L'Italia trema ancora. Niente scossoni politici questa volta. Non si tratta nemmeno di mazzette, paghette, finanziamenti pubblici, tasse e tutto il resto. Purtroppo non è una metafora. Domenica scorsa, 20 maggio 2012, un terremoto ha colpito il ferrarese, causando terribili danni sia alle abitazioni che alle industrie. Senza considerare le vittime (se ne contano sette), tra cui quattro operai, che vanno a rimpolpare il numero delle morti sul lavoro che, quasi per sminuirne il valore, vengono chiamate "bianche".Non so se vi è capitato di andare in edicola il giorno successivo. In caso contrario siete sempre in tempo per guardarvi una rassegna stampa online. Vi renderete conto di un particolare. Tutti i quotidiani hanno pubblicato in prima pagina una foto gigante dell'orologio della torre di Finale Emilia, spaccato a metà. Non si mette in dubbio l'impressionante impatto visivo dell'immagine. Lascia senza fiato. Invece i giornalisti il fiato l'hanno trovato, eccome! Troppo facile commentare artisticamente la foto. Qualche frase retorica, un po' di colore e le jeux son fait. Anche un bambino sarebbe in grado di scrivere un pezzo toccante con di fianco il "mezzo orologio". È necessaria però un'osservazione. Nessuno vuole mettere in dubbio il diritto di cronaca di cui il giornalista si avvale, soprattutto dopo un evento di questa portata. Il dramma che sta vivendo la popolazione coinvolta nella catastrofe non deve essere presa sotto banco. Chi se ne frega di queste comunali che hanno registrato il 60% di astensione. Parlare di rappresentanza politica in questi casi assume connotati ridicoli. Ma è inaccettabile il modo in cui i media sfruttino le calamità per ottenere introiti sempre maggiori. Carta di identi-libertà ha già illustrato come nulla sia cambiato all'Aquila nonostante il fiume di parole che inondò stampa e tv in quei giorni. Quando una telecamera è accesa tutti accorrono. Appena si spegne tutti si dileguano.L'importanza delle istantanee nel giornalismo moderno è fuori discussione. Anzi, le foto e la vignette sono i primi elementi su cui cade l'occhio del lettore, quindi hanno una grande rilevanza. È la mercificazione delle tragedie ciò a cui siamo arrivati? I giornali per vendere non devono migliorare i contenuti, ma devono scovare la foto più spettacolare, il messaggio più immediato, la scena più toccante. Infatti sfogliando le pagine si trova tutto il repertorio necessario: un bambino che piange, una coppia di anziani infreddoliti, le tende degli sfollati, le macerie, qualche automobile distrutta. Niente di nuovo insomma. E se questo discorso vale per la carta stampata, figuriamoci per la televisione. Manna dal cielo. I vari "Pomeriggio cinque" e "La vita in diretta" si staranno sfregando le mani. Tra il terremoto e l'attentato di Brindisi avranno da riempire le puntate da qui fino a ferragosto. Che tristezza.Magazine Società
L'Italia trema ancora. Niente scossoni politici questa volta. Non si tratta nemmeno di mazzette, paghette, finanziamenti pubblici, tasse e tutto il resto. Purtroppo non è una metafora. Domenica scorsa, 20 maggio 2012, un terremoto ha colpito il ferrarese, causando terribili danni sia alle abitazioni che alle industrie. Senza considerare le vittime (se ne contano sette), tra cui quattro operai, che vanno a rimpolpare il numero delle morti sul lavoro che, quasi per sminuirne il valore, vengono chiamate "bianche".Non so se vi è capitato di andare in edicola il giorno successivo. In caso contrario siete sempre in tempo per guardarvi una rassegna stampa online. Vi renderete conto di un particolare. Tutti i quotidiani hanno pubblicato in prima pagina una foto gigante dell'orologio della torre di Finale Emilia, spaccato a metà. Non si mette in dubbio l'impressionante impatto visivo dell'immagine. Lascia senza fiato. Invece i giornalisti il fiato l'hanno trovato, eccome! Troppo facile commentare artisticamente la foto. Qualche frase retorica, un po' di colore e le jeux son fait. Anche un bambino sarebbe in grado di scrivere un pezzo toccante con di fianco il "mezzo orologio". È necessaria però un'osservazione. Nessuno vuole mettere in dubbio il diritto di cronaca di cui il giornalista si avvale, soprattutto dopo un evento di questa portata. Il dramma che sta vivendo la popolazione coinvolta nella catastrofe non deve essere presa sotto banco. Chi se ne frega di queste comunali che hanno registrato il 60% di astensione. Parlare di rappresentanza politica in questi casi assume connotati ridicoli. Ma è inaccettabile il modo in cui i media sfruttino le calamità per ottenere introiti sempre maggiori. Carta di identi-libertà ha già illustrato come nulla sia cambiato all'Aquila nonostante il fiume di parole che inondò stampa e tv in quei giorni. Quando una telecamera è accesa tutti accorrono. Appena si spegne tutti si dileguano.L'importanza delle istantanee nel giornalismo moderno è fuori discussione. Anzi, le foto e la vignette sono i primi elementi su cui cade l'occhio del lettore, quindi hanno una grande rilevanza. È la mercificazione delle tragedie ciò a cui siamo arrivati? I giornali per vendere non devono migliorare i contenuti, ma devono scovare la foto più spettacolare, il messaggio più immediato, la scena più toccante. Infatti sfogliando le pagine si trova tutto il repertorio necessario: un bambino che piange, una coppia di anziani infreddoliti, le tende degli sfollati, le macerie, qualche automobile distrutta. Niente di nuovo insomma. E se questo discorso vale per la carta stampata, figuriamoci per la televisione. Manna dal cielo. I vari "Pomeriggio cinque" e "La vita in diretta" si staranno sfregando le mani. Tra il terremoto e l'attentato di Brindisi avranno da riempire le puntate da qui fino a ferragosto. Che tristezza.Possono interessarti anche questi articoli :
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