i segni della lussuria saranno troppo evidenti in questa casa...>> Era conscio di non poter sprecare quell'opportunità. Anche lui sollevato da tutto il resto. << Portami a letto, prendimi. Non ti chiedo altro e so che è quello che vuoi. Fallo e basta!>> furono le ultime parole, poi lo baciò. Il primo bacio della loro nuova (pericolosa) vita insieme. Quel meccanismo intrinseco che portava al movimento di centinaia di muscoli era spinto da una ferrea volontà oltre che da una brama rimasta latente a lungo.
Accanto al trasporto passionale c'era un'insolita tenerezza, tipica delle giovani coppie che scoprono il mistero altrui. Loro erano degli opportunisti: una mercenaria ed un assassino che si trasformavano in quei momenti d'unione. Assumevano un'altra connotazione nello spazio e nel tempo. Deinor la condusse in camera da letto. Quando aprì la porta, Kimeirah vide una stanza triste: c'erano solo il letto ed un vaso con dei fiori secchi di cui rimanevano solo i gambi e sparuti petali. Qui ha fatto l'amore con sua moglie... no non era amore, era solo sesso. Non importa, ora ci sono io. Siamo noi. Deinor la baciò con ardore, carezzandole i capelli e la schiena. Lei afferrò il pene, serrando le dita. Lo sentiva indurirsi e pompare sangue mentre il suo uomo sbuffava. Poi si buttò sul letto a gambe divaricate. Deinor non ci pensò due volte e la penetrò. Il talamo scricchiolava, ad ogni colpo del guerriero la mercenaria urlava, si aggrappava alle lenzuola: aveva la sensazione di essere in un vortice. I corpi dei due amanti erano intrecciati in un'armonia, un suono melodioso e al tempo stesso roboante. Fuori il temporale stava finendo, dentro quella stanza la tempesta era solo all'inizio. Per un istante furono completamente adesi l'uno all'altra, senza spazi d'aria a separarli. Lui leccava ritmicamente i capezzoli, passava dal sinistro al destro con movimenti rapidi. A volte li mordeva ed usava tutte le dita per farla impazzire. Quando sentì che stava per esplodere alzò il busto e prese i seni fra le mani, li strinse con violenza. Lei si sentì invasa da un fiume in piena, risucchiata in un abisso senza fine.
Quando ebbe raggiunto anch'essa il piacere estremo, gli afferrò entrambe le mani e lo guardò. Toccava a lei, Deinor lo sapeva. Quegli occhi maliziosi significavano un'unica cosa. Deinor si staccò e sedette su un fianco del letto. Lei si alzò e rimase in piedi nella sua femminilità nuda e cruda. Poi gli baciò i capezzoli, carezzando il petto villoso. Ogni movimento delle sue mani e della lingua corrispondeva a tanti brividi che risalivano i nervi dell'amante. Affondò le unghie sul petto come artigli d'un rapace su di una preda e Deinor gemette; sul suo volto comparve una smorfia a metà tra dolore e gioia. Kimeirah continuò a leccare il petto e scese lentamente fino al pube. Il glande unto di sperma era un bocconcino irresistibile. Gli praticò una fellatio mentre giocava con i testicoli, graffiandoli continuamente. <<Più forte puttana!>> urlò Deinor, che stava ribollendo di insana ed incontrollabile voglia. Quell'incitamento fu preso alla lettera da Kimeirah che usò le sue unghie sul glande provocando una reazione rabbiosa dell'amante. Egli la gettò prepotentemente sul letto a faccia in giù. Lei non oppose resistenza, era desiderosa di esser posseduta in tutti i modi graditi al suo uomo. Non aspettava altro che sentirlo dentro di sè un'altra volta anche se era stanca ed una persona normale al posto suo avrebbe ceduto. Lei non era una persona normale, si era fatta 5 anni tra un esercito ed un altro, una guerra dopo l'altra per ritrovarlo. Aveva sognato, fantasticato ad occhi aperti; si era masturbata centinaia di volte al pensiero di essere nuovamente posseduta da Deinor, anche quando aveva avuto rapporti con altri uomini pensava a lui. Finalmente sodomizzata da quel fottuto bastardo che amava alla follia, ed era ciò che di più bello le potesse capitare. In breve tempo fu tramortita dalla spinta furiosa del membro. In queli istanti erano entrambi in un'altra dimensione: erano nuvole, erano fulmini, erano stelle. Passarono la notte abbracciati, avvinghiati, felici. Dopo tanto tempo erano felici.
Si svegliarono a seguito d'un tonfo. Deinor non sapeva da quanto tempo dormissero, poteva essere un giorno, una settimana, erano stati così bene che il resto non aveva più importanza. Le guardie di Sikhet, il capitano, avevano buttato giù la porta. C'era anhe lui con i suoi soldati pronti a tutto. << Sei fortunato soldato. Di solito li impicchiamo i disertori ma il re ha deciso che resterai in prigione almeno fino a quando la guerra non sarà finita e non manca molto (la frase fu accompagnata da risate beffarde delle guardie). Questa sgualdrina me la porto via, immagino che tu non abbia da obiettare in merito. >> Kimeirah fu presa di forza per le braccia da due guardie e dopo poco tempo scomparve. Non gridò e non pianse. Era serena e l'aveva già detto che sarebbe anche morta per amore. Deinor fu fatto rivestire e scortato verso la prigione. Non riusciva a darsi pace- la violenterà, non posso permetterglielo- ma non aveva modo di fuggire: troppe guardie lo scortavano. Il destino giocò un ruolo a suo favore perchè 6 soldati lasciarono inaspettatamente il plotone dirigendosi verso l'ingresso principale della città. Il guerriero ebbe un'intuizione <<Devo pisciare>> disse alle due guardie rimaste poco prima di entrare nella prigione. Un soldato lo accompagnò alla latrina. Deinor rimase dentro fino a quando l'altro impazientito aprì la porta: fu un attimo e il battente lo colpì fracassandogli la testa. Con la spada che aveva sottratto dal cadavere trafisse il secondo uomo di scorta ed evase: la sua prigionia era terminata prima di cominciare. S'incamminò tra i vicoli secondari per evitare d'essser visto da altri soldati: era diretto al palazzo del capitano.
Nella camera da letto del palazzo, Kimeirah era in trappola. Le guardie la tenevano bloccata mentre il capitano si spogliava. << Mi divertirò, come ho fatto con sua moglie. Però vedo che tu non sei contenta... presto lo sarai>> Lei chiuse gli occhi e trattenne il respirò: avrebbe preferito morire subito. Sikhet si abbassò i pantaloni.
Non potè attuare il suo piano perchè la porta dietro di lui fu spalancata da Deinor che aveva con sè una faretra, una spada ed un'ascia; i suoi trofei di caccia tra i fedelissimi del capitano. Senza proferire parola scagliò un fendente sul basso ventre di Sikhet quando questi si era voltato verso di lui, recidendogli completamente il pene. Il bastardo crollò a terra urlando. Dalla ferita il sangue zampillava copiosamente, ormai era un uomo morto. Le guardie non si mossero ma lasciarono Kimeirah; erano terrorizzati da quello che avevano appena visto. La furia di Deinor era incontrastabile. Quest'ultimo disse ad un soldato <<Prendi il membro di questo pezzente e mettiglielo in bocca. Deve masticarlo!>> e l'altro eseguì l'ordine, servendosi di un brandello della sua veste. Deinor si abbassò per fissare Sikhet negli occhi << Mi hai costretto a farlo >> gli disse prima di vederlo spirare. Fece spogliare una guardia di modo che Kimeirah potesse vestirsi e si fece dare le armi. Prima di uscire li guardò e disse << Avete visto cosa sono capace di fare. Ditelo a tutti che questo bastardo ha avuto quello che si meritava ma non provate ad inseguirci altrimenti ucciderò voi e massacrerò i vostri cari.>> Uscirono e scesero lungo le scale, fino all'ingresso evitarono tre corpi esanimi. Montarono su due cavalli e partirono. << Non possiamo uscire dal cancello d'ingresso, ci sono troppi uomini a presidiarlo e fuori imperversa la battaglia.>> disse Deinor indicando la parete ovest delle mura. Galopparono e giunsero presso un altro portone, presidiato da due guardie. Erano ragazzini, solo ragazzini. Alla vista delle frecce puntate su di loro fuggirono. In un attimo i due amanti uscirono e galopparono verso le montagne. Erano liberi, nessuno li avrebbe cercati con la guerra ancora in corso.
Dopo diverse ore fecero riposare i cavalli e trovarono ristoro sotto ad un grande albero. <<Ti amo anch'io>> Kimeirah gliel'aveva sentito dire finalmente. Si abbracciarono, iniziando a godere della ritrovata libertà.
Dedicato a Valentina