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Il teorema del fuorisede nostalgico

Da Manudinazareth @ManuDiNazareth
Accidenti. Sono a Catania da due settimane, ormai.E no, non sono arrivata a questa conclusione per una mia innata cognizione del tempo, giammai. Se non fosse per lo smartphone starei ogni giorno a chiedere Che giorno è oggi?, per sentirmi di sicuro rispondere Martedì o Giovedì e, cadendo in preda alla frustrazione e conscia dell'incomunicabilità umana, ribadire malamente Si, lo so... ma che giorno???
No, sono giunta a questa consapevolezza perché, aprendo l'armadio per prendere i vestiti, al momento di prendere le mutande ho avvertito che qualcosa non andava. Ho sentito troppa stoffa tra le mani, temevo di avere afferrato un calzino, un collant, ma è bastato guardare meglio per comprendere la cruda realtà: la mia scorta di micro-mutande è terminata, lasciando il posto solo agli slip formato lenzuolo che lasci solo per i casi di emergenza.
Ed è in quel momento che un sentimento familiare si è affacciato nel mio cuore.Nostalgia. Nostalgia di casa.Un sentimento direttamente proporzionale alla grandezza delle mutande che indossi.I primi giorni sono tutti perizomi e allegria, ma con il passare dei giorni il tuo sedere è sempre più coperto, il cesto della biancheria sporca è in procinto di esplodere e il pensiero vaga verso quel luogo familiare dove un timido tanga ti starà aspettando da qualche parte, o una brasiliana starà sentendo la tua mancanza.
A questo punto, ne deduciamo il teorema del fuorisede nostalgico: è quando scleri togliendoti le mutande dal mezzo del sedere che capisci che è giunta l'ora di tornare a casa. Subito. 
IL TEOREMA DEL FUORISEDE NOSTALGICO

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